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Pensierino di Domenica 9 Agosto 2020 PDF Stampa E-mail
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Domenica 09 Agosto 2020 00:00

di Sergio Zavoli[1]

D

edicato ai tanti (troppi) giornalisti che, conduttori di programmi televisivi di successo, fanno comizi invece di porre domande secche, stringate, essenziali secondo lo stile che fu di Enzo Biagi e, per l’appunto, di Sergio Zavoli.

Il quale metteva in primo piano, non se stesso, ma l’intervistato di turno, ripreso solitamente in primo piano e illuminato da un fascio di luce su sfondo scuro.

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La televisione ha un ritmo errabondo, insegue se stessa perché la velocità è tale per cui quello che ha appena detto è già smentito dal fatto che sopravviene, e i giornali che hanno perduto il primato della notizia debbono convertirsi al commento della notizia".




[1] Sergio Wolmar Zavoli (Ravenna, 21 Settembre 1923 - Roma, 4 Agosto 2020) è stato giornalista, scrittore e politico. Deve la sua fama di giornalista soprattutto come creatore e conduttore di programmi televisivi che hanno fatto la storia della RAI e che presentavano, tutti, caratteristiche peculiari sia nel linguaggio che nello stile narrativo. Indimenticabile il suo “Processo alla tappa” in occasione del Giro d’Italia. Da antologia sono stati poi “La notte della Repubblica”, “Clausura”, “Nascita di una dittatura”, “Viaggio nel Sud”, “Viaggio intorno all’uomo”, “Nostra padrona televisione, “Viaggio nella Scuola”. Fu presidente della RAI dal 1980 e nei sei anni successivi. Fu per 17 anni Senatore, eletto nelle liste del Partito Democratico della SinistraPer suo espresso desiderio, sarà sepolto a Rimini, accanto al caro amico di sempre Federico Fellini.

 
Commenti (1)
Un giornalista con tutte la lettere maiuscole
1 Domenica 09 Agosto 2020 20:13
Tore Patatu

Indimenticabile!


Paragonarlo ai frilli di oggi è un'offesa alla sua professionalità. Oltre ai servizi che hai citato, ne ricordo uno eccezionale sul "J'accuse" di Emile Zola, riportandolo ai tempi nostri.


Oltre che grandissimo giornalista, era anche un grandissimo uomo. Un mio compagno di studi all'università scelse il caso Dreyfus come argomento per la sua tesi di laurea e contattò Zavoli, il quale lo aiutò a tal punto, che Gianni, così si chiamava il mio amico, fece un figurone. Ho detto si chiamava, perché Gianni, purtroppo, è morto già da tanti anni.

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