Home » Tradizioni e Leggende » A s’immurti immurti oppure Halloween?

Immagini del paese

Mulino a vento 5.JPG

Statistiche

Tot. visite contenuti : 10910656

Notizie del giorno

 
A s’immurti immurti oppure Halloween? PDF Stampa E-mail
Valutazione attuale: / 6
ScarsoOttimo 
Lunedì 31 Ottobre 2016 00:00

di Carlo Patatu

A s’immùrti immùrti, quando Halloween era una parola sconosciuta.

Da bambino, nel pomeriggio della vigilia di Ognissanti, coi miei compagni di giochi battevo le strade del paese. Una per una, coscienziosamente e con un sacchetto in spalla; in genere una federa di guanciale.

Si bussava alle porte scandendo in coro: "A s'immùrti immùrti!", contrazione del motto "pro sos mòrtos bòstros[i]". Che, grosso modo, stava a significare: in suffragio dei vostri defunti. In altri paesi dicevano (dicono) "Su mòrtu mòrtu"[ii]. In breve: offriteci qualcosa in memoria dei cari estinti e a sollievo della loro anima.

Un po’ tutti si aspettavano quella visita. Non senza borbottare, talvolta; ma rispondendo ugualmente solleciti all’invito. Senza farsi pregare ulteriormente, chi apriva l’uscio offriva fichi secchi, noci, mandorle e castagne. Più raramente dolci casarecci: pabassìnos[iii], gallèttas[iv], còzzulos de pistìddu[v].

Ci scappava pure qualche moneta da una sesìna[vi] o giù di lì. Ma ricevere in regalo del danaro era del tutto eccezionale. Di soldi non se ne vedevano molti in giro. La mancia non era d’uso, da queste parti.

Insaccati i doni, un saluto frettoloso e via! A proseguire il giro. Fino al calar del sole. Rientravamo a casa per la divisione del raccolto, coi sacchetti gonfi di quel ben di dio. Così ci pareva, in tempi di povertà generalizzata e privazioni diffuse.

Durante la guerra, ma anche negli anni immediatamente successivi, la consuetudine di andare per le case alla vigilia de Sos Sàntos[vii] era molto sentita. E puntualmente rispettata. Per i bambini, poi, era una festa. In una stagione in cui caramelle, gelati, pasticcini e cioccolato li si vedeva soltanto illustrati sui libri di scuola e sul “Corriere dei Piccoli”, poche càrigas (fichi secchi), qualche prunàlda (prugna secca), chìmbe mèndulas e tres nùghes (cinque mandorle e tre noci) erano quanto di meglio si potesse desiderare.

Un lusso.

Oggi i bambini vanno ancora a chiedere "s'immùrti immùrti". Ma non sono in tanti; né mostrano di andarci con l’allegria, l’entusiasmo e la spinta emotiva di un tempo.

In giro se ne vedono ogni anno di meno. Bussano alle porte privi dei tradizionali sacchetti bianchi, sostituiti da zainetti multicolori, eleganti, griffati e... costosi. Niente raccolta collettiva: ciascuno ha il suo.

La frutta secca non va di moda. Qui non se ne produce più. Ci siamo ridotti a importarla da Tunisia e Marocco. E poi le nuove generazioni, al posto dei fichi secchi, preferiscono di gran lunga qualche euro di mancia.

Il tempo passa e travolge ogni cosa, consuetudini comprese.



[i] Per l’anima dei vostri morti.

[ii] Per il morto morto.

[iii] Papassine.

[iv] Gallette, biscotti fatti in casa.

[v] Dolcini fatti con pasta e sapa d’uva.

[vi] Un centesimo di lira.

[vii] Ognissanti.

Ultimo aggiornamento Lunedì 31 Ottobre 2016 00:39
 

Aggiungi un commento

Il tuo nome:
Indirizzo email:
Titolo:
Commento (è consentito l'uso di codice HTML):