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3. segreto di Fatima e Bibbia letta in chiesa |
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Al dissigillo della busta contenente il terzo segreto presenziò anche il ploaghese mons. Sebastiano Masala di Paolo Pulina
Qualche mese fa mi ero ripromesso di leggere il libro per verificare se anche in quest’opera vi fosse il racconto della subitanea decisione dei vertici vaticani di aprire la busta con la terza parte del segreto di Fatima e, nel caso, di confrontarlo con la versione di Andrea Tornielli. Che nel volume “Fatima - Il segreto svelato” (Gribaudi, 2000) ha modo di citare, tra i presenti all’evento, anche il monsignore sardo Sebastiano Masala (Ploaghe 1915 - Roma 1994), mio compaesano.
Tra di loro, oltre al Papa Giovanni XXIII e al suo segretario Loris Capovilla, ci sono il cardinale Alfredo Ottaviani, padre Paolo Philippe, padre Angelo Raimondo Verardo, monsignor Pietro Parente e monsignor Sebastiano Masala del Sant'Uffizio, il cardinale Domenico Tardini e monsignor Antonio Samorè della Segreteria di Stato, il cardinale Gregorio Pietro Agagianian (“concorrente” di Giovanni XXIII durante il conclave dell'anno precedente)».
Come sappiamo, Giovanni XXIII non autorizzò la divulgazione del testo. Nel libro di Bertone-De Carli è ricordata più volte la contrarietà di Papa Giovanni alla pubblicazione; ma la cronologia degli eventi di Fatima non nomina tutti i numerosi partecipanti al dissuggello della busta. Si dice solo che «...il 17 agosto 1959, il Commissario del Sant’Uffizio, padre Pierre Paul Philippe, O. P., porta a Giovanni XXIII la busta sigillata. “Aspettiamo – gli dice il pontefice -. Pregherò. Le farò sapere ciò che ho deciso”. In realtà il papa ha deciso di secretare il messaggio».
Anche il successore Paolo VI legge il contenuto (27 marzo 1965) col sostituto monsignor Angelo Dell’Acqua e col suo segretario, monsignor Pasquale Macchi. «Montini decide di non pubblicare il testo e di rinviare la busta all’archivio del Sant’Uffizio».
Il 26 giugno 2000, essendo papa Giovanni Paolo II, finalmente «cade il velo sul mistero del XX secolo. Il “Terzo Segreto” viene divulgato e commentato nella sala stampa della Santa Sede dal cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della congregazione per la Dottrina della Fede, e dal Segretario, monsignor Tarcisio Bertone».
Al momento della redazione del libro, Bertone è ormai cardinale (nominato da Giovanni Paolo II nell’ottobre 2003) e Ratzinger è diventato Benedetto XVI (aprile 2005).
Per 19 anni De Carli aveva seguito il pontificato di Giovanni Paolo II e, fin dal suo arrivo a Roma come vaticanista, era in confidenza con Joseph Ratzinger. Giustamente, quindi, gli organizzatori (Biblioteca Bonetta, Club Vogatori Pavesi in collaborazione con la libreria CLU) della rassegna pavese “Quattro chiacchiere con... sul fiume” avevano pensato a lui per una conversazione sul tema “Due Papi visti da vicino”, programmata per il 9 settembre.
De Carli purtroppo non potrà sviluppare sull’argomento le sue sintetiche ma incisive dichiarazioni rilasciate alla “Provincia Pavese” del 7 novembre 2009: «Giovanni Paolo II era un mistico: più che credere, lui “vedeva”. Standogli accanto si coglieva un senso di mistero. Aveva straordinarie doti di comunicatore che tradivano un passato da attore. Benedetto XVI è un intellettuale con il cuore; possiede un calore tutto bavarese sia negli affetti che nella fede. Wojtyla era un papa pastore, a differenza di Ratzinger. Che è invece un papa catechista. Se Wojtyla lamentava che il mondo vive come se Dio non esistesse, Ratzinger sta rilanciando il concetto: proviamo a vivere come se Dio esistesse».
De Carli aveva promosso nel 2008 la lettura integrale della Bibbia in diretta Tv dalla basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Roma e da questa manifestazione aveva tratto i materiali per il suo ultimo libro, “La Bibbia giorno e notte - I mille volti di un’esperienza indimenticabile” (Editrice Velar e Rai Eri), con un DVD che riporta tutte le foto dei protagonisti e un documentario video su questa straordinaria iniziativa.
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Nota: Mi piace ricordare che monsignor Sebastiano Masala, presente all’apertura del plico sigillato insieme al proprio “maestro” cardinale Alfredo Ottaviani, oltre a essere ploaghese di nascita, fu giovane vice parroco a Chiaramonti negli anni Quaranta del Novecento. Don Bucianeddu, per compaesani e amici. All’epoca ero chierichetto ed ebbi modo di servirgli la messa un’infinità di volte. Tant’è che lo ebbi come padrino di cresima. Diversamente da quanto si usava allora, non fui io a sceglierlo; ma lui a scegliere me. (c.p.)
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