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La “Siciliana” ora è chiaramontese |
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Lo stabilimento caseario sorto nei primi anni Sessanta del Novecento è stato rilevato da privati, vincitori di un’asta pubblica indetta dal Tribunale dopo il fallimento della Cooperativa San Giuseppe di Carlo Patatu Quello che fu il caseificio della “Siciliana Pecorini – Chiaramonti”, già dell’accoppiata Fumera-Puglisi Cosentino e successivamente della “Cooperativa San Giuseppe” è passato nelle mani di Giovannino Cossiga e dei figli Giuseppe ed Erika, titolari dell’officina meccanica e centro revisioni “Cossiga Motors”. I nuovi proprietari lo hanno rilevato partecipando all’asta indetta dal Tribunale a seguito del fallimento della cooperativa. In quel complesso non confluiranno più autocisterne cariche di latte da trasformare in formaggio e ricotta, ma autoveicoli da riparare e controllare. E forse qualcosa d’altro.
Se mal non ricordo, fu completato nel 1962 e in quell’anno la società avviò la produzione. Con un successo iniziale senza precedenti. Dotato di strutture e macchinari di ultima generazione, disponeva di un apparato organizzativo che vedeva al vertice i due proprietari. Quindi, a discendere, il direttore dott. Luciano Mosso, cui facevano capo i responsabili dei tre settori dell’azienda: il perito chimico Castellani alla sala lavorazione, “Zio Matteo” (siciliano di Castellammare del Golfo) sovrintendeva alle cantine e il rag. La Magna, originario di Giarre (CT), aveva la responsabilità dell’apparato amministrativo. Lo stabilimento era in attività giorno e notte, con tre turni di lavoro e decine di migliaia di litri di latte che confluivano quotidianamente in dodici capienti caldaie. La produzione fece un salto di qualità, segnatamente in una marcata diversificazione del prodotto, fino ad allora limitato al solo pecorino romano. Oltre un centinaio fra operai, impiegati, trasportatori e manutentori avevano trovato in quell’iniziativa un lavoro sicuro e, in gran parte, a tempo indeterminato. Molti di essi provenivano dai paesi viciniori. Chiaramonti, da sempre paese di emigranti, in quel periodo conobbe l’immigrazione. In breve: la “Siciliana Pecorini” fu per questo paese come la Fiat per Torino.
Da qui le numerose aste che, nel tempo, si susseguirono sempre al ribasso, ma in assenza di acquirenti, mentre i diversi locali di quello che fu un caseificio di successo mostravano già segni evidenti di abbandono e degrado. Ora la bella notizia: quella struttura è di proprietà di chiaramontesi. Si tratta di migliaia di metri quadri di superfici coperte e ancor più di aree all’aperto. I Cossiga hanno passato il Rubicone e, con un atto di coraggio che gli fa onore, si sono imbarcati in un’impresa che si presenta con prospettive interessanti e che, di certo, porterà benefici al paese. La vasta area e gli edifici in abbandono saranno finalmente curati a dovere. Con soddisfazione generale. Così come avverrà di certo per lo stabile che fu del “Gruppo Pastori” in viale Marconi. A tempo debito, i nuovi proprietari vi trasferiranno l’officina e il centro revisioni auto, potendo così godere di spazi immensi e di locali spaziosi per il magazzino. Ma con la possibilità di ospitarvi nuove attività per iniziative proprie o di altri. Staremo a vedere. Intanto registriamo positivamente che, anche da queste parti, qualcosa si muove, qualcuno ha il coraggio di osare. Non tutto è perduto. La speranza è dura a morire. Al momento ci complimentiamo con gli imprenditori Cossiga, ai quali vanno i nostri fervidi voti augurali perché il loro sogno si avveri e abbia successo. Un successo che, lo ribadiamo, sarà un po’ anche di questa comunità. Che ne ha bisogno.
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