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Sognare ad Acitrezza... |
Domenica 19 Giugno 2011 23:17 |
di Carlo Patatu
Ad Acitrezza sogno a occhi aperti. Non tanto, non soltanto, per la bellezza dei luoghi; per la suggestione dei colori contrastanti: il sole abbacinante, il mare di un azzurro intenso che va a frangersi contro la scogliera lavica nero carbone.
Sogno a occhi aperti perché rivivo, come in un film, la vicenda drammatica, sfociata in tragedia, di una famiglia di pescatori. Povera gente, la cui storia Giovanni Verga volle ambientare proprio qui, un par di secoli or sono, nel suo romanzo più famoso: I Malavoglia. Il porticciolo, pur con le inevitabili modifiche subite nel tempo, è quello di allora. Una piccola insenatura rocciosa che ha per dirimpettai l’isola Lachea e i faraglioni dei ciclopi. Che la leggenda vuole scagliati in mare da Polifemo contro le navi dell’astuto Ulisse. Che lo aveva giocato e deriso. Tre isolotti dai contorni aguzzi che guardano all’abitato, ormai tutt’uno con Acicastello e poi Catania, presi d’assalto da una miriade di piccole imbarcazioni di turisti e no.
Sullo sfondo, ‘A Muntagna che guarda il mare dall’alto, col suo pennacchio di fumo bianco che si disperde lungo nel cielo. Oggi in direzione Sud-Est.
Per le viuzze del paese, lasciata la strada costiera, si respira ancora l’aria del tempo che fu. Gli spiriti di Padron ‘Ntoni e degli indimenticabili personaggi verghiani sembrano aleggiare tutt’intorno. La “Casa del Nespolo” è ancora lì a testimoniare, con le sue povere cose, la vita dura della gente ai tempi dei Malavoglia.
“Il mare è amaro e il marinaio muore in mare”, soleva ripetere a se stesso e ai propri figli il vecchio ‘Ntoni. Che aveva la responsabilità dell’intera famiglia. Unita come un pugno, tenuto ben serrato da un pollice robusto: lui, Padron ‘Ntoni. Ma quel motto sul mare era il suo mantra, quasi a presagire la fine tragica dell’amata “Provvidenza”, la barca di famiglia. Che fece naufragio trascinando con sé Bastianazzo, suo figlio maggiore, e il prezioso carico di lupini.
Par di vedere ancora “La Longa”, moglie-vedova di Bastianazzo, accovacciata per ore sui colonnari basaltici del porticciolo a scrutare il mare in tempesta. Nell’attesa, vana, di veder comparire all’orizzonte la “Provvidenza” col suo carico di affetti e speranze.
Tutt’intorno, oggi, allegre brigate di vacanzieri che guadagnano a fatica la scogliera, causa traffico, per un tuffo nelle acque fresche e ristoratrici di questo mare. Ottimi ristoranti e trattorie, novelle sirene, richiamano la tua attenzione, presentandoti menu mozzafiato: specialità di mare confezionate secondo le ricette tipiche del luogo. Il profumo delle erbe aromatiche e la freschezza del pescato si fondono e si confondono in una sinfonia di sapori e di colori. Grazie all’opera sapiente di chi sta ai fornelli.
Arrivederci, Acitrezza! Ti sono grato per avermi fatto sognare. Ne avevo proprio bisogno, dati i tempi...
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