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Il Partito dei Resistenti PDF Stampa E-mail
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Venerdì 16 Agosto 2019 00:00

L’eventualità di sciogliere in anticipo il Parlamento fa venire l’orticaria a gran parte dei deputati e senatori - Come dar torto ai tanti miracolati che siedono immeritatamente a Palazzo da un anno appena? Sanno bene che la fortuna non bussa due volte

di Carlo Patatu

Ma sì, andiamo a votare! Subito! Noi non abbiamo paura! Rimettiamoci al giudizio degli elettori! Senza perdere altro tempo. Per il bene degli Italiani, naturalmente.

Quante volte abbiamo sentito pronunciare proclami del genere? Impossibile contarli. Poi, quando la prospettiva dello scioglimento anticipato delle Camere fa capolino e diventa qualcosa di concreto, tutto cambia. Ecco comparire come funghi i pompieri, i responsabili, i salvatori della Patria e i padri nobili; tutti pronti a sacrificarsi e rimanere in carica. Nel nostro interesse, non il loro.

In breve, nessuno ha voglia di sloggiare prima dell’ora e lasciare, forse per sempre, un Palazzo comodo e accogliente che, oltre tutto, li coccola e li ricompensa con una generosità altrove sconosciuta. D’altra parte, come dargli torto? Sono in tanti, forse troppi, i miracolati che, senza meriti e in assenza di una sia pur minima capacità politica, si ritrovano a sedere a Palazzo Madama o a Montecitorio.

Bene, la tragicommedia è nuovamente di scena in questi giorni. Salvini fa presentare una mozione di sfiducia sul Presidente del Consiglio, dimenticando che il povero Conte, finora, è stato un puntuale esecutore dei suoi desiderata. Lo fa sapendo che, in Parlamento, la sua proposta potrebbe non racimolare la maggioranza dei consensi. Se veramente avesse voluto far cadere il Governo, avrebbe fatto prima a ritirare la propria delegazione di ministri. Vallo a capire.

I grillini, con un capo politico come Di Maio da tempo nel pallone, sono atterriti dall’idea di andare al voto, che ridurrebbe ai minimi termini quel consenso che li aveva visti tronfi e trionfanti appena un anno fa. E pertanto cercano un ramo cui attaccarsi per evitare di essere travolti. Anche se quel ramo è targato PD, il nemico odiato e deriso, il Partito di Bibbiano, i PiDioti, il club dei ladri e dei corrotti. Ma, quando si è in pericolo di vita ci si scorda un po’ di tutto. Anche delle offese gravi. Fatte e ricevute.

Il mio PD, che aveva giurato (Renzi in primis) di poter fare qualsiasi cosa fuorché mettersi in combutta coi figli di Grillo, sulla questione non sa pronunciarsi con voce univoca. E quando mai! Il segretario Zingaretti e gli uomini che lo sostengono reclamano, prima a gran voce e poi con fiato sempre più flebile, il ricorso alle urne. Renzi, ovviamente, è di parere contrario. Un anno fa, quando si prospettava la possibilità di andare a vedere le carte che mettevano sul tavolo i Cinque Stelle, tagliò l’erba sotto i piedi al segretario provvisorio Martina, annunciando urbi et orbi che il PD mai più avrebbe dialogato con quella gente. Ora è di diverso parere perché al timone non c’è lui. Ma gli piace stare sul proscenio e sa che gli è fedele la maggioranza dei deputati e senatori dem. Per ora.

L’altra sera, al Senato si è consumata una sceneggiata che aveva il sapore della farsa. Salvini ha tentato una furbata proponendo di approvare in via definitiva la riduzione dei parlamentari e, subito dopo, sfiduciare il governo di cui egli stesso fa parte. Poi tutti a casa. Il che significherebbe applicare la riforma fra cinque anni, posto che occorrerebbe almeno un anno per gli adempimenti successivi: eventuale referendum, ridefinizione dei collegi e nuova legge elettorale. Gli è andata male.

Insomma, ci troviamo in un bel rompicapo. Nel frattempo, gli indici della Borsa sono in calo, lo spread va su, i nostri risparmi si deprezzano e il debito pubblico lievita. Tutto ciò mentre numerosi settori dell’Industria, Artigianato, Lavoro, Sanità, Scuola, Ordine Pubblico, corruzione e altro ancora aspettano provvedimenti che, invece, restano al palo.

A questo punto, credo proprio che, per uscire dalle ambiguità e dalle furbate, si debba andare al voto. Il Parlamento si pronunci in modo cristallino e senza perdere altro tempo. Niente pateracchi, niente inciuci o toppe peggiori del buco. Riuscite a immaginarli grillini e dem governare insieme senza alcun denominatore comune e dopo il fango che si sono gettati addosso? Con Salvini che se la ride mentre altri fanno il lavoro sporco per lui? Io no.

Chi ha idee e proposte le metta in campo. Purché comprensibili e, soprattutto, realizzabili. Bando agli slogan e ai sogni contrabbandati per realtà. Ne abbiamo le tasche piene. Siamo stufi. Chi vincerà le elezioni dovrà vedersela con le macerie che ci lasciano l’accoppiata Di Maio-Salvini. Quelli del famoso contratto, dell’anno bellissimo e dell’abolizione della povertà.

 

 

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