Natale 2018 e Anno nuovo 2019

di Carlo Patatu

Auguro ai nostri lettori una buona Pasqua.

Gli auguri, si sa, non possono modificare di un millesimo gli eventi che si svolgono e quanto accade o accadrà intorno a noi. Ma allora perché li facciamo? Perché continuiamo a scambiarceli con modalità diverse e secondo consuetudini che cambiano sia nel tempo che nello spazio?

Lo facciamo perché vorremmo dare corpo alle nostre speranze, ai nostri sogni e, talvolta, alle nostre utopie. Che non devono abbandonarci mai. E poi, diciamocelo, lo scambio di voti augurali vuole essere anche un pretesto per contattare persone con le quali, ordinariamente, non pratichiamo contatti frequenti. Come ci piacerebbe fare. Come dovremmo fare.

Inoltre c’è anche la forza della consuetudine, che c’impedisce di starcene in solitudine e per conto nostro. Negli anni ormai lontani della mia infanzia e della mia adolescenza, gli auguri erano accompagnati dal pacco di dolci che le nostre mamme si premuravano di confezionare con largo anticipo. Alle persone lontane erano riservate le ormai scomparse cartoline, con indirizzi e messaggi vergati a mano.

In ogni caso, con l’invito a riflettere sulla poesia che segue, ancora tanti auguri di buona Pasqua.

Buona Pasqua, di Albert Camus (1913-1960)

Non camminare davanti a me
potrei non seguirti;

non camminare dietro di me,
potrei non sapere dove andare.

Cammina a fianco a me
e sii per me un amico!