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La Tribuna: Ma perché a Chiaramonti no?... |
Giovedì 27 Gennaio 2011 14:27 |
di Carlo Patatu
Standomene a ridosso dei ruderi del Castello dei Doria, volgo lo sguardo e osservo i paesi circostanti, che quasi fanno da cornice ideale al mio: Osilo, Nulvi, Martis, Laerru, Perfugas, Erula. In fondo, ma proprio in fondo, verso Nord-Nordest, intravedo le case più alte di Sedini, Badesi e Trinità d'Agultu. Osservo e mi chiedo: perché mai Chiaramonti, rispetto a quei paesi, è rimasto tanto indietro?
È una domanda che mi pongo spesso. Anche perché, giunto agli anni che la tradizione assegna a una presunta saggezza, mi angoscia non poco l'idea che pure io, per quel poco che ho contato in questo paese, porto una quota di responsabilità circa l'arretratezza che, ancora oggi, connota Chiaramonti rispetto ai centri viciniori.
Responsabilità che, se ci fossero (non spetta a me giudicare), mi deriverebbero dall'avere ricoperto cariche di rilievo in ambito locale. Sono stato segretario di sezione di un partito politico (il defunto PSI) negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta; presidente di comitati di feste paesane, insegnante, dirigente di una società sportiva (la SS Chiaramonti), sindaco dal 1970 al 1975, socio fondatore della "Croce Azzurra", dirigente scolastico, direttore responsabile di una radio locale (RCH Chiaramonti Anglona), giudice minorile. Posso avere dimenticato qualche frattaglia; ma importa poco.
Ebbene, nello svolgimento dei compiti connessi a tali incarichi, la mia attività era rivolta, in prevalenza, a questa comunità. Dove ho scelto di vivere, pur non essendo mancate altre opzioni. Da qui l'idea che, se qualcosa qui non va per il verso giusto, da un quid di responsabilità non posso sottrarmi. Mi si perdoni l'immodestia; ma questo penso.
Detto ciò, formulo meglio la domanda iniziale.
Perché, diversamente da qui, Nulvi e Osilo mettono in campo associazioni culturali, confraternite e sodalizi sportivi vivaci, intraprendenti, propugnatori d'iniziative originali e coinvolgenti? Perché Laerru, Perfugas e perfino il minuscolo Erula hanno anch'essi associazioni varie di spessore notevole capaci di organizzare attività culturali, di promuovere iniziative editoriali di grande impegno per la conoscenza del territorio anglonese, compresa la produzione di documentari niente male? Perché Martis mette in cartellone spettacoli che spaziano dal jazz alla musica classica, dal rock agli spirituals, alla poesia, alla letteratura, al teatro, regalando al pubblico anglonese il piacere di applaudire mostri sacri quali Paolo Fresu, Bachisio Bandinu, Arnoldo Foà, Mario Cerri, Katia Ricciarelli, Paola Gassman?
E, per contro, perché mai Chiaramonti, al di là delle abbuffate attorno ai tavoli imbanditi egregiamente bene dalla Pro Loco, continua a vestire i panni di Cenerentola in tale fantasmagoria di proposte culturali che i comuni del circondario concretizzano con regolarità anno dopo anno?
Se questo accade, ci deve pur essere una ragione.
Siamo forse meno intelligenti? Non credo. Mi rifiuto di crederlo. Ho avuto occasione di operare come dirigente scolastico in tutti i comuni citati, tranne Osilo. Ebbene, posso testimoniare, con dati di fatto, che gli studenti di Chiaramonti, mediamente, hanno registrato sempre rendimenti di livello superiore. I miei insegnanti, fatti i debiti confronti, non mancavano di sottolinearlo. E non certo per piaggeria nei miei confronti.
Se ce ne fosse bisogno, potrei anche ricordare che la borsa annuale, conferita dal Lions Club Castelsardo allo studente maturatosi con la votazione migliore e iscritto all'Università, è stata vinta in maggior numero da ragazzi di Chiaramonti: 10 sulle 32 assegnate dal 1990 in poi. Seguono Castelsardo (9), Valledoria (4), Nulvi (3), Sorso (3), S. Maria Coghinas (1), Sedini (1) e Viddalba (1). Fra i comuni interessati, finora sono rimasti a bocca asciutta Perfugas e Sennori. Inoltre non sono pochi i nostri giovani, con o senza laurea, che si sono fatti onore lavorando fuori paese. In Italia e all'estero.
E allora?
