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Ricordo di un amico: Andrea Solinas |
Domenica 19 Dicembre 2010 22:47 |
di Carlo Patatu
Qualche giorno fa, abbiamo accompagnato al cimitero Andrea Solinas. Aveva 81 anni. Portati male perché funestati da malattie e acciacchi vari che ne avevano distrutto fisico e spirito già da qualche tempo.
Mi si consenta di ricordarlo brevemente. Con la parzialità di un amico. E non per sottolineare quanto bene o male può egli aver fatto nello scorrere della propria vicenda terrena. “Il male che l’uomo fa vive oltre di lui; il bene, sovente, viene sepolto con le sue ossa”, ammoniva il Marc’Antonio di Shakespeare.
E sia così di Andrea, mi permetto di dire. Ecco perché mi piace ricordarlo con qualche episodio che ci ha visto protagonisti entrambi. Talvolta l’un contro l’altro armato.
Dico subito che lui mi “vinceva” sette anni. Il che non mi permise di averlo compagno di giochi e d’avventure negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. La nostra frequentazione data nella stagione della sua maturità. Quando, finito il liceo, s’iscrisse ad Agraria.
Io ero ancora alle medie, allora. Ma ammiravo quel ragazzetto, bassotto e indiavolato, che scompaginava le linee della difesa avversaria durante infuocate partite di calcio contro il Ploaghe o l’odiato Ozieri nel campo improbabile di Codinarasa. Gli avevano appioppato il nomignolo di Meazza, mitico e non dimenticato attaccante dell’Inter e della Nazionale. E la cosa non gli dispiaceva.
Fu docente e poi dirigente scolastico. Fummo anche colleghi, quindi. Ma lui si diede presto alla politica. Fin da giovane e a tempo pieno. Nelle liste della DC fu eletto tre volte consigliere comunale. All’opposizione del sindaco Nino Brandano nel 1956-60; nel quadriennio 1960-64 fu vicesindaco di Gerolamo Casu; quindi di nuovo in minoranza con me sindaco nel 1970. Ma per qualche mese soltanto: fu estromesso anzitempo dal Tribunale perché incompatibile.
Nel quinquennio 1970-75, fu consigliere provinciale, ricoprendo tre cariche importanti: assessore alle Finanze, presidente dell’ONMI e della San Martino acque minerali.
Mettendo in disparte l’amicizia, che non c'entrava (e non c’entrò), nella primavera del 1970 ci scontrammo duramente nel corso della campagna elettorale per il rinnovo del consiglio comunale. La mia lista, composta in prevalenza da giovani di estrazione socialista e comunista più qualche indipendente, ebbe come antagonista la compagine democristiana da lui capeggiata. Una corazzata.
La battaglia, condotta senza esclusione di colpi, fu dura e partecipata dai corifei di entrambe le parti. I comizi suoi e miei furono seguiti da una marea di gente che gremì fino all’inverosimile piazza Repubblica. Cosa oggi incredibile, coi tempi che corrono.
Vinse lo schieramento da me guidato, conquistando dodici seggi contro i tre dc. Bene. Quando il consiglio comunale si riunì per l’elezione del sindaco e della giunta, Andrea si levò in piedi e, dai banchi dell’opposizione, fece una dichiarazione che mi spiazzò. E che non ho più avuto occasione di ascoltare in circostanze analoghe.
In breve, disse che, avuto riguardo al successo straordinario ottenuto dalla lista vincente, la minoranza avrebbe partecipato all’elezione del sindaco. Del solo sindaco, precisò, e non anche della giunta. Nel rispetto della volontà espressa dagli elettori. Fu così che, caso unico nella storia di questo comune, ebbi 14 voti su 15 consiglieri votanti. Mancava solo il mio, avendo io imbucato nell’urna la scheda bianca.
