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Vaccino sì, vaccino no |
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Domenica 25 Luglio 2021 23:13 | |
I no vax e i nemici della certificazione verde non vivono nell’iperuranio, ma fanno parte attiva e determinante di una comunità, che esige anche da loro rispetto e responsabilità. di Carlo Patatu
a qualche giorno, migliaia di cittadini riempiono le piazze di grandi città (Roma, Milano, Napoli, Firenze, Messina etc.) per protestare contro la certificazione verde (green pass) imposta dal Governo a carico di chi frequenti al chiuso luoghi aperti al pubblico (ristoranti, bar e via dicendo).
Le manifestazioni sono promosse e riscaldate da imbonitori e suffragette con slogan roboanti e cartelli inneggianti al rispetto delle libertà individuali contro la cosiddetta dittatura sanitaria. Che, voluta e caldeggiata dalle multinazionali del farmaco, ci terrebbe tutti in ostaggio preannunciando catastrofi prossime venture e propalando notizie di ecatombi che essi, i dimostranti, sostengono con sicumera essere del tutto prive di fondamento. In breve, la quasi totalità del mondo scientifico e con essa i governi nazionali (con qualche eccezione) si sarebbero fatti infinocchiare (chissà a quale prezzo!) dai colossi dell’industria farmaceutica. I quali lucrerebbero indebitamente cifre favolose dalla campagna in corso nei Paesi che possono permettersi di vaccinare gratuitamente milioni e milioni di persone contro la pandemia ancora baldanzosamente in corso.
La gran parte delle persone ha ben compreso l’importanza della prevenzione vaccinale, scientificamente e storicamente provata. Confortata inoltre da dati inequivocabili inerenti al numero e alla percentuale dei contagi, dei ricoveri ospedalieri e dei decessi di questa stagione, rispetto a quelli raccolti nel periodo antecedente l’avvio della vaccinazione di massa. I cosiddetti “no vax”, invece, sono abbondantemente in minoranza. Ma si tratta di una minoranza appariscente e chiassosa, che trae ispirazione e sostegno soprattutto dalle Destre. Le quali ora mobilitano i propri corifei per protestare anche contro la certificazione verde che ciascuno di noi ha l’obbligo di esibire per accedere in determinati locali. Ma protestano anche contro l’obbligo dell’assunzione del vaccino da parte di chi ha contatti professionali diretti nelle strutture pubbliche (scuole, ospedali, caserme, etc.). Se qualcuno rifiuta di vaccinarsi è libero di farlo. Come pure ha la libertà di manifestare pubblicamente e con forme lecite il proprio dissenso. Ovviamente assumendosi ogni responsabilità etica per il danno che da tale rifiuto potrebbe derivare alla comunità. Ma lo Stato ha il dovere e il potere di piantare dei paletti, se l’interesse generale lo richiede. Sei medico e devi operare a stretto contatto con i pazienti negli ospedali e negli ambulatori? Ebbene, il vaccino deve essere d’obbligo, diversamente vai a fare qualcos’altro. Idem per la scuola, le forze dell’ordine, i magistrati e per chiunque debba svolgere il proprio lavoro in ambienti sensibili. Perché opporsi? Da tempo immemorabile, alunni e studenti devono dimostrare, alla prima iscrizione a scuola e pena l’esclusione, di essere in regola con le vaccinazioni obbligatorie. Quando vinsi il primo concorso d’insegnante, mi fu richiesto, fra gli altri, il certificato dell’ufficiale sanitario attestante che ero di sana e robusta costituzione, esente da malattie e menomazioni che potessero compromettere lo svolgimento della mia funzione. Ebbene? Forse mi sono sentito leso nella mia dignità e defraudato delle mie libertà individuali? Ma neanche per idea. Chi consegue o rinnova la patente di guida è tenuto a dimostrare, mediante visita specialistica, di essere in possesso dei requisiti di legge. Diversamente la guida di un automezzo se la sogna. I piloti di aerei sono sottoposti a controlli psicofisici molto, ma molto accurati. Se così non fosse, c’imbarcheremmo più sereni sui velivoli? Infine, è da sottolineare che gli alfieri del no vax e i nemici giurati della certificazione verde non presentano uno straccio di prova scientificamente e ragionevolmente sostenibile a conforto delle proprie affermazioni strambe e fuori luogo. Per concludere, mi piace riprendere una metafora efficace del filosofo Karl Popper (1902-1994) richiamata qualche giorno fa su Repubblica da Corrado Augias: “la libertà di movimento del mio pugno è limitata dalla posizione del naso del mio vicino”. Applausi! |