di Maurizio Costanzo[1]

edicato a sua eminenza Giovanni Angelo Becciu, privato delle funzioni e delle prerogative del rango, compreso il divieto di entrare in conclave per l’elezione del papa. Del cardinale gli rimane soltanto la veste.

Il principe della Chiesa, pattadese per nascita e di carattere roccioso, è coinvolto in uno scandalo perché avrebbe agito impropriamente nell’acquisto, per conto della Santa Sede, di un immobile nel quartiere di Chelsea, uno dei più lussuosi di Londra. Ma lo si accusa pure di avere gestito con disinvoltura fondi provenienti dall’obolo di San Pietro, destinandone parte anche ai propri familiari.

Ebbene, essendo persona navigata e intelligente, oltre che diplomatico di caratura notevole, l’aforisma di Maurizio Costanzo deve essergli ben noto. Pertanto, sono convinto che mai e poi mai avrebbe rassegnato, sua sponte, le dimissioni dagli incarichi prestigiosi che ricopriva. Sapeva che, dietro l’uscio, ci sarebbe stata pronta la fila degli aspiranti alla successione. Ma ci ha pensato il Papa a chiedergliele. O a imporgliele. E al Papa, lo sappiamo bene, non si può dire di no.

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“In Italia (ma anche in Vaticano, n.d.r.) non ci si deve mai dimettere da nulla. Ne sono pronti, sempre, altri sette”.