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Nel 1975 abbiamo ripulito una spiaggia di Caprera PDF Stampa E-mail
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Lunedì 17 Agosto 2020 18:01

di Carlo Patatu

Q

uanto segue risale a 45 anni fa. Correva l’Agosto 1975 e io avevo appena concluso l’esperienza quinquennale di sindaco del mio comune (Chiaramonti). Sentivo impellente il bisogno di un po’ di relax.

Fu così che inforcai la mia vecchia 850, ci caricai frigo portatile e sacco a pelo e me ne andai a Caprera, lasciando a casa moglie e figli. Destinazione Cala Serena. Vi trascorsi un fine settimana in perfetta solitudine, mangiando al sacco e dormendo all’aperto sotto i pini.

Ma allo splendore del mare di smeraldo e della fitta macchia mediterranea che circonda quel sito paradisiaco, faceva da contraltare una gran quantità di rifiuti che i soliti maleducati vi avevano abbandonato. Una vergogna, oltre che un delitto di lesa maestà nei confronti di un luogo tanto bello, frutto gratuito della fantasia di Madre Natura.

Me ne tornai in paese deluso e indignato; ma determinato a fare qualcosa. Ne parlai con un gruppo di amici e, insieme, decidemmo di promuovere una spedizione per ripulire drasticamente quel tratto di spiaggia non lontano da Casa Garibaldi.

E siccome, in Italia, chi sporca non desta scandalo, mentre chi si mette a spazzare volontariamente un luogo pubblico desta sospetti, scrissi la lettera che segue, indirizzata al Comando Marina, al Sindaco della Maddalena e alla Nuova Sardegna, che la pubblicò integralmente il 31 Agosto:

Sono un innamorato dell'arcipelago e, in particolare, di codesta città, dove ho avuto occasione di dimorare per un anno, nel 1947-48, per frequentarvi la prima media. Da allora, sono sempre ritornato costì tutti gli anni, durante l'estate, sia pure per pochi giorni, per rivedere le stupende scogliere, le meravigliose insenature, le acque limpide e trasparenti.

“Inutile dire che la mia meta preferita è sempre stata Caprera e, in particolare, Cala Serena, ove l'affluenza dei visitatori, nel corso degli ultimi anni, si è moltiplicata a vista d'occhio e, con essa, i rifiuti che, numerosi, vengono depositati tra i cespugli che circondano la spiaggia e la rara pineta.

“Ebbene, poiché io sento che Cala Serena, sia pure idealmente, appartiene un po' anche a me, credo di avere il dovere di fare qualcosa per evitare che quel luogo meraviglioso venga trasformato in un letamaio maleodorante. Per tale motivo, ho concordato, con un gruppo di amici, di andare a Caprera nell'ultima domenica di settembre (giorno 28) per ripulire la spiaggia di Cala Serena.

“I rifiuti saranno chiusi in appositi sacchi, che poi saranno depositati presso il posto di raccolta del servizio di nettezza urbana di codesto comune.

“Ciò premesso, anche a nome dei miei amici, chiedo cortesemente di essere autorizzato a effettuare le suddette operazioni di pulizia (che saranno svolte ovviamente a titolo gratuito) e mi auguro che altri innamorati dell'arcipelago contribuiscano a ripulire quei posti stupendi, che un po' tutti noi abbiamo sporcato e deturpato. Così potremo salvare una fra le spiagge più belle della nostra regione”.

Il Comune non rispose, la Marina sì. Con una lettera dal tono molto cortese e a firma dell’ammiraglio Colombo, plaudiva all’iniziativa e ringraziava anticipatamente per l’operazione proposta.

La spedizione partì di buonora da Chiaramonti ed ebbe successo. Armati di stivaloni di gomma, rastrelli e badili, riempimmo la bellezza di ventiquattro sacchi di tela iuta. Di quelli che, dalle mie parti, si usano per insaccare il grano.

