Con offerte da tutto il mondo - Concorso di fedeli alla festa in onore della patrona - Cavalli e automobili
La Nuova Sardegna – 5 Giugno 1968
I chiaramontesi, da lunghi anni, venerano con particolare devozione Santa Giusta, la cui chiesa è posta in un'amena vallata, ricca di verde e di freschissime acque.
La venerazione è tanto grande che la festa viene celebrata per ben due volte l'anno: l'ultima domenica di maggio e la prima domenica di settembre.
Nei tempi andati, quando le automobili non c'erano ancora o erano un lusso concesso a pochi privilegiati, i nostri nonni andavano a Santa Giusta a cavallo, portando ricche bandiere a mo' di lancia in resta e le proprie belle in sa groppera; anzi, sovente era questa l'occasione per festeggiare il fidanzamento.
Poi, al ritorno, era d'obbligo entrare in paese al galoppo o, per i più abili, lanciando i cavalli in una corsa sfrenata. Per il vincitore c'erano gli applausi e l’ammirazione dei chiaramentesi del buon tempo antico. I quali si riversavano tutti a s’Istradone per applaudire i propri beniamini, per sostenerli e incitarli anche a ripetere il finale della corsa, se necessario. Tutti coloro che erano appiedati andavano alla festa il giorno della vigilia, mentre la domenica se ne stavano in paese ad attendere i cavalli e a far congetture e pronostici su chi sarebbe arrivato per primo.
Che emozione!
Ricordo i tempi della mia prima infanzia, quando a mezzogiorno mio padre mi portava allo stradale per assistere allo spettacolo. Tutti ci sentivamo come inebriati dalla corsa e, siccome conoscevamo bene i cavalli e i cavalieri, più che spettatori ci sentivamo anche noi protagonisti dell'avvenimento.
Poi sono venuti la guerra, il dopo-guerra, la ricostruzione, la crisi, la nuova espansione economica e, con essa, il fenomeno della motorizzazione. Che ha fatto sparire i cavalli. Però la festa di Santa Giusta è rimasta per noi la più cara e la più bella fra tutte. Una cosa è cambiata: il mezzo di locomozione. Oggi, infatti, vi andiamo in macchina, anziché a cavallo.
Intanto, col passare degli anni, la chiesa era diventata vecchia e pericolante; aveva bisogno di urgenti e costose riparazioni. Non si poteva lasciarla cadere, dato che essa, per molte ragioni, è sempre stata la più cara al nostro cuore. Un comitato, costituito e presieduto dal sindaco cav. Gerolamo Casu, ha provveduto a inviare a tutti i chiaramontesi, compresi quelli residenti all'estero, un appello per la raccolta dei fondi necessari a restaurare la chiesetta.
Le adesioni sono state numerosissime, anche dai continenti più lontani. Sono stati raccolti ben cinque milioni e duecento mila lire, dei quali due milioni sono stati donati dalla Cassa di Risparmio di Torino per interessamento del nostro compaesano comm. Gigi Carta che, a titolo personale, ha offerto il portone nuovo. È stato così possibile rifare l'intero tetto, una delle volte, che era pericolante, e gli intonaci interni ed esterni. Perciò sabato scorso, quando un lunghissimo corteo di automobili, che i carabinieri hanno ordinato e disciplinato con un servizio impeccabile, ha riaccompagnato il simulacro di Santa Giusta nella sua chiesa rinnovata, tutti hanno potuto constatare con orgoglio che le offerte dei chiaramontesi sono state spese con profitto.
I membri del comitato mi dicono che è nelle loro intenzioni costruire una casetta per il custode e ampliare il sagrato, per consentire il parcheggio dei numerosi automezzi. Tali lavori richiederanno una spesa di circa due milioni. Poiché finora sono stati spesi quattro milioni e ottocentomila lire, il comitato ha bisogno ancora di un milione e seicentomila lire circa per completare l'opera. Con un altro piccolo sforzo riusciremo a fare anche questo.
Sono certo d'interpretare i sentimenti dei miei compaesani, ringraziando pubblicamente i membri del comitato, che si sono accollato un sì gravoso compito; Gigi Carta per primo e, per suo tramite, la Cassa di Risparmio di Torino. Infine, tutti quelli che, con le offerte o in altro modo, hanno reso possibile il restauro della chiesa di Santa Giusta.
A questo punto, farei una cosa: dato che l'automobile, questo mostro di cui oggi quasi tutti siamo purtroppo schiavi, è diventata un po' la protagonista della festa campestre, perché non intitolare Santa Giusta patrona degli automobilisti di Chiaramonti?
È un'idea lanciata così, alla buona, che sottopongo all'attenzione di quanti vogliono prenderla in considerazione. L'imponente afflusso di pubblico di sabato scorso lascia credere che un'iniziativa del genere avrà gran successo.
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