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L’Italia si è consegnata a Salvini PDF Stampa E-mail
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Mercoledì 29 Maggio 2019 10:21

Il responso popolare ha dato ragione a chi predica un’Italia incattivita, sovraffollata d’immigrati violenti, ladri e stupratori; un’Italia la cui civiltà starebbe per soccombere dinanzi ai nuovi barbari invasori

di Carlo Patatu

E così l’Italia, per lo meno la parte che è andata a votare, si è affidata a Salvini, ai santi protettori dell’Europa da lui invocati e alla Madonna, cui il Ministro dell’Interno ha affidato la vita propria e la nostra. Senza peraltro chiedercene il consenso.

Mi verrebbe da dire, mutuando Shakespeare: che epoca terribile quella in cui degli idioti governano dei ciechi. Ma non lo faccio. Non lo faccio perché rispetto le regole democratiche: chi vince alle elezioni ha ragione. Sempre. È vero: la democrazia porta con sé qualche inconveniente. Tant’è che Chuchill amava ripetere: è stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora. Ma questo passa il convento. Altro non c’è.

A riprova di ciò posso ricordare che l’unico atto democratico di Ponzio Pilato fu quello di affidare al responso popolare, a Gerusalemme, le sorti del povero Cristo e del delinquente Barabba. La folla, democraticamente, mise in croce il primo e mandò libero il secondo. Anche ad Atene, culla della democrazia, l’agorà condannò forzosamente Socrate, il quale fu giudicato eretico soltanto perché incitava i propri allievi a conoscere se stessi, non mancando di sottolineare che egli, Socrate, sapeva di non sapere. Eppure il verdetto popolare gl’impose di bere la cicuta.

Posso io esprimere un giudizio negativo nei confronti di chi, votando, si è espresso in un modo che a me non piace? No, non posso e non voglio farlo. Accetto preoccupato il responso uscito dalle urne e m’inchino dinanzi alla volontà popolare. D’altronde, se la gente ha creduto a Salvini e alle sue sparate mirabolanti condite con ostensione di Vangeli e baci di rosari, una ragione ci deve pur essere. E su questo dobbiamo meditare tutti.

Il Ministro dell’Interno, grazie anche alle sue doti squisite di ottimo comunicatore, ha raccontato un’Italia che non esiste. Un’Italia assediata da orde d’immigrati stupratori, ladri, violenti e pronti a sopraffarci con la loro cultura e le loro consuetudini. Il che, depurata la questione da episodi innegabili di violenza, non è vero. Noi siamo un popolo accogliente, cortese, civile, pronto a dare una mano e a comprendere chi ha bisogno. Inoltre siamo un popolo che si è fatto grande anche emigrando in massa nelle lontane Americhe, nel nuovo mondo e dovunque ci fosse l’occasione di utilizzare le braccia e il cervello.

Ma a Salvini un altro merito occorre riconoscerlo: ha un’idea di comunità nazionale. Che può piacere oppure no (a me non piace); ma ce l’ha e la porta avanti con una determinazione a mio modo di vedere degna di miglior causa. Di fronte al profluvio salviniano annunciante pericoli e cataclismi a non finire, stanno invece l’Armata Brancaleone dei pentastellati in perenne stato confusionale e il PD che, dopo l’accidente occorsogli l’anno scorso, è ancora in camera di rianimazione. Dà qualche segno di vita, è vero, ma ha bisogno ancora di tempi non brevi per rimettersi in salute e rimontare in sella. Sempre che i capibastone non riprendano a beccarsi fra loro.

Che accadrà?

Non so dire se non che sono preoccupato. Lo spread sta veleggiando verso i 300 punti base, il che significa che chi ci presta il denaro di noi si fida ogni giorno di meno. E qui l’Europa e i cosiddetti poteri forti non c’entrano un bel niente. Siamo onerati da una montagna di debiti, per cui i nostri finanziatori ci guardano con sospetto. E non hanno tutti i torti. In ogni caso, aspettiamo lo svolgersi degli eventi, confortati dal ricordo che abbiamo vissuto tempi ben peggiori di questo.

Facciamoci gli auguri e incrociamo le dita.

 

 

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