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Progetto Muses, va in scena l’arte contemporanea |
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Scritto da Carlo Patatu |
Domenica 30 Marzo 2008 23:30 |
Un mix di addetti ai lavori e di curiosi affollava la sala delle riunioni del Centro Sociale, sabato sera, per l’inaugurazione della mostra d’arte contemporanea. Fortemente voluta da Franco Dau, pittore quarantenne che ha trascorso a Chiaramonti gli anni dell’infanzia e della giovinezza, per poi trasferirsi a Senorbì (CA), dove vive e lavora. ![]() La mostra offre al godimento del visitatore una trentina di opere, fra tele, sculture e maschere. Una fantasmagoria di colori e di forme che talvolta incantano e ammaliano l’osservatore; ma talaltra lo lasciano perplesso, tanta è la difficoltà a comprenderne il significato, a interpretarne il messaggio. In ogni caso, quel salone solitamente grigio, disadorno e poco accogliente, si è trasformato, come d’incanto, in un salotto buono. Con pareti impreziosite da una trentina di opere prodotte da una quindicina di artisti, per lo più sardi, molti dei quali presenti. Altri artisti provengono da varie parti d’Italia, Trentino compreso. ![]() L’architetto Giorgio Auneddu Mossa, critico d’arte e specialista in restauri, si è soffermato sul concetto di arte e ha illustrato ai presenti i pregi delle opere esposte, tutte di buon livello artistico. ![]() La mostra sarà nuovamente fruibile Domenica 27 Aprile, in occasione di Ajò a Chiaramonti, manifestazione promossa dalla Pro Loco. Clicca qui per vedere altre foto dell'evento nella nostra galleria |
Ultimo aggiornamento Mercoledì 08 Luglio 2009 21:48 |
Commenti (3)
Francesco Dau
ve la siete dimenticata di menzionarla...
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Ha ragione, caro lettore Filiberto Menna, nel nostro servizio non abbiamo fatto cenno alla "videorassegna" di Domenica scorsa. Eppure chi scrive era presente ad alcuni frammenti della stessa. C'è da dire che il modo infelice col quale è stata presentata (la mancanza di uno schermo e la proiezione organizzata con una certa approssimazione), oltre che l'assoluta assenza di pubblico (erano presenti i soli addetti ai lavori!), ci hanno suggerito di optare per il silenzio. Ma, tutto sommato, riconosciamo di avere sbagliato. Del che ci scusiamo.
Carlo Patatu