Ovviamente, apprezzai molto quel gesto. Che servì a stemperare tante asperità che, inevitabilmente, si erano create nei rapporti interpersonali durante una campagna elettorale così accesa e sentita.
A fine Ottobre, in occasione del dibattito sul bilancio di previsione 1971, dopo la mia illustrazione del documento al consiglio, fu ancora Andrea Solinas a prendere la parola in veste di capo gruppo dell’opposizione.
“Questo bilancio non ci piace – esordì -; non ci piace perché è carente in molte parti e inadeguato a soddisfare le esigenze della comunità. Ma noi lo approveremo ugualmente. E sapete perché? Perché io sono certo che non piace nemmeno al sindaco che lo ha predisposto!...”.
Aveva ragione lui. Con più esperienza di me, sapeva bene quanti lacci e lacciuoli legavano (legano) le mani degli amministratori pubblici. Segnatamente quando si tratta di fare i conti con le risorse finanziarie a disposizione. Sempre magre.
Quello fu il suo ultimo intervento in consiglio. Per una banale distrazione non si era dimesso per tempo da presidente del Patronato Scolastico!... Ragion per cui il Tribunale lo dichiarò incompatibile. E quindi decaduto dalla carica. La cosa, inutile dirlo, mi dispiacque. Chi lo sostituì non mostrò d'essere all'altezza del compito.
Mi fermo qui. Con questi ricordi, che mi piace condividere con chi lo ha conosciuto. Soprattutto con coloro che, per ragioni e circostanze le più disparate, lo hanno stimato o avversato. A me resta il ricordo e il rimpianto per un amico affettuoso e generoso. Più di quanto, talvolta, gli fosse consentito.
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Ultimo aggiornamento Lunedì 12 Novembre 2018 17:29 |
ti ringrazio per le belle parole che hai dedicato a mio padre e non ho mai avuto dubbi del concetto espresso nei suoi confronti anche se adesso le sue battaglie politiche le fara' in un'altra dimensione.
grazie giuseppe
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Frazie a te, Giuseppe. Salutami tutti i tuoi. (c.p.)
Vi sbagliate era presente il Sindaco in persona e il gonfalone portato dalla vigilessa, erano a dx sotto il baldacchino. In fondo in disparte era presente il Vicesindaco che in questi giorni sembra che non vada d'accordo con il suo entourage.
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Grazie, Mario, per la segnalazione. Sono contento di essermi sbagliato e chiedo scusa all'Amministrazione e ai lettori. Meglio così. Chiaramonti, nella persona del Sindaco e col gonfalone del Comune, era dunque presente a salutare l'ex amministratore Solinas che se n'è andato. In silenzio. Come tanti altri. Credo che la precisazione di Mario Pinna farà piacere anche al "Chiaramontese pignolo". (c.p.)
Ho partecipato anch'io ai funerali del dott. Solinas. Vi ho incontrato parecchie persone, ma non ho notato la presenza di una delegazione del Comune di Chiaramonti. Nè la presenza della bandiera o del gonfalone comunali. Probabilmente ho visto male, ma non credo. Per il sindaco e la giunta, chi muore giace e chi resta si da pace. E' ben vero quel che dicevano i nostri nonni: coltzu a chie andhada!
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A dire il vero, nemmeno io mi sono accorto della presenza del nostro Comune a rendere l'estremo omaggio a un amministratore che, nel bene e nel male, ha partecipato alla vita pubblica di Chiaramonti per tre legislature. Distrazione? Ignoranza? Disinteresse? Mah! Così va il mondo. (c.p.)
Essere di Tzaramonte: soffrire, con la misura che ognuno sente nel cuore. Pur essendo avversari politicamente, il rispetto, la stima e l'amicizia verso un uomo saggio come Andrea Solinas, "possa egli riposare in pace", non vengono mai meno.
Grazie Maestro, a Chiaramonti succede anche questo. Un saluto col cuore un po' triste.
Salvatore iviato speciale Famiglia Patatu