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Il capitano Salvatore Cossu PDF Stampa E-mail
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Sabato 03 Ottobre 2009 21:46

di Giorgio Falchi

Uno  dei tanti valorosi che rimasero uccisi nel 1896 nell'in­fausta battaglia di Adua fu il capitano di fanteria Salvatore Cossu. Aveva appena nel liceo di Sassari conseguita la licenza, allorquando, come coscritto, dovette far parte del regio eserci­to, nel quale dopo soli due anni riusciva a ottenere il grado di ufficiale.

Trovandosi di guarnigione in Napoli ebbe a sostenere un duello con altro uffiziale ch'erasi permesso di sparlare in sua presenza della Sardegna, e sebbene l'esito del duello fosse stato a lui favorevole, nondimeno venne condannato ad un mese di arre­sti in fortezza.

Avendo poscia fatto passaggio nello scielto corpo degli Al­pini col grado di tenente, non tardava a segnalarsi per ardimento nell'esporsi ai pericoli e per tolleranza nel sopportare le fati­che ed i disagi inerenti al grado che occupava.

Promosso che fu capitano, dopo breve residenza fatta nella città di Milano, veniva nominato aiutante maggiore in prima nel distretto militare di Sassari. E mentre ivi col dovuto zelo stava accudendo alle molteplici e delicate incombenze della sua carica, dall'Italia veniva dichiarata guerra all'Abissinia. Per quanto poi dovesse separarsi dai quattro minori figli e dalla moglie in stato interessante, talmente si adoperò presso i suoi superiori da riuscire ad ottenere di far parte del corpo di spedizione.


Che nella battaglia di Adua siasi il Cossu segnalato per abilità nel comandare i soldati durante il combattimento e per strenuo corag­gio, basterà di riferire quanto di lui ebbe a scrivere il tenente Zonchello di Sedilo, rimasto gravemente ferito in tale battaglia, nonché la motivazione della medaglia d'argento al valore militare statagli assegnata.

Infatti così ebbe ad esprimersi il Zonchello in una sua cor­rispondenza pubblicata dalla "Nuova Sardegna" di Sassari: "Unisco te (cioè al capitano Sini e al tenente Doneddu rimasti pure uccisi), o capitano Cossu che, invitato a ritirarti, alle preghiere dei tuoi dipendenti rispondevi: - Ritiratevi voi e date a me un fucile -. Sostasti bersagliando quelle orde selvagge che ti finirono ultimati i tuoi colpi".

Ed il Governo del Re giustificava l'assegnazione della meda­glia d'argento al valore militare con le seguenti parole: "Perché mantenne salda la compagnia al fuoco con calma ed ardire ammirevoli; ferito non volle ritirarsi e continuò a com­battere finché fu ucciso".

Durante la battaglia di Adua veniva fatto prigioniero dagli Abissini il soldato di fanteria Canu Quadu Giacomo. Con altri compagni di sventura venne relegato in una delle più remote re­gioni dell'Abissinia, ov'ebbe a provare dolorose privazioni e continue offese da parte del feroce vincitore. Dopo mesi di pri­gionia ritornava in patria sfinito di forze e con l'animo avvili­to.

 

 Cfr. “1896, Il capitano Salvatore Cossu” in: Carlo Patatu, Chiaramonti - Le cronache di Giorgio Falchi, ed. Studium adp, Sassari 2004, pagine 124-125

Per onorarne la memoria, il Comune di Chiaramonti ha intitolato al capitano Salvatore Cossu una via nel rione Codinas e ne ricorda il nome anche in una targa artistica nella sala consiliare del comune vecchio, restaurata di recente. (c.p.)

Ultimo aggiornamento Domenica 04 Ottobre 2009 16:34
 

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