Lettera aperta ai redattori del sito Sas Boghes de Tzaramonte di Carlo Patatu
Cari amici, quando lo accendo, il mio pc si posizione sulla home page di questo sito. Che, doverosamente, tengo sott’occhio. Tutti i giorni. Ma, subito dopo, apro Archeologosardos di Mario Unali; a seguire, il vostro Sas Boghes e Ztaramonte di Carletto Moretti. Ne leggo sempre con attenzione i contenuti. Per intero.
Orbene, stimolato dall’intervento del Garzone di Bottega (La voce del silenzio), ho fatto un po’ di conti e mi sono accorto che sono trascorse tre settimane abbondanti dacché Sas Boghes de Tzaramonte tacciono. Non un articolo, né un commento. Niente di niente dal 14 Luglio in poi. Afasia completa per ben 22 giorni! Che sono un’eternità nell’era della comunicazione telematica. Un lasso infinito per chi, come voi e me, è aduso a smanettare sul pc e a saltellare da un sito all’altro della rete.
Cos’è accaduto? Perché tanto mutismo?
Un vostro chiarimento, a questo punto, parrebbe doveroso. Insieme a me, tanti chiaramontesi (e non solo) hanno salutato con piacere misto a curiosità e interesse il vostro progetto di dar voce, sulla piazza d’internet, a idee nuove, ad aspirazioni, a sogni, financo a utopie. Insomma, a quant’altro solitamente frulla nelle teste vulcaniche dei ragazzi. Ivi compreso il proposito di vivacizzare questa sorta di morta gora che è il nostro Chiaramonti.
Ricordate? Sono parole vostre: “Da oggi (2 marzo 2011, n.d.a.) Sas Boghes de Tzaramonte è on line. Con questo sito vogliamo, attraverso discussioni pacifiche ed educate, analizzare la situazione politica di Chiaramonti. Riteniamo di essere tenuti costantemente all'oscuro delle decisioni prese dai nostri amministratori. Noi in qualità di Chiaramontesi vogliamo prendere coscienza di quello che succede: è un nostro diritto".
Una ventina di giorni più tardi (26 marzo), confermavate quell’impegno mettendoci la faccia e sottolineando: “Molti pensano che Sas Boghes sia nata sotto lo stimolo di uno di quei gruppi politici che, in questo momento, occupano il nostro palazzo comunale. Niente di più falso. Sas Boghes è del tutto indipendente e continuerà ad esserlo. Sas Boghes non nasce per essere lo strumento di pochi, ma con lo scopo di dare a chiunque la possibilità di esprimere il proprio pensiero. La censura sarà utilizzata solo nei confronti di chi cercherà di usare Sas Boghes per offendere. Su Sas Boghes troveranno spazio solo informazioni e notizie ben documentate. Ovviamente Sas Boghes porrà delle domande agli amministratori di Chiaramonti. Chiedere è lecito, rispondere è cortesia”.
Animati da questi propositi lodevoli, siete partiti lancia in resta e avete incominciato a mettere in pagina quel che vi premeva di far sapere. Con garbo e senza offendere; ma con voce ferma. I riscontri non sono mancati. Le risposte, sia pure firmate con nomi di fantasia, non si sono fatte attendere. Fatta eccezione per il Sindaco. Che, “per scelta libera e meditata” (me l’ha detto lui) non risponde a ciò che gli si chiede o gli si contesta sul web in ordine al suo modo di amministrare il nostro Comune. Dimenticando, ahimé!, che, per il Sindaco, dare risposte non è atto di cortesia, ma dovere civico, oltre che istituzionale. Insomma, un obbligo.
Francesco Diana, Danilo Puggioni, Francesco Satta, Ilaria Scanu, Deborah Sotgiu, Yuri Unali e Maddalena Urgias, mi rivolgo personalmente a voi. Perché siete il nucleo originario della redazione de Sas Boghes. Perché avete sottoscritto con nome e cognome le belle espressioni del relativo manifesto “politico-editoriale” (secondo la migliore accezione filosofica, naturalmente). Perché siete usciti coraggiosamente allo scoperto. Perché vi siete esposti, superando immancabili ansie di genitori preoccupati e consigli non sempre disinteressati di cosiddetti “amici”.
Io sono fra coloro che hanno creduto a quel che avete scritto in quel manifesto. Ho persino coltivato l’illusione che nel mio paese, così povero quanto a economia e cultura, si andasse formando una classe dirigente nuova, preparata, moderna, colta, motivata, capace di esprimere, nel futuro, amministratori con idee innovative, innamorati del proprio paese. Decisi a viverci stabilmente, condividendo gioie e pene, disagi e fatiche con la comunità che intendono amministrare.
Ma questo lungo silenzio è per me inquietante. Mi parrebbe addirittura foriero di cose brutte. Che penso; ma che non mi azzardo a esprimere. Perché (spes ultima dea) spero proprio di sbagliare. Ma vorrei che foste voi a confortare questa mia speranza. Che, seppure flebile, non mi abbandona.
Non deludetemi, non deludeteci, vi prego.
|
Toc, toc ! E’ permesso ?
Rilanciata con garbo e maneggiata con cura, la risposta, sempre a parer mio e per quel che può valere, potrebbe essere proprio all’interno di quelle dichiarazioni d’intenti formulate, forse in maniera affrettata, e innocente per alcuni, nelle note del 2 marzo e sottolineate e controfirmate , qualora non intese e chiare, il 26 marzo 2011.
Ma.... fino al 14 luglio!
E’ lecito opinare, o si fa peccato ? Se così fosse provvedo nell’immediato: Quia peccavi nimis cogitatione, verbo et opere: mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. Forza d’animo e audacia, ragazzi! Passate ora al piano B. La vostra è, senza dubbio, una tattica d'effetto e ben ideata.
Condivido quello che ha scritto, quindi sono solidale con i giovani che compongono Sas Boghes... se qualcosa non va si metterà a posto.
Da Salvatore quel de Milan inviato speciale Famiglia Patatu.