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Magica novena di Natale |
Scritto da Carlo Patatu |
Martedì 15 Dicembre 2009 17:27 |
Domani 16 Dicembre, così prevede il calendario liturgico, avrà l'inizio la novena di Natale. Un appuntamento importante per chi crede. Ma pure per chi ha il cuore tiepido per le pratiche religiose. Tanto è il fascino che, da sempre, questo rito esercita nel popolo. Anche se, a dire il vero, da qualche tempo quel fascino va scemando. Inesorabilmente.
La riforma del rituale voluta dal concilio Vaticano II (11/10/1962-7/12/1965) prevede che tutte le cerimonie religiose si svolgano nelle lingue nazionali. Invece che in latino, come avveniva fino ai primi anni Sessanta del Novecento. Tale rivoluzione ha reso finalmente comprensibili tante orazioni che, per i più, nient'altro erano se non formule arcane, la cui comprensione era appannaggio di pochi privilegiati. E cioè dei sacerdoti e delle persone colte.
È vero, l'abbandono del latino e la volgarizzazione della messa hanno allargato la platea della partecipazione consapevole dei fedeli. Che oggi si rivolgono a Dio parlando una lingua che comprendono. E cioè avendo essi consapevolezza di quel che dicono pregando. Ammesso che quelle orazioni nascano dal profondo del cuore. Ma è altrettanto vero che gli inni religiosi in latino, segnatamente il canto gregoriano, avevano un fascino che questi in ora uso non hanno. Neanche un po’.
Ecco perché chi, come noi, ha reminiscenze di un’antica frequentazione delle funzioni religiose in lingua latina, non può non guardare con nostalgia profonda a quella stagione ormai tramontata. Ci pare, ma probabilmente si tratta di un nostro limite, che le musichette che accompagnano i nuovi inni e canti in italiano siano prive di una qualsiasi ispirazione. Men che mai profonda. In breve, che siano opera di compositori dozzinali. Composte così, tanto per soddisfare un’esigenza contingente.
Ci scusiamo per il giudizio severo; ma è esattamente quello che pensiamo.
Quella novena in latino si apriva con l’inno “Regem venturum Dominum, venite adoremus...”, cui seguiva “Laetentur coeli et exultet terra...”. Dopo di che i cantori e l’intero popolo dei fedeli intonavano “En clara vox redarguit...”. Al termine del quale si dispiegava solenne e maestoso il “Magnificat anima mea Dominum...”. I cori, al tempo cui ci riferiamo, gli anni Quaranta del Novecento, erano accompagnati dall’armonium di suor Reverenda. Il cui sguardo, dolce e severo a un tempo, guidava sapientemente le giovani della “Schola cantorum” parrocchiale.
I giovanotti, presenti alla novena sempre in gran numero, parevano interessati più ad ammirare estasiati le signorinette della bancata di destra che a seguire la cerimonia. Che pure era solenne e non mancava di destare sentimenti di devozione. Quei ragazzotti se ne stavano appoggiati alle mense degli altari di San Giuseppe (ora non c’è più), dell’Immacolata e del Crocifisso. Incuranti delle occhiatacce del parroco Dedola. Che non gradiva tal modo di fare.
Sovrastava la mensa dell’altare maggiore il bel presepe, realizzato dai giovani di azione cattolica, sotto l’attenta regia del parroco. Che, essendo un conservatore incallito, non derogava dalle regole precise che si era dato. E che erano frutto della tradizione. Da rispettare, quindi.
Dopo il “Magnificat”, il celebrante invocava il Signore, implorando la benedizione divina. A conclusione della cerimonia, s’intonava un canto natalizio in lingua sarda. Solitamente “Notte de chelu”, oppure “Duos isposos a s’iscurigada”.
Al termine della novena, tutti a casa. Il freddo e le strade scarsamente illuminate sconsigliavano di trattenersi all’aperto. Il passeggio era ancora sconosciuto. Le bettole (la parola bar non faceva parte del nostro patrimonio lessicale) erano luoghi poco eleganti e mal frequentati. Pertanto tradizionalmente interdetti alle donne, essendo territorio esclusivo della fauna maschile.
E così per nove giorni di seguito. Fino alla vigilia di Natale. NOTA: cliccando sui titoli dei singoli inni appariranno i testi rispettivi. Per quelli in latino, con la traduzione in lingua italiana.
