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Ricordi Gigi Carta
Scritto da Mario Unali   
Giovedì 16 Settembre 2010 20:31

Conobbi Gigi Carta nel 1969, avevo venti anni. Andai a trovarlo a Torino a seguito di una telefonata dei miei genitori: per conoscerlo e parlare di altro.

Lo seguivo come un'ombra nei suoi "molteplici affari", dall'ufficio alla Cassa di Risparmio di Torino a quelli privati economico finanziari. Dall'Import-Export di elettronica alla profumeria. Al ristorante mi portava in quelli più noti e cari non disdegnando però anche le piccole trattorie. Dormivamo in alberghi di lusso col telefono in camera, e passavamo il tempo a parlare in sardo e di quanto accadeva "in bidda".

- Signor Già! Giamami Gigi! semus o no semus de Tzaramonte?

Quando c'era bisogno o si presentava un'evenienza, si rimboccava le maniche, saltava sul pulmino e insieme andavamo a caricare o scaricare della merce. I migliori piatti li mangiavamo però a casa sua con una semplice pastasciutta e un bicchiere di vino. Aveva un'energia da spavento, uomo semplice e disponibile a fare del bene.

Mi fece diverse proposte lavorative, forse troppo al di fuori della mia portata, e di quella che era la mia realtà paesana. Ne tornai con un incarico momentaneo di rappresentante all'ingrosso di giocattoli. Più avanti avremmo discusso meglio, e comunque dopo aver vagliato le opportunità che avevo fra le mani qui in Sardegna.

Rientrai a casa dopo una decina di giorni con un carico di speranze riposte su un caro amico molto più grande di me, con due vasi cinesi, credo di un certo valore.

- Unu pro sa familia tua ei s'ateru a Carletto!”.
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Conservo ancora quel bel vaso cinese, che troneggia in un angolo importante del salone di casa mia. Grazie per la testimonianza. (c.p.)