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La conquista della Luna e la fine dei sogni PDF Stampa E-mail
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Venerdì 19 Luglio 2019 12:47

Cinquant’anni fa l’uomo metteva piede sul nostro satellite amato, sognato, invocato, fonte d’ispirazione, nei secoli, di poeti e prosatori; ma anche di autori di canzoni di successo che hanno accompagnato la nostra giovinezza e non solo

di Carlo Patatu

Il 20 Luglio di mezzo secolo fa, gli astronauti Neil Armstrong ed Edwin Aldrin conquistarono la Luna.

«Questo è un piccolo passo per un uomo, un gigantesco balzo per l'umanità». Così il primo, certamente emozionato, salutò quel momento storico.

Si sa che ognuno di noi ricorda perfettamente dov’era e cosa faceva nel momento in cui apprendeva una notizia che destava un’emozione profonda. Fu così per me quando ricevetti il primo sì da una ragazzina che mi aveva stregato il cuore e che avevo inseguito per mesi. Ma ciò accadde anche quando la radio annunciò l’attentato al presidente John Kennedy e, molti anni dopo, l’assassinio di Falcone e l’assalto alle torri gemelle di New York.

Non diversamente andò quando appresi dello sbarco dei primi uomini sulla Luna. La sera del 20 Luglio 1969 mi trovavo a Santa Teresa di Gallura, a godermi un mese intero di vacanza. L’ultima fatta da scapolo. In compagnia di amici e amiche, venni a sapere dell’impresa mentre gustavo il gelato squisito di una gelateria artigianale in piazza Vittorio Emanuele. Grande meraviglia, ovviamente, ed emozione immensa. Con seguito di chiacchiere e commenti non sempre appropriati.

Passata la prima fase della sbornia emotiva, altri pensieri affollarono la mia mente mentre mi crogiolavo al sole nella spiaggia di Capo Testa. La Luna, musa ispiratrice di poeti, letterati e musicisti in ogni tempo e in ogni dove, una volta profanata dal piede umano, non aveva forse perduto il proprio fascino, quell’alone di mistero che, da sempre, l’aveva resa affascinante e arcana agli occhi dell’uomo?

A uno dei due intrepidi astronauti, Edwin Aldrin, dopo essersi guardato attorno, scappò questa frase: “Magnificent desolation! Magnifica desolazione”. Il che la diceva lunga sul deserto squallido e monotono sul quale aveva appena messo piede. All’orizzonte, invece, faceva capolino la nostra vecchia Terra di un azzurro intenso striato da macchie candide di nuvole. Tutt’altra visione.

Eppure tanti sommi poeti avevano fantasticato sulla Luna. Ma sempre guardandola da lontano.

Leopardi l’aveva definita graziosa, diletta e silenziosa, osservandola dal verone del paterno ostello in una notte dolce, chiara e senza vento, mentre sorge la sera e va, contemplando i deserti, indi si posa sovra i tetti e in mezzo agli orti. D’Annunzio, il Vate, aveva colto l’attimo in cui essa altro non era se non una falce di luna calante che brillava sull’acque deserte. Anche Papa Giovanni l’aveva chiamata in causa, la sera della inaugurazione del concilio ecumenico Vaticano II. Affacciatosi al balcone per salutare la folla in piazza San Pietro e volto lo sguardo al cielo, esclamò: “Si direbbe che persino la Luna si è affrettata stasera, osservatela in alto, a guardare questo spettacolo…”.

Mi tornavano alla mente le tante canzoni dedicate al nostro satellite. L’affascinante Blue mon interpretata magistralmente da Mina. Tu Luna Luna tu, Luna caprese, portata al successo da Peppino di Capri. Guarda che luna!, cantata con voce roca da Fred Buscaglione. Luna rossa lanciata da Claudio Villa. Spunta la Luna dal monte dei Tazenda. Luna marinara con la voce malinconica di Carlo Buti e poi ripresa da Luciano Tajoli. Infine Verde Luna della fascinosa Rita Haywort fu la colonna sonora dell’indimenticabile film Sangue e arena.

Con tali pensieri e di questo passo, andai avanti ancora un bel po’.

Mi chiedevo e chiedevo ai miei amici: ma insomma, ora che l’uomo ha calcato quelle polveri fino a oggi misteriose, la Luna graziosa, pallida, rossa, verde, diletta perderà definitivamente il fascino col quale l’avevamo guardata da quaggiù e da sempre? Rischiava, quella palla dalla luce fioca, di apparirci come un deserto senza colori, un mondo grigio non più seducente e incantevole?

La Scienza, nella sua marcia sempre più impetuosa e inarrestabile, brucia traguardi e miti. Uno dietro l’altro. Ci toglierà, dunque, anche le fantasticherie che abbiamo fatto finora sulla Luna? E, con queste, i tanti sogni sognati a occhi aperti, guardandola nelle notti dolci, chiare e senza vento di marca leopardiana?

Non ci voglio, non ci posso credere. Anche perché mi viene in soccorso Giuseppe Ungaretti, il quale affermava che “…ogni uomo ha desiderato da sempre conquistare la luna… oggi è stato raggiunto l’irraggiungibile, ma la fantasia non si fermerà…”.

E così sia.

 

Nota: un inconveniente tecnico m'impedisce, spero temporaneamente, di mettere in pagina nuove immagini. Me ne scuso con i lettori.

 

 

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