Riflettiamo un po'. Fra i comuni anglonesi, Chiaramonti è stato l'ultimo a dotarsi di un caseggiato per la scuola elementare. Inaugurato il 1. Ottobre 1960 dal sindaco cav. Nino Brandano. Nulvi, Martis, Perfugas, Castelsardo, Sedini e Bulzi vi avevano provveduto ben prima della guerra. Vero è che il nostro Comune, nel realizzare l'antica casa comunale, alla fine dell'Ottocento, destinò alle elementari due stanze infelici al piano terra di quell'edificio. E tutto finì lì. Se gli amministratori per lungo tempo non si sono occupati di scuola, è evidente che non l’hanno ritenuta importante. Non era in cima ai loro pensieri. Se ne poteva fare a meno. "La cultura non si mangia", sostiene ancora oggi il ministro Tremonti.
A Nulvi, Martis, Perfugas, Castelsardo, Sedini e Bulzi, invece, i sindaci la pensavano diversamente. Ecco perché agirono di conseguenza. Oggi, essendo rimasti vuoti per mancanza di alunni, i caseggiati scolastici di Martis, Bulzi e Sedini sono altrimenti utilizzati; ma in modo dignitoso e, soprattutto, proficuo per quelle comunità.
Non basta. Nel corso degli ultimi decenni, quasi tutti i comuni citati hanno costruito auditorium o sale polifunzionali. Che ospitano adeguatamente convegni, conferenze, spettacoli di varia natura e quant'altro può tornare utile alla promozione culturale e all'aggregazione sociale. Da noi no. Siamo fermi al palo. Ed ecco che non abbiamo nemmeno uno straccio di struttura pubblica, capace e accogliente, in grado di ospitare spettacoli e convegni.
Mi si obietterà che c'è la sala consiliare. È austera e confortevole; ma per niente adeguata. O che si può chiedere ospitalità al parroco. Il quale non si oppone all'utilizzo della chiesa per talune manifestazioni. Ma gli edifici di culto, si sa, sono strutture molto particolari che mal si adattano agli usi cui mi riferisco.
Conclusione?
La non disponibilità di una sala polifunzionale (che esiste invece a Nulvi, Martis, Laerru, Perfugas, Santa Maria Coghinas, Valledoria, Viddalba etc.) tarpa le ali a tante iniziative. È evidente che per chi regge (o ha retto) il Comune la cosa non è ritenuta importante. Non se ne sente la necessità. Insomma, se ne può fare a meno. Quanto a una nostra struttura scolastica dismessa, e cioè l'edificio ex Media di Codinarasa), si è scelto di abbandonarla a se stessa, destinandola senza regola alcuna agli usi più disparati. Che, oltre a essere impropri, ne aggravano il degrado. Giorno dopo giorno.
La miopia di chi amministra (ha amministrato) il Comune produce sempre lacune gravi. Che vanificano ogni tentativo di rinnovamento volto a favorire la crescita culturale del paese. Da qui discende il senso di colpa che mi angoscia. Ecco, io credo che questa sia la nostra condizione attuale. Delle cui origini e natura magari tratterò in altra occasione. Anche perché, lasciatemelo dire, ogni paese ha sindaco e amministratori che si merita.
Dunque, il problema, prima ancora che gli amministratori, siamo noi? E cioè i chiaramontesi come comunità? Probabilmente è così. Mi aspetto qualche contestazione. Con la speranza che mi si dimostri di avere torto.
Altri comuni viciniori hanno avuto, mediamente, sindaci più avveduti. Uomini che hanno saputo volare alto e guardare lontano. Ebbene, di tale lungimiranza, oggi, i cittadini di quei paesi godono i frutti. Mentre noi stiamo a guardare. Magari con una punta d'invidia; ma, pur sempre, soltanto a guardare.
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Chiaramonti, a differenza dei paesi limitrofi, ha il Castello dei Doria.. “E’ ora che quel Castello venga valorizzato con serate concertistiche di alto livello”. Una bella serata di “Tango Jazz” con musicisti argentini conosciuti non ci starebbe male. Dico tango jazz perche’ questo genere piace anche agli adulti. Mi e’ giunta voce che spesso le “band da quattro soldi” in Sardegna chiedono 2.300 /3.000 euro a concerto... e le chiamano a suonare.
ASSURDO!!
A titolo informativo, un un quartetto jazz con musicisti di altissimo spessore (veri musicisti con cv da paura) costa sulle 2.300/2.500 euro. Un trio dalle 1.700 alle 2.000 euro; un duo circa 1.200/1.500 euro. Nel periodo estivo, molti di questi artisti sono in tour in Sardegna e non ci sono spese di viaggio. Io non voglio proporre nulla al mio paese in quanto mi trovo all’estero; ma anche perche’ le organizzazioni locali non hanno mai mostrato interesse alle mie band formate da musicisti di alto profilo artistico, vincitori di awards e premi vari e che suonano nei festivals e club piu’ prestigiosi del mondo.
