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Martedì 17 Marzo 2020 12:47

Oggi ricorre il 159° anniversario della proclamazione del Regno d’Italia, della quasi compiuta unità nazionale – Lo celebriamo in silenzio e in solitudine, certi che vinceremo la battaglia contro il coronavirus

di Carlo Patatu

P

oco fa, spalancando la persiana della porta finestra che affaccia sul terrazzo, ho visto esposto il Tricolore sul pennone della caserma dei Carabinieri. Fatta una rapida riflessione, mi sono ricordato che oggi l’Italia unita ha compiuto 159 anni.

Con la legge 17 Marzo 1861, n. 4671, il Parlamento del Regno di Sardegna proclamava solennemente la nascita del Regno d’Italia con a capo Vittorio Emanuele II, che assumeva, per sé e per i propri successori, il titolo di Re d’Italia.

L’unità non era ancora completa; ma intanto un passo importante era stato fatto. Per portarla a compimento, i patrioti italiani dovranno riprendere di nuovo le armi contro gli austriaci altre due volte (1866 e 1915-1918), con in più la campagna del 1870 per la conquista di Roma, che il papa Pio IX voleva per sempre come capitale di uno Stato Pontificio ormai dissolto.

Le vicende attuali, legate alla diffusione del contagio da coronavirus, hanno messo in ombra questa ricorrenza importante e della quale tutti conosciamo, per averle studiate sui banchi della scuola elementare, le vicende alterne susseguitesi nel XIX secolo. Col contorno di personaggi i cui nomi sono ricordati e osannati nelle vie e piazze italiane: Garibaldi, Mazzini, Cavour, Vittorio Emanuele II, Silvio Pellico, Ciro Menotti e tanti altri ancora.

Siamo una nazione giovane, se paragonata ad altre consorelle europee quali il Regno Unito, la Francia, la Germania, la Spagna, la Russia, tanto per citarne alcune. E, come tutti i giovani, ci permettiamo il lusso di fare i capricci, di tanto in tanto. Il nostro è un popolo che ancora non ha preso coscienza completa di sé. Siamo figli di una cultura che affonda le radici nei particolarismi comunali e regionali.

Ci sentiamo sardi, piemontesi, toscani, siciliani o campani prima ancora che, non dico europei o cittadini del mondo, ma italiani. Per noi il Governo è qualcosa che sembra appartenere ad altri. Probabilmente, nei meandri della nostra psiche resiste ancora l’idea che a governarci non siano le persone che liberamente abbiamo eletto; ma siano ancora gli austriaci, i francesi, gli spagnoli, gli arabi, i romani, i greci. Pertanto prevale l’idea che facendo i furbi e imbrogliando le carte arrechiamo danno ad altri e non a noi stessi.

Ma basta così. Basta piangerci addosso. Facciamoci gli auguri, certi che riusciremo a battere anche il Covid-19, nella speranza che la tragedia che viviamo possa migliorarci, renderci più maturi, più responsabili, più concordi e meno egoisti. Più coraggiosi nell’usare il nostro intelletto, invece di accodarci, periodicamente e passivamente, al seguito di chi fa promesse mirabolanti. Tenendo a mente quanto ammoniva Nietzsche: “Quando l’umanità diventa gregge, vuole l’animale a capo”.

Comunque sia, buon compleanno, Italia!

 

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