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La Tribuna: Ciclisti (e spettatori) di un tempo che fu |
Giovedì 03 Marzo 2011 01:27 |
di Salvatore Patatu A proposito della foto e dell'articolo scritto da Mario Unali, posso dare un contributo notevole per chiarire ogni aspetto dell'evento, in quanto sono stato "protagonista" attivo della manifestazione di cui la foto ritrae un piccolo, ma significativo momento.
Diciamo subito che siamo nel febbraio del 1976, in occasione del giro ciclistico della Sardegna, (e non del giro d'Italia), esattamente l'ultima tappa Nuoro-Sassari, con passaggio a Ploaghe, Chiaramonti, Martis, Laerru, Bulzi, Sedini Castelsardo, Sorso e Sennori.
Io allora ero sindaco di Chiaramonti da pochi mesi e, qualche tempo prima, l'amico Stefano Pinzuti, allora giudice internazionale di ciclismo e membro del comitato centrale della Federazione Ciclistica Italiana, mi telefonò da Roma per annunciarmi in anteprima che l'ultima tappa del giro di Sardegna prevedeva il passaggio a Chiaramonti.
Il giorno dopo si sarebbe svolta, come di consueto, la Sassari-Cagliari. Stefano, però, con questa telefonata, non si limitò a darmi la notizia del passaggio di tappa, ma mi consigliò, per l'occasione, di organizzare qualcosa di carino e d'importante, che potesse mettere il nostro paese al centro dell'attenzione. Sarebbe stato molto importante, mi disse, riuscire a regalare una forma di formaggio a tutti i giornalisti, che venivano non solo dalla Penisola, ma anche da altri paesi europei.
Noi facemmo di più.
Decidemmo l'omaggio ai giornalisti, ma pensammo anche di preparare una tavolata a base di prodotti del luogo a Codinas, nei pressi della Madonnina, dove era previsto il traguardo volante. E, contestualmente, aprimmo una sottoscrizione per raccogliere fondi e istituire un premio al vincitore. Comunicammo tutto alla Federazione, la quale provvide ad inserire la nostra iniziativa nel programma ufficiale della tappa.
Partecipò all'organizzazione il Consiglio comunale al gran completo, in quanto, al momento della telefonata di Stefano, c'era nel mio ufficio Bastiano Ogano, capogruppo della minoranza, il quale si incaricò di sensibilizzare i pastori e di contribuire alla raccolta di fondi, che fu curata dai miei assessori.
Riuscimmo a procurare di tutto: damigiane di vino, montagne di salsicce, pancetta, pane carasau e spianate, formaggio, perette, ricotta e altro. Tore Fumera ci regalò venti forme di formaggio, la Cooperativa San Giuseppe dieci, un'altra decina arrivarono da singoli pastori, fra cui ricordo Pasquale Asproni, Antonio Casula e Giosué. La ditta Fratelli Soddu mise a disposizione un camion, ci prestò tutta l'attrezzatura per approntare i tavoli per il buffet e, inoltre, ci mise a disposizione 200 gazzose, 200 aranciate, 200 peroncini, 200 succhi di frutta e 200 bitter.
Avanzò molta roba, nonostante ci fosse, oltre ai giornalisti, tutto il paese. La gente era entrata in tifo e ognuno arrivava carico di "mercanzia". I fiaschi di vino circolavano più numerosi che nei circoli di Pozzu di Bidda o di via Arborea a Sassari. Il Gruppo Pastori mise a disposizione due quintali di ricotta che andò letteralmente a ruba.
I giornalisti accreditati fecero la loro comparsa già dal mattino, si presentavano al bancone, gestito da sei bellissime ragazze del paese (ricordo il nome di una soltanto, purtroppo, per cui non posso citarle, ma qualcuno che legge può ricordare meglio di me) e, dopo aver abbondantemente assaggiato (si fa per dire) di tutto, presentavano il buono rilasciato dalla federazione e controfirmato da me e da Pinzuti, valido per ritirare l'omaggio.
Non contento di questo, però, Stefano Pinzuti pregò Adriano Dezan di far riprendere in TV il paese, mentre passava la carovana. Questi rispose che per poterlo fare, doveva accadere qualcosa d'importante. Allora Stefano, la sera prima, pregò Eddy Merkx di fare uno scatto in prossimità de Sa 'ortada de Tremiza, dicendogli che c'era in palio un ricco premio della montagna; e poi era il paese della moglie Letizia.
