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C’era da aspettarselo! PDF Stampa E-mail
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Venerdì 15 Luglio 2022 10:04

di Carlo Patatu

 

Ci mancava solo la crisi di governo. Non bastavano la pandemia, la guerra in Ucraina, la minaccia di sospensione del gas russo e la situazione economico-sociale non proprio felice a metterci in ambasce e di umore nero. Oltre al resto che ciascuno di noi deve sciropparsi per conto proprio.

 

Invece siamo a questo punto. Diversamente da quanto sosteneva De Gasperi, c’è sempre chi pensa alle prossime elezioni, invece che alle future generazioni. E così, posponendo gli interessi generali di un Paese ultra indebitato, cui andrebbero dedicate cure serie e costanti, piuttosto che discussioni sterili, c'è chi fa le bizze e manda all’aria tutto.

 

Da un anno e mezzo circa, siede a Palazzo Chigi un galantuomo, Mario Draghi, persona di prestigio internazionale che, su invito del Presidente della Repubblica, si è accollato l’onere e la responsabilità di formare un governo sostenuto da una maggioranza composita. Che spazia dalla Sinistra alla Destra, con la sola eccezione di Fratelli d’Italia e di qualche altro cespuglio sparuto.

 

È evidente che, quando si decide di entrare a far parte di una maggioranza siffatta, non si può pretendere di realizzare ciò che si vuole, ma ciò che si può. Ci si deve adattare, avendo riguardo anche agli altri e facendo ricorso alla mediazione. Ognuno dei soggetti deve essere disposto a cedere qualcosa e non pretendere di ottenere tutto. In breve: cosa vuoi e cosa dai.

 

Ma, nel nostro caso, non è andata così.

 

Pur con qualche difficoltà, tutto procedeva in modo accettabile, fino a quando i sondaggi e le consultazioni elettorali non hanno registrato un certo calo di consensi per alcune delle forze di maggioranza: Grillini e Lega. Soprattutto i primi, che si son visti dimezzare il favoloso gradimento ottenuto nelle elezioni politiche del 2018. Il che ha provocato una serie di fibrillazioni incontrollabili che hanno portato a una scissione e alle dimissioni di Draghi, avendo deciso i Cinque Stelle di non votare al Senato la fiducia in occasione della conversione in legge del decreto aiuti.

 

I Grillini, dunque, amano fare l’opposizione. Specie se urlata. Anche quando stanno in maggioranza. D’altronde non si può pretendere di più e di meglio da un movimento nato all’insegna del vaffa… e che s’illudeva di rivoltare il Parlamento come un calzino; o meglio, come una scatoletta di tonno. Di Maio e gli scissionisti hanno impiegato quasi dieci anni per capire che l’uno vale uno è una sciocchezza enorme. E sostenere che, col reddito di cittadinanza, la povertà era sconfitta per sempre era una sciocchezza ancora più grossa.

 

il governo Draghi non può, non deve soddisfare tutte le esigenze di chi ne fa parte. Di fronte all’interesse generale, i particolarismi vanno a farsi benedire. Non si può governare in presenza di ultimatum. Quella di fare politica è un’arte sopraffina che, nella situazione in cui ci troviamo, deve privilegiare la mediazione fra le parti e realizzare quel che si può, non ciò che si vorrebbe. In attesa di tempi migliori.

 

Che accadrà?

 

Crediamo che Draghi manterrà ferma la decisione di farla finita e di non inseguire le buffonate che piccoli uomini in cerca di voti mettono in campo per nascondere la propria pochezza e l’inconsistenza delle proposte messe in campo. Infischiandosi di quanto danno può generare un atto inconsulto, frutto di atteggiamenti bizzosi e privi di una qualsivoglia logica politica.

 

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