di Carlo Patatu
Al Consiglio comunale che s'insedierà domani pomeriggio, e segnatamente al Sindaco che ne coordinerà l'attività nel quinquennio appena iniziato, dedico come buon viatico il celebre discorso che Pericle fece agli Ateniesi, suoi concittadini, nel 461 a.C. Da allora sono passati quasi 2.500 anni. Ma le parole di quell'uomo straordinario sono sempre attuali. Sembrano scritte un'ora fa.
Chi era Pericle? Visse dal 495 al 429 a.C. e fu capo del partito dei democratici. Governò Atene dal 461 fino alla morte, avvenuta a seguito della peste che colpì la sua città nel 429 a.C. Sotto il suo governo, Atene visse uno dei periodi più splendidi della sua propria. Primeggiando nel campo della politica, dell'economia e, soprattutto, della cultura. Il Partenone fu edificato in quegli anni.
Naturalmente nemmeno Pericle fu immune da critiche, anche feroci, che i suoi avversari politici non mancarono di muovergli. Soprattutto quando, nel 451 a.C., introdusse una pesante restrizione sui diritti di cittadinanza: solo i figli di padre e madre ateniesi avrebbero goduto del diritto-privilegio di dirsi ateniesi. Quella disposizione, che faceva a pugni col concetto di democrazia, fu poi cancellata (pare) per favorire i figli naturali dello stesso Pericle. Insomma una legge ad personam. Anche allora!
Restano tuttavia intatte la bellezza e la modernità dei principi esposti nel suo famoso discorso, tramandatoci da da Tucidide (460-395 a.C.) e che riporto di seguito.
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Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri,chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.
E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.
Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.
Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così
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