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Ricordando la mia e tutte le Mamme PDF Stampa E-mail
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Domenica 09 Maggio 2021 11:34

di Carlo Patatu

O

ggi ricorre la Festa della Mamma. Il mio pensiero corre grato, devoto e commosso alla mia, che non c’è più: Ciccia Pulina (1908-1990).

A lei voglio dedicare una poesia che le piaceva tanto e che io, bambino undicenne, ebbi modo recitarle più volte, dovendola mandare a memoria perché compresa nel programma presentato per sostenere a La Maddalena l’esame di ammissione alla scuola media nel Giugno 1947.


Si tratta della celebre “A mia madre” di Edmondo de Amicis (1846-1908):


Non sempre il tempo la beltà cancella

O la sfioran le lacrime e gli affanni;

Mia madre ha sessant’anni,

E più la guardo e più mi sembra bella.


Non ha un detto, un sorriso, un guardo, un atto

Che non mi tocchi dolcemente il core;

Ah! Se fossi pittore,

Farei tutta la vita il suo ritratto.


Vorrei ritrarla quando inchina il viso

Perch’io le baci la sua treccia bianca,

O quando inferma e stanca
Nasconde il suo dolor sotto un sorriso.


Ma se fosse un mio prego in cielo accolto,

Non chiederei del gran pittor d’Urbino

Il pennello divino

Per coronar di gloria il suo bel volto;


Vorrei poter cangiar vita con vita,

Darle tutto il vigor degli anni miei,

Veder me vecchio e lei

Dal sacrifizio mio ringiovanita.


Per concludere, un’ottava in limba dell’ozierese Antoni Cubeddu, su poeta segnore (1863-1955), tratta da una gara poetica, svoltasi nel primo Novecento.

Cubeddu svolgeva il tema sulla madre, in contrapposizione al suo illustre collega Andria Ninniri, thiesino (1890-1969), cui era toccato di trattare della sposa:


Beru, chi morzat s’ispos’addolorit,

luttat sa domo de ‘ogni manera;

ma s’in cussu perigulu li morit,

s’isse cheret nd’agatat un’attèra.

Su fizu naschet, creschet e fiorit

in sos benujos de sa mama vera;

e si la perdet, pro mala fortuna,

attera non bi nd’hat: sa mama est una!

 

 

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