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Ultimo aggiornamento Martedì 22 Dicembre 2009 00:53 |
E'sempre bello ricordare il Natale dei tempi passati, il tempo in cui eravamo "poveri". Ogni rito sacro seppur a volte incomprensibile celebrato in latino, era sempre pieno di fascino. Come sempre era una occasione di partecipazione a una celebrazione che univa il divino all'umano. La novena era un crescendo che ci preparava alla Notte santa. Si preparava il presepio, allora non si usava l'albero, si andava a prendere il muschio più bello che unito a pezzi di sughero rendeva il paesaggio più bello e pittoresco. La povertà dei mezzi arricchiva la fantasia e ognuno metteva in atto il proprio talento. Alla fine in tante case veniva ricordata la Nascita di Gesù bambino con questo segno. La notte Santa si andava a "sa missa 'e puddu", (se non ricordo male, il gallo ricordava le giornate che si allungavano ogni giorno del passo di un gallo). Se al paesaggio si univa qualche fiocco di neve, nel silenzio ovatato tutto diventava più magico. Prima e dopo la messa ci si riuniva attorno al camino che per l'occasione si bruciava "sa coighina" più grossa (radice di legna speciale), perchè il fuoco durasse a lungo e scaldasse tutti. Si tiravano fuori i fichi secchi, imbiancati di zucchero naturale, si rendevano ancora più squisiti se venivano farciti con mandorle tostate o noci. Naturalmente non mancava il buon vino che scaldava il corpo e anche il cuore. Tutta questa semplicità ci faceva sentire a nostro agio, e i doni che accompagnavano il Natale erano fatti di cose semplici che trovavamo vicino al presepio o sotto il cuscino: dei mandarini, qualche arancio, fichi secchi, qualche mandorla, le caramelle erano cose rare che non tutti conoscevamo. E anche quando da bambini non ci comportavamo bene, la befana non abbondava col carbone, era più conveniente tenerlo per accendere il fuoco e cucinare.
Cosa si può dire del Natale di oggi che siamo "ricchi" di tante cose? Condivido il parere di compare Carlo, abbiamo perso il gusto e la poesia del Natale, la fede è stata sostituita dai beni di consumo, con l'illusione che si possa comprare anche la felicità. Cerchiamo nei Centri Commerciali la gioia effimera, passeggera, riempendo il carrello di tante cose, anche inutili. Ci piace tutto del Natale, le luci, i colori, i doni, seppur cose belle, ma abbiamo sloggiato il Bambino, non pensiamo più al senso della natività. Meno male che nelle chiese si celebra ancora la nascita del Dio che si è fatto tenerezza nella figura di un bambino, che malgrado tutto non si è dimenticato di noi e si manifesta in questo evento straordinario scendendo al nostro livello per portarci al Suo. Per lasciarci un progetto di vita che va oltre il muro della nostra vita dove tutto finisce. Tutto questo fa nascere il desiderio che sia natale tutti i giorni vivendo l'amicizia e la fraternità. Rimango comunque nell'idea, che il tempo migliore non è quello passato, caso mai fare esperienza del passato per vivere meglio il presente e migliorare il futuro. Solo ora ho il tempo nelle mie mani e posso fare la mia parte cominciando da me stesso, da noi. Per vivere meglio e lasciare a chi verrà un mondo migliore. Mi piace concludere queste riflessioni sul Natale con uno scritto di Madre Teresa di Calcuta.
"E' Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano. E' Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l'altro. E' Natale ogni volta che non accetti principi che relegano gli oppressi ai margini della società. E' Natale ogni volta che speri in quelli che disperano nella povertà fisica e spirituale. E' Natale ogno volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza. E' Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri".
Grazie dell'ospitalità nel Vostro sito. Con la speranza di non aver stancato chi legge. Colgo l'occasione di augurare a tutti un Buon Natale e un Anno Nuovo pieno di salute e serenità. Con stima e affetto, Salvatore
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Grazie a voi, caro compare. Ricambiamo auguri affettuosi nel ricordo di una bella amicizia che dura ancora. (c.p.)
Faccio parte di un coro popolare a 4 voci maschili, ma anche quest'anno partecipiamo ad animare la novena di Natale "in latino", che si svolge nella Chiesa dell'Annunziata di Chieri (To). Sono 15 anni che abbiamo ripreso questa bellissima tradizione, non per nostalgia, ma perchè queste armonie e questo modo di cantare le profezie ci fanno rivivere la nostra tradizione, la nostra infanzia, quando il Natale non era solo regali e carrelli del supermercato colmi di cose inutili, ma ci ricordava qualcosa di più vivo e reale.
Auguri a tutti per un Felice e Santo Natale. Beppe
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Naturalmente siamo con voi col pensiero e col cuore. Ricambiamo auguri affettuosi. (c.p.)