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Ciao, Davide Budroni, piango la tua scomparsa PDF Stampa E-mail
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Venerdì 27 Gennaio 2023 16:14

di Carlo Patatu

La morte improvvisa e prematura di Davide mi ha rattristato molto. Un altro grave dolore, ma questa volta spirituale, va a sommarsi a questi fisici di cui soffro da tempo e che pongono non pochi limiti ai movimenti e allo svolgimento delle attività consuetudinarie.

Fu mio alunno nell’ultimo anno d’insegnamento nella scuola elementare, alla fine degli anni Settanta del Novecento, dopo di che vinsi il concorso direttivo e lasciai la cattedra per assumere il nuovo incarico.

La classe era una quarta, composta da oltre venti scolari, maschi e femmine, tutti vispi, curiosi, disponibili a lavorare di buona lena e a imparare cose nuove. Gli occhi attenti e curiosi sempre rivolti al giovane maestro, che s’ingegnava in qualche modo per tenere alta l’attenzione di quel gruppo di bambini sempre irrequieti e pronti a distrarsi alla prima occasione.

Davide era fra i più vivaci, sempre allegro e pronto a giocare scherzi all’uno o all’altro dei suoi compagni. Scherzi che questi, talvolta, mostravano di non gradire, reagendo anche in maniera scomposta. Ma lui si faceva perdonare facilmente le marachelle innocenti che poneva in essere. Era simpatico e si faceva volere bene. Lo ricordo bello, sorridente, con gli occhi lucidi sotto la fronte seminascosta dai capelli folti, ricci e rossastri.

Se non ricordo male, all’epoca era chierichetto e il Lunedì mattina raccontava in classe ciò che aveva fatto la Domenica. Una volta mi disse che aveva partecipato, dopo le funzioni, alla lezione settimanale di catechismo. Al che gli chiesi qual era stato l’argomento trattato.

”L’anima”, mi rispose subito.

- Bene, dissi io, e cosa mi sai dire al riguardo?-.

E lui, pronto con un sorrisone:

“Che l’anima può essere vegetativa, sensitiva o razionale”.

Ohibò, pensai subito, ma qui siamo con Aristotele che dialoga con un bambino di quarta elementare. Pare impossibile. Pertanto andai oltre e gli domandai:

- Sai dirmi cosa vuol dire vegetativa, sensitiva, razionale?-.

Davide diventò rosso e, chinando il capo dopo avere spento il sorriso luminoso, pronunciò con voce flebile un no che manifestava apertamente tutto il suo imbarazzo.

- Niente male, risposi sorridendo, si tratta di cose che imparerai a conoscere, imparerete, più avanti, quando sarete studenti delle “scuole grandi”. Ma una cosa devo ripetere a tutti, raccomandando di non dimenticarla: non dovete mai pronunciare parole di cui non conoscete il significato se non per chiederne qualche spiegazione -.

Quando facevamo lezione all’aperto o giocavano in cortile, lui era sempre pronto ad assumere iniziative le più disparate. Insomma, era un bambino che non passava inosservato, sempre protagonista, mai gregario.

A lui devo quello che considero il più bel complimento ricevuto durante i miei 45 anni di attività svolta nella Scuola. All’epoca avevo già superato l’esame scritto del concorso direttivo ed ero in attesa di essere convocato a Roma, presso il Ministero della Pubblica Istruzione, per la prova orale. Ero sotto pressione e studiavo con ritmo sostenuto. La prova si concluse col massimo dei voti e il concorso fu vinto.

Ebbene, un giorno Davide venne vicino alla cattedra e mi disse candidamente:

“Io prego tutti i giorni perché lei sia bocciato al concorso, così l’anno prossimo sarà ancora con noi”.

Caro il mio Davide! Un bel complimento che, a distanza di oltre 40 anni, continuo a portare nel cuore. Gliene sarò grato finché potrò.

Il giorno prima che morisse, è passato a casa mia; a mio figlio che gli ha aperto la porta ha consegnato tre limoni dicendo:

“Dalli al mio maestro”.

Ovviamente, qui in paese, avevo occasioni frequenti d’incontrarlo e di cogliere il suo stato di malessere che lo tormentava non poco, aggravato da una condizione di solitudine che sopportava malvolentieri. Eppure, salutandomi e fermandosi a scambiare qualche parola, non mancava di regalarmi quel sorriso che gli illuminava il volto e che mi rimandava agli anni in cui sedeva sui banchi di quella bella quarta elementare di tanti anni fa.

Riposa in pace, mio caro ragazzo. Io piango per te e, ne sono certo, in compagnia della nostra piccola comunità chiaramontese.

A Gian Paolo e ai parenti il mio abbraccio affettuoso.

 