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La Tribuna: La devozione e Santa Giusta |
di Salvatore Soddu
Mi viene spontaneo dire quello che penso circa la celebrazione religiosa e civile che sempre comprende una festa. Anzitutto ringrazio compare Carlo, che con tanta precisione ha ricordato cosa era Santa Giusta ai nostri tempi, descrivendo con concretezza come il mezzo a nostra disposizione di trasporto sia stato il cavallo di San Francesco.
Se poi si considera, cosa da non poco, quanto ci guadagnava la salute, allora era cosa rara l'obesità, poi, ottimo mezzo per riflettere strada facendo; magari sgranellando i grani di un rosario e quando si arrivava stanchi e accaldati, quale miglior ristoro dissetarsi con quell'acqua miracolosa e ripararsi nella fresca casa di Santa Giusta?
Veniva spontanea una preghiera di intercessione, chi non ha bisogno di qualche grazia?
A quei tempi della giovinezza, anche la grazia di essere corrisposti da una persona che al pensarla ci toglieva l'appetito e non ci faceva dormire la notte? Poi le grazie speciali, quelle della sopravvivenza, pregare alla buona annata.
Allora il pane e l'insalata venivano dalla campagna, frutto della fatica e del sudore, non dalla coop, dove oggi si compra. Oggi tante campagne sono abbandonate e le sorgenti d'acqua si sono asciugate.
Sono convinto che sia cosa bella la celebrazione religiosa e civile, ma partendo sempre dalla prima, della festa il pranzo è la conseguenza. Gesù stesso ha fatto le cose più belle a tavola: l'Eucaristia non è altro che il pane spezzato, se stesso offerto per noi, segno dell'amicizia vera. Il miracolo alle nozze Di Cana, il vino buono che rallegra i cuori e dà gioia!
Certo che oggi si preferisce la seconda festa alla prima. A meno che quando tutto crolla ci si rivolge a Dio. Come sarebbe bello ringraziare Dio, in particolare, quando le cose vanno bene e non cercarlo solo per convenienza!
Che desolazione vedere passare la processione con poche persone per lo più donne, lo vedo all'Assunzione a Ferragosto.
Perché aspettare la decadenza o l'ultima ora, ammesso che ne abbiamo il tempo, quando possiamo già da ora vivere nella grazia di Dio e conservare quello che i nostri saggi vecchi ci hanno insegnato, ma che con la così detta modernità stiamo perdendo. Oggi sembra che tutto si compri, anche la gioia; ma è una effimera illusione che finisce di fronte un giorno al muro del cimitero.
Perché non chiedersi, già da ora, il senso della vita e come viverla meglio?
Un caro saluto a tutti.
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