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Scorreggiando ad Asiago |
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Domenica 01 Aprile 2018 21:47 |
Un passatempo divertente per trascorrere il tempo libero durante un corso ministeriale di aggiornamento di Carlo Patatu Correva l’anno 1965. A lezioni terminate, decisi di partecipare ad Asiago a un corso di aggiornamento per docenti sui nuovi mezzi di comunicazione nella Scuola (cinema, tv, teatro, etc.) promosso dal Ministero della Pubblica Istruzione.
Con me altri tre colleghi, che furono anche compagni di scuola: Gianni Sechi, Giovannino Marruncheddu e Pietro Piras. Con quest’ultimo, a corso ultimato, proseguii il viaggio con tenda e sacco a pelo a visitare Jugoslavia, Bulgaria, Turchia e Grecia. Rientrai in Sardegna il 1. Settembre. Devo premettere che, da studente, facevo parte della redazione di un giornaletto scolastico, Il Grillo. Mi dilettavo, allora, a riscrivere le poesie dei classici italiani, adattandole a una particolare situazione. La cosa mi riusciva non male, i lettori apprezzavano. Circolava fra gli studenti, negli anni Cinquanta del Novecento, un poemetto satirico intitolato La scorreggia attraverso i secoli. Ebbene, nel corso di uno dei pomeriggi trascorsi sull’Altopiano di Asiago, standomene all’ombra ristoratrice di un abete, insieme a Gianni Sechi venne l’idea di riprendere quella saga della scorreggia, adattandola ai personaggi che frequentavano il corso e l’albergo che ci ospitava. Compresi i compagni di viaggio, naturalmente. Ne nacque il componimento che segue, a rima baciata, del quale non ho smesso ancora di vergognarmi un po’. E che, data la mia età attenuatrice dei freni inibitori, ora mi piace condividere con chi frequenta questo blog. La composizione fu da me letta in albergo agli ospiti durante un allegro dopo cena. Gli spettatori l’accolsero con simpatia, risate e applausi. Chiedendone e ottenendone copia. In omaggio, naturalmente.
Le scorregge sull’Altopiano di Asiago
Ad Asiago son venuti magri, grassi ed occhialuti, numerosi educatori; per sentir dai superiori del supremo Ministero della scuola il giusto e il vero. Si son dette molte cose, un po’ belle un po’ noiose, su pellicole ed attori, soggettisti e proiettori. Ma noi non vogliam parlare delle cose al Prini[1] care; qui vogliamo invece dire di scorregge a non finire che, potenti come tuoni, oppur dolci come suoni, si sentivan tutto il giorno con un’eco di ritorno. Signor Bruno albergatore scorreggiava a tutte l’ore e la moglie, poverina, scorreggiava un po’ in sordina. Il buon Prini, spesse volte, le faceva a briglie sciolte; mentre, assiso sul palchetto atteggiandosi a bulletto, con dei colpi acuti e schietti scorreggiava il pio Tognetti[2]. L’ispettore Gabrielli annusava or questo or quelli e, per stare in compagnia, scorreggiava in sintonia. La famiglia delle Gambe[3] (tre persone alquanto strambe!) scorreggiavano tra loro come oran frati in coro e, da buoni religiosi, emettean suoni graziosi. Ma la dolce Mariolina[4], con la grazia sua divina, ogni tanto, come in volo, si esibiva in un a solo. E nel mentre i nostri eroi già scorreggian come buoi, nell’ingresso, in libreria, c’è una donna antica e pia[5] che scorregge ne fa venti mentre vende abbonamenti. C’è un severo monsignore[6] che scorreggia in do minore, mentre verso il ristorante accompagna, assai galante, la mammetta sua operosa che scorreggia senza posa. Con un suono grave e tetro, scorreggiava Piras Pietro, quando udia che Gianni Sechi[7] scorreggiava di sottecchi. Giovannin[8] tutte le sere chiacchierava col sedere: con i suoni del violino scorreggiava nel mattino, mentre invece a mezzogiorno scorreggiava a suon di corno; nelle ore del meriggio produceva un suono grigio che asfissiava, mano mano, tutto quanto l’Altopiano. Sonnecchiando, senza fretta, scorreggiava la Paoletta[9] e la mamma sua, frattanto, innalzava un tristo canto, mentre in giro le scorregge le spargeva come schegge. La dolcissima Maria scorreggiava per la via e la gente ch’era avante le annusava tutte quante. Con incerto suon di canna, sonnecchiava calma Gianna, diffondendo a lei vicino un leggiadro profumino. Con maniere alquanto strane scorreggiavan le toscane: le scorregge di Carmela pur spegnevan la candela; mentre Anna bella grassa, facea il suon della grancassa. Giovannina e la Romana, che l’usanza aveano strana di cambiarsi a tutte l’ore per sembrar vere signore, scorreggiavan sera e mane come due vecchie befane e nessuno, in pantaloni, ascoltava i loro suoni. Lentamente e da lontano scorreggiava il grossetano ed i suoni suoi innocenti eran sempre balbuzienti. Scorreggiavano fra loro i maestri tutt’in coro e del corso i segretari, ignorando anche gli orari, scorreggiavan pur di notte con le canne fiacche o rotte. Scorreggiava Asiago intera da mattino fino a sera. Nelle gole aspr’e infide scorreggiavan pur le guide. Rintronava da lontano tutt’intorno l’Altopiano. Dopo quanto ho qui descritto, io ritengo a buon diritto che a me pure sia concesso scorreggiare fuor dal cesso. Perciò vado in un momento a lanciar scorregge cento.
Asiago, 8 Luglio 1965.
[1] Il dott. Prini, direttore del corso. [2] Uno dei docenti specialisti che svolgevano le relazioni. [3] Tre sorelle zelanti dal carattere singolare, le quali frequentavano il corso con molti impegno. [4] Una delle tre suddette. [5] Un’anziana signora che, all’ingresso del salone, presidiava un banchetto per la vendita di libri e riviste inerenti ai temi del corso. [6] Il monsignore era in vacanza insieme all’anziana madre. [7] Pietro Piras e Gianni Sechi, i colleghi compagni di viaggio. [8] Giovannino Marruncheddu di Semestene, gran chiacchierone. [9] Paoletta, Maria, Gianna, Carmela, Anna, Giovannina, la Romana, college conosciute ad Asiago. |