Giancarlo Fara, un giovane del luogo, ci mise a disposizione la sua splendida pilotina in legno per trasferire i sacchi dalla spiaggia fino al punto comunale di raccolta dei rifiuti a Cala Garibaldi, dove accatastammo il tutto in bell’ordine. Fatta una foto ricordo, ce ne andammo a pranzo; ma non prima di un bel bagno, meritato e ristoratore.

Il giorno successivo telefonai in Comune e chiesi del sindaco. Mi passarono il suo vice, al quale, comunicando l’esito dal nostro intervento, chiesi cortesemente di avvertire gli addetti al servizio di raccolta dei rifiuti affinché provvedessero a ritirare i 24 sacchi accatastati nei pressi di Cala Garibaldi, nel punto stabilito.

“Ah! Ma allora avete fatto sul serio! - fu la sua risposta -; noi avevamo pensato a uno scherzo!...”.

Il 2 Gennaio 1976 tornai a Caprera per assistere alla inaugurazione del Compendio Garibaldino, già sottoposto a lavori di restauro e passato dalla Marina al Ministero dei Beni Culturali. Infatti fu proprio il Ministro Spadolini a presiedere la cerimonia e a tenere il discorso ufficiale, alato, retorico e ricco di citazioni carducciane.

Conclusa la manifestazione, svoltasi in una giornata grigia, battuta da un Maestrale impetuoso e col mare in fumo, ricordandomi della parole poco rassicuranti del vice Sindaco, feci una capatina a Cala Garibaldi, dove i 24 sacchi dei rifiuti giacevano ancora come li avevamo lasciati tre mesi prima.

La delusione poteva tagliarsi a fette!

Il giorno dopo chiamai ancora il Comune e parlai ancora col vice Sindaco, al quale, senza giri di parole manifestai la mia indignazione, dicendogli a chiare lettere che, se nel volgere di un paio di giorni non avesse provveduto a rimuovere quei sacchi, mi sarei rivolto al giornale per denunciare pubblicamente tanta indifferenza.

La reprimenda fece effetto.

Conclusione: un gruppo di volontari impiegò una mattinata per ripulire una spiaggia; al Comune della Maddalena occorsero tre mesi abbondanti e una protesta vibrata per trasferire quei rifiuti alla discarica.

 
Commenti (1)
Caprera, Peppino, Clelia, Nino e Groffeddo...
1 Martedì 18 Agosto 2020 09:08
Tore Patatu

Ricordo benissimo quel giorno.


Ero diventato sindaco di Chiaramonti da circa tre mesi e mi aggregai alla compagnia, portando con me due sposini, miei colleghi, arrivati in Sardegna da poco: Carlo Colloridi e la Pelessa, nome d'arte della moglie, ricavato dal suo cognome Pelessoni.


L'operazione di pulizia nacque dall'amore viscerale che alcuni di noi, soprattutto Carlo, avevamo per Caprera, l'isola più bella del mondo. Non ricordo perché in quell'occasione non ci fosse con noi Ciondolo, che non è mai mancato nelle nostre numerose gite a La Maddalena. Io e lui, tutte le volte che ci recavamo nell'Isola in compagnia, creavamo delle gustose scenette, imitando Peppino Garibaldi e il povero Groffeddo, che giocavano a terziglio con Nino Bixio. I due luogotenenti facevano arrabbiare l'eroe dei due mondi, perché, sotto sotto gli corteggiavano "Tzilighestavano” la figlia Clelia.


Scientemente commettevamo un enorme falso storico, in quanto Nino Bixio e Goffredo Mameli non misero mai piede a Caprera. Inoltre, l'autore del nostro inno morì prima che Clelia nascesse. Ma i luoghi ci facevano sognare e la fantasia galoppava a briglia sciolta.


Non me la sento di scrivere tutti i nomi, in quanto non ci vedo bene. Il 28 di questo mese sarò sottoposto a operazione per la cateratta sinistra. Potrebbe farlo qualcuno di voi? Purtroppo, alcuni amici di quel gruppo sono morti prematuramente. Peppino Piu, Massimo Schintu e lo stesso Carlo Colloridi, che è l'ultimo a destra in piedi, con gli occhiali. La moglie gli sta proprio davanti.

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