Saluti cari N.Scanu
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Hai ragione da vendere, naturalmente. Dal mio punto di vista, è ovvio. Ma, come ben sai, "Nemo est propheta in patria" (nessuno è profeta in casa propria). Pertanto è più facile lasciarsi incantare da un imbonitore che viene da fuori piuttosto che accettare i suggerimenti ragionati di un compaesano competente e innamorato del proprio paese. Qualche anno fa, in occasione di una delle tante feste locali, il comitato si fece abbindolare da un'agenzia di spettacoli, che fece venire a Chiaramonti un presentatore-imitatore che all'epoca frequentava la TV. Costò un occhio della testa per una performance di poco meno di un'ora. Per di più di livello infimo. Che dire? A Martis, Laerru, Erula e altri piccoli centri, invece, sanno fare diversamente. Loro! Salutami Londra. (c.p.)
Condivido le nostre responsabilità.
Forse è il Castello dei Doria che ci tiene sotto il giogo. Pensando che comandano ancora loro? Forse ci siamo comportati come la formica Giacomina? Senza mai osare ad imitare la cicala (diavolo d'un professore).
Non leggevo la favola in berritas, perché tanto la sapevo fin da bambino, e pensavo che non ci fosse niente di nuovo. Un bel giorno decisi di volerla leggere e, mentre leggevo, avevo la sensazione di non essere allineato alla morale della favola. Trovandomi alla fine della favola spiazzato, perché il professore Salvatore Patatu ha descritto molto bene, quello che io pensavo. Che però non sarei mai stato capace di descrivere un pensiero così chiaro.
Forse i banchetti sono organizzati dalla Pro Loco sono pochi, o fatti solo per mangiare; senza pensare che non di solo pane vive l'uomo. Forse ha ragione Marco Stincheddu "sardi sveglia!". Forse sono le fibbie d'argento nei calzari che incutono timore, o rispetto.
"Sai quanti potrebbero essere sfamati senza nascondere la verità" nascondendo qualche libro che solo potrebbe far riflettere meglio noi pastori, noi operai, noi impiegati statali o privati.
Scusate cari naviganti, (u fa' su' un bel minestrun). La morale: grandi servitori, mai padroni.
Salvatore quel de Milan, inviato speciale Famiglia Patatu, saluta con grande ammirazione e stima, tutti coloro che scrivono cose che fanno sicuramente pensare un po' di più noi cittadini comuni.
Ciao padrino, sono un assiduo visitatore del tuo sito anche se mi astengo dai commenti e mi limito a tenermi informato. Oggi è la prima volta che voglio esprimerti il mio giudizio personale riguardo a quest'ultimo articolo. Condivido appieno la tua riflessione. Devo confessarti che tante volte ho avuto questo pensiero, visitando nei brevi periodi delle ferie estive a Chiaramonti, i paesi da te menzionati e anche altri in occasione di sagre paesane o altri avvenimenti.
Porgendomi questa domanda: "Ma perchè a Chiaramonti queste cose non si fanno?". Provo a dare una risposta. Mancano le strutture, ma forse con un po' di buona volontà da parte degli amministratori si possono creare o adibire quelle esistenti in maniera idonea. Ma sopratutto manca l'unione delle persone fisiche. Chi azzarda a voler creare un qualcosa di utile per la ormai piccola comunità viene immancabilmente "giudicato" in maniera negativa e abbandonato al suo pensiero, condiviso magari solo da un manipolo di amici.
Bisogna mettere da parte l'invidia e il "colore politico di appartenenza" e tutti uniti essere costruttivi per la rinascita di Chiaramonti perchè, come hai precisato, non siamo proprio un paese di ignoranti.
Grazie per quello che fai nel tenerci sempre informati e nei ricordi che a volte fai riaffiorare nei pensieri dei Chiaramontesi lontani.
Con affetto, Eliseo da Trento.
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Grazie a te, caro Eliseo. L'invidia, il chiacchiericcio e le piccinerie sono tipici delle piccole comunità. Dove pare più difficile andare d'accordo, dato che ci si vive a stretto contatto di gomito. E questo è un male che accomuna un po' tutti i piccoli centri. Da noi, la cosa è amplificata, per le ragioni che tu dici, e che, a mio modo di vedere, affondano le radici nella nostra storia. Che ha visto i chiaramontesi quasi sempre genuflessi di fronte a qualche notabile locale. Sia nel passato remoto, come in quello prossimo. E, la cosa pare strana ma non lo è, anche al presente. Mi riprometto di tornare sull'argomento con maggiore respiro.
Saluti affettuosi a te e famiglia. Ma anche alla bella e gloriosa Trento