Merkx promise e mantenne la parola. Fece un allungo, lasciando indietro tutti i colleghi, e il cameraman della RAI, con la scusa di seguire la "fuga" del fuoriclasse belga, poté filmare tutto dal momento dello scatto fino alla curva di Su Domàniu, dove il gruppo si ricompattò.
Poiché ai fini della classifica finale la tappa era del tutto ininfluente, in quanto Roger De Vlaeminck, leader della classifica, aveva accumulato un vantaggio incolmabile, tutti i giornali sottolinearono che la tappa era da ricordare soltanto per la bella festa organizzata dal Comune di Chiaramonti, per la qualità dei suoi prodotti e per la cortese ospitalità dei suoi abitanti. Concetto espresso anche dal servizio serale di Adriano Dezan alla RAI.
Tiu Peppeddu Biddau disse che De Vlaeminck aveva tutto questo vantaggio perché era più allenato degli altri, in quanto d'inverno partecipava alle gare di ciclocross.
Nello scatto (immortalato dalla foto di Mario Unali) Merkx perse la borraccia dell'acqua, che fu prontamente raccolta da un ragazzo chiaramontese (se non sbaglio era Mauro Porru; lui stesso potrà confermarlo), che la mostrava a tutti con orgoglio come un trofeo da conservare. La festa a Codinas durò anche dopo il passaggio dei ciclisti e molti giornalisti si trattennero, per cui non poterono assistere all'arrivo a Sassari, ritenuto, come già detto, di scarso rilievo.
Dezan non si fermò neanche, impegnato com'era a descrivere la performance di Merkx; e io stesso gli portai la forma all'hotel Grazia Deledda. Ma si trattennero Bruno Martino, suo braccio destro, Mario Guerrini, Gino Sala dell'Unità e un altro giornalista della Gazzetta dello Sport, allora molto famoso, di cui non ricordo il nome. Fecero una tale festa che se ne andarono tutti mezzo ubriachi. Un giornalista francese de L'Equipe dovette ricorrere al nostro aiuto per salire in macchina.
Ci sono tanti episodi carini: il primo è che noi avevamo stabilito di consegnare il premio (200.000 lire) all'ultimo e non al primo. Ma la federazione disattese questa nostra decisione, anche dietro richiesta di Pinzuti, il quale doveva fare i conti con Merkx. Il direttore di corsa stabilì salomonicamente di assegnare 170.000 lire al primo e 30.000 all'ultimo. Non ricordo chi fosse il ciclista, ma Pinzuti mi disse che quando gli consegnarono i soldi non riusciva a capire il perché.
Non pensammo di assegnare un omaggio a Francesco Pretti, inventore e organizzatore del giro di Sardegna e non mancò di sottolinearlo, chiedendo il formaggio a una delle ragazze, la quale gli rispose cortesemente che senza il buono non poteva evadere la sua richiesta. Al che lui disse leggermente seccato: "Ma io sono Pretti". La ragazza capì "Ma io sono prete" e gli rispose. "Lei può essere anche vescovo, ma noi abbiamo questa disposizione". Rimediammo la sera in albergo, provvedendo a regalargli la forma destinata a Gianni Brera. Che, all'ultimo momento, diede forfait.
Alcuni giorni dopo, due giornalisti di Milano hanno cominciato a richiedere la ricotta di Chiaramonti tramite il loro collega di Sassari Antonio Delitala, buongustaio anche lui, che veniva apposta in paese, la prelevava e la spediva ai suoi colleghi, fino a quando non si è stancato.
Per alcuni anni Giosuè ricevette cartoline da tutte le parti d'Europa scritte da un giornalista belga, cui era toccato il suo formaggio. E siccome non sapeva il cognome, indirizzava la posta "Al pastore Giosué". Filippo ricorderà certamente il fatto. Bastiano Ogano chiese un'offerta anche all'avvocato Falchi, il quale gli rispose. "Ma chisti ciclisti cumenti arrìbini, in motocicletta?". "No, disse Bastiano, arrivano pedalando in bicicletta". "E allora tu lasciali pedalare! Più veloci pedalano e prima arrivano al traguardo", rispose l'avvocato senza dare una lira.
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