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PD: tutti a casa! |
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Lunedì 09 Luglio 2018 12:59 |
di Carlo Patatu Anche l’ultima assemblea del PD si è sciolta con un nulla di fatto. Si, è vero, hanno deciso di lasciare Martina dove sta, a fare lo spaventapasseri in attesa di un’altra assise, da celebrarsi in Primavera per tenere le primarie e quindi il sospirato congresso. Ma i partecipanti se ne sono tornati a casa con un pugno di mosche. Anche stavolta abbiamo assistito a una sorta di rissa da ballatoio (brigas de funtana, diciamo da queste parti), tutti contro tutti, in assenza di uno straccio di idea da mettere in campo per tentare di ridare slancio al partito, ormai boccheggiante. C’era chi se la prendeva con Renzi, colpevole assoluto di averci portati a sbattere, al disastro che è sotto i nostri occhi. C’era poi chi sparava alla cieca sul mucchio e chi se ne stava prudentemente in silenzio, in attesa di un Godot che, a quanto pare, non ne vuole sentire di materializzarsi all’orizzonte. E c’era pure chi, conversando confidenzialmente con gli amici, accennava a un qualcosa come rinascita o addirittura superamento del PD attuale.
Insomma, nessuno vuole accollarsi responsabilità di sorta. La culpa è vaggiana, dicono in Gallura. La colpa è rimasta zitella, perché nessuno se la vuole sposare. Ovviamente, il problema non è solo Renzi, con la sua arroganza insopportabile, il suo ego smisurato e la sua assoluta incapacità di ascolto, di fare squadra, di parlare al plurale. Si può peccare in più modi, m’insegnarono alle lezioni di catechismo. Tanti anni fa, ahimé! Si può peccare con parole, opere e omissioni. E cioè dicendo o facendo qualcosa; ma anche tacendo o non muovendo un dito. Ecco, nel PD hanno sbagliato molto sia Renzi (soprattutto) che quelli del suo satellizio, adusi a chinare il capo ad ogni suo starnuto. Ma anche quelli della cosiddetta minoranza, che si sono limitati al solo esercizio del diritto di mugugno. I Franceschini, i Gentiloni, gli Orlando, i Richetti, i Martina, gli Emiliano e tanti altri hanno fatto la faccia feroce, in qualche occasione; ma mai hanno assunto posizioni critiche decisive; magari mettendo in discussione la propria partecipazione al Governo con la rinuncia alle rispettive poltrone ministeriali o presidenziali. Da qui il loro peccato di omissione. Per tacere dei Bersani, dei Rossi e degli Speranza, Grasso, Epifani e Civati, che hanno preferito darsela a gambe, alla ricerca di miglior fortuna. Che poi non hanno trovato. Ora si sente cianciare da più parti che occorre rifondarlo il PD; oppure che, scavalcandolo, si dia corpo a qualcos’altro di cui non si conoscono i contenuti, i principi fondanti, le idee sulle quali richiamare a dar battaglia il Popolo della Sinistra. Che non è andato al cimitero. Bene. Ma ciò potrà farsi soltanto partendo da una presa d’atto, per quanto dolorosa e sgradevole, delle sconfitte sonore subite nell’ultimo biennio, dei motivi che le hanno determinate e dei responsabili che le hanno prodotte. Anzi quasi le hanno volute e perseguite con pervicacia e impegno degni di miglior causa. Fatto questo e messi in campo idee e programmi, non è nemmeno pensabile pretendere che a illustrarli al Popolo e a chiederne la condivisione siano le stesse facce di chi ha provocato il disastro. Di coloro, cioè, che hanno fatto danni parlando e operando; ma anche di coloro che che, lasciando fare, hanno peccato di omissione. Da qui l’invito pressante: tutti a casa! Vita nuova con progetti nuovi e, soprattutto, con facce nuove. Chi ha fallito deve starsene fuori. Diversamente saremmo punto e a capo. Continuerebbe a vincere il Gattopardo. |
Carlo, ho deciso di non comprare più il Corriere della Sera che leggo per via di Massimo Franco, Antonio Polito etc..etc.. Preferisco leggere e sentire te.
Ciao Bruno.
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La cosa, se vera, mi lusinga non poco. Anche se mi dispiace per il Corrierone. (c.p.)