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Il 5 Maggio di duecento anni fa moriva Napoleone |
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Martedì 04 Maggio 2021 09:10 | |
Il Grande Corso subì la sua prima sconfitta in battaglia da giovane ufficiale, al comando di una formazione che bombardava La Maddalena dalle alture di Santo Stefano - Fu sorpreso e battuto grazie al movimentismo di un nocchiero isolano: Domenico Millelire di Carlo Patatu
uecento anni fa Napoleone moriva a Sant’Elena, isola sperduta nell’Atlantico. Esule, “i dì nell’ozio chiuse in sì breve sponda”[1], dopo la sconfitta di Waterloo del 18 Giugno 1815. Sul Grande Corso si è scritto di tutto e di più. Non mi azzarderò, pertanto, a unirmi al vasto coro di chi ne ha parlato nel bene e nel male. Non me la sento, non avendo sufficiente competenza in materia. Quando ne ho avuto l’occasione, ho visitato (non mancando di emozionarmi) la sua casa natale Tuttavia, colgo l’occasione per ricordare un avvenimento che riguarda da vicino noi sardi e me in particolare, avendo eletto come mia seconda patria l’isola di Maddalena. Che Napoleone, giovane ufficiale a capo di una spedizione francese, tentò inutilmente di conquistare nell’ultima settimana del Febbraio 1793. La sua prima sconfitta in carriera la subì nell’arcipelago maddalenino. Aveva 24 anni.
Con azione rapida e ben coordinata, aveva preso possesso dell’isola di Santo Stefano e il 23 Febbraio, da un’altura, aveva preso a cannoneggiare la città dirimpettaia di Maddalena. Che ancora conserva con orgoglio tracce visibili di quell’incursione. I maddalenini, abbandonati al loro destino dal piccolo Regno Sardo a guida piemontese, dovettero far tutto da soli. Fu così che, grazie alla manovra ardimentosa portata avanti con successo in edizione notturna dal nocchiero isolano Domenico Leoni detto Millelire, fu collocato un cannone sul promontorio di Palau, alle spalle delle batterie napoleoniche di Santo Stefano. Quel cannone prendeva di mira la corvetta Fauvette, ammiraglia della flotta francese, creando scompiglio proprio perché il giovane Napoleone non ne aveva previsto il piazzamento. Fu, quella di Millelire, una mossa felice quanto inaspettata. Insomma, doveva essere una scaramuccia, la celebrazione della Francia rivoluzionaria, e invece fu un inferno. Il cannone di Millelire continuava a spostarsi agilmente di qua e di là. Per le navi francesi, dovunque andassero, non c’era scampo. Alla fine, il comandante francese Colonna Cesari, in preda allo sconforto suo e dell’equipaggio, ordinò la ritirata. Era il 25 febbraio del 1793.
L’esportazione delle idee rivoluzionarie con l’ausilio di fucili e cannoni, evidentemente non tornava gradita ai maddalenini. Che difesero la propria libertà con tenacia, pur con mezzi inadeguati, grazie soprattutto alla caparbietà di un manipolo di uomini coraggiosi e all’inventiva del nocchiero Domenico Millelire, Medaglia d’Oro al Valore Militare e artefice principale della prima sconfitta subita in battaglia dal Grande Corso. |
Nonostante nel 1793 il processo di unificazione nazionale italiana era lungi dall'essere persino ipotizzato e quelle idee, frutto della grande officina politica dell'esperienza rivoluzionaria francese, poi confluite nel pensiero risorgimentale, ancora allo stato embrionale, Domenico Millelire viene comunemente considerato la prima medaglia d'oro al valor militare delle Forze Armate Italiane, conferitagli, dall'allora Regno Di Sardegna, con la seguente motivazione: "Per aver ripreso al nemico l'Isola di Santo Stefano e per la valorosa difesa dell'isola di La Maddalena contro gli attacchi della squadra navale della Repubblica francese.
La Maddalena, 23 febbraio 1793".
L'azione estemporanea del maddalenino, in forza nella marina preunitaria del Regno di Sardegna, diventata poi Regia Marina nel 1861, fu letta dalla storiografia post-unitaria come uno dei primi episodi di opposizione all'invasione straniera e di difesa dei confini di quel primo nucleo del Regno di Italia, dal quale poi partirà l'unificazione.
Presso l'Accademia Navale di Livorno sono attualmente conservati due busti raffiguranti Domenico Millelire, uno primonovecentesco, all'esterno, lungo Viale dei Pini, e uno più tardo, all'interno del palazzo storico, recante anche una targa commemorativa che rievoca l'impresa del 23 febbraio 1793.
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Grazie, Simone, per l'integrazione, che arricchisce la vicenda personale riguardante Domenico Millelire da noi sommariamente ricordata.
A beneficio di chi non lo sa, pare doveroso sottolineare che Simone Unali, chiaramontese, frequenta con profitto il secondo anno dell'Accademia Navale di Livorno.
Gli facciamo tanti auguri per il prosieguo della sua carriera. (c.p.)