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Com’è cambiata la mia chiesa! (VI e ultima parte) |
Scritto da Carlo Patatu |
Domenica 06 Gennaio 2013 00:00 |
Per via di un intervento di ristrutturazione per niente rispettoso e molto discutibile occorso negli anni Sessanta del Novecento di Carlo Patatu
Concludiamo la narrazione delle vicende inerenti alla chiesa parrocchiale, volgendo lo sguardo alle sue condizioni attuali, a quasi 125 anni dalla consacrazione.
Diciamo subito che l’aspetto odierno è soprattutto la risultante della ristrutturazione improvvida e infelice operata dal Comune negli anni 1965-1970. L’edificio ha subito un intervento corposo che ha modificato radicalmente taluni aspetti caratteristici della sua configurazione originaria. Il che è avvenuto nel silenzio colpevole della Soprintendenza ai Monumenti e nell’indifferenza generale di noi chiaramontesi.
Amministrazione comunale e parroco sono stati artefici di quelle scelte disastrose, avendo essi guidato la mano del progettista, di cui non ci sovviene più il nome. E che, a parer nostro, non merita di essere ricordato, avuto riguardo allo scempio prodotto col suo intervento infausto. Riteniamo, al riguardo, che l’ingegnere Domenico Cordella, autore del progetto primitivo della chiesa, abbia avuto più di un motivo per rivoltarsi nella tomba.
Ecco, in breve, cos’è accaduto all’interno dell’edificio:
· La pavimentazione in mattoni ottagonali di ardesia, legati da tronchetti quadrati in marmo di Carrara è stata sostituita con lastre rettangolari di un marmo anonimo che richiama la sala d’aspetto di una stazione ferroviaria. Sia detto col dovuto riguardo per questa. · L’area absidale è stata allungata smantellando la elegante balaustra di marmo bianco (dov’è andata a finire?) e tamponando gli accessi alla sagrestia (sulla sinistra) e, sul lato opposto, alla saletta riservata per antico privilegio alla confraternita Santa Croce. · Smontati e distrutti i due archi rivestiti di marmo istoriato che collegavano entrambi i lati dell’edicola dell’altare maggiore con le pareti dell’abside e sui quali troneggiavano le statue di Gesù (a sinistra) e di Maria (a destra). · Smantellato il bel pulpito marmoreo istoriato e la relativa scala di accesso, a chiocciola con struttura portante e ringhiera in ferro lavorato, avvolgenti la seconda colonna di destra. Collocato come ambone in cornu evangelii, qualche anno fa il pulpito è stato rimontato sul sito originario. Ma la scaletta di accesso no. Scomparsa durante i lavori, ha preso altra strada. Probabilmente impreziosisce qualche villa del Sassarese. · Sono state rimossi i due baldacchini artistici con cornici in ottone dorato; sormontavano rispettivamente l’altare maggiore e il pulpito. Dove siano andati a finire resta tuttora un arcano. · Gli accessi alla sagrestia e alla saletta della confraternita sono stati realizzati ex novo sulle pareti che fronteggiano chi percorre le due navate. Da qualche anno è stato riattivato alla bell’e meglio l’antico ingresso alla sagrestia. Ma le porte originarie, in legno di castagno finemente lavorato, sono parimenti scomparse, sostituite da infissi di linea anonima e di nessun valore storico. · Il fonte battesimale, e non se ne comprende la ragione, è stato chiuso all’interno di una brutta cancellata di ferro. Realizzata a mo’ di mandria. · È stato abbattuto il primo altare della navata destra, già dedicato a San Giuseppe e a Santa Lucia. Il motivo di tale intervento è rimasto ignoto e del tutto incomprensibile alla comunità parrocchiale. Successivamente è stato praticato, in quell’area, un accesso secondario riservato ai disabili. · Sono state rimosse, e portate chissà dove, la bussola originaria in pino rosso e la monumentale cantoria, realizzata in legno nel 1900 su progetto dell’ingegnere Eugenio Serra. Insieme alla cantoria ha preso il volo pure l’organo ottocentesco laccato e ornato di fregi artistici. · Sono state tranciate di netto le predelle marmoree dei quattro altari laterali residui. Perché mai? Nessuno, nemmeno gli amministratori comunali del tempo, hanno saputo spiegarne il motivo. · È stato fatto sparire l’artistico catafalco ligneo laccato bianco con modanature dorate, munito di due scalette laterali delimitate da balaustre e di quattro colonne tortili che sorreggevano un baldacchino molto elaborato. Quella specie di ara, montata all’occorrenza al centro della chiesa, accoglieva la Virgo dormiens durante la settimana del Ferragosto. Stando ai “si dice”, don Virgilio Businco, l’ex parroco destinato di recente a curare la parrocchia San Sisto-San Donato di Sassari, avrebbe già avviato la pratica per il restauro di tale manufatto, ritrovato in pessimo stato di conservazione in un magazzino umido, sotto la sagrestia. · Sono pure scomparse le tradizionali sedie impagliate con inginocchiatoio, già collocate nell’area compresa fra i banchi e la balaustra. Come pure nulla si sa della ricca tappezzeria in damasco rosso che, nelle grandi occasioni, ricopriva per intero le pareti dell’abside. Né si ha notizia dei lampadari di cristallo pendenti dal soffitto. Restano tuttora visibili le carrucole che li sostenevano, già collocate sulle volte e sugli architravi della chiesa.
Così va il mondo...
Riteniamo di non avere dimenticato alcunché. Nell’ipotesi negativa, chiediamo soccorso ai lettori.
Si può rovinare in tal modo una chiesa con un solo intervento? Certo che si può. Lo hanno fatto. Al Comune, al parroco, al progettista e all’impresa appaltatrice l’opera è riuscita. Purtroppo. Hanno impiegato quasi cinque anni, è vero; ma ce l’hanno fatta.
Ai chiaramontesi resta il danno. Col carico di riflettere su certa nostra indifferenza atavica e sulla mania inveterata di lasciar fare agli altri. Specie se forestieri; meglio se digiuni delle nostre consuetudini, delle nostre tradizioni, della nostra storia.
Peggio per noi.
6 - Fine |
Ultimo aggiornamento Sabato 30 Aprile 2016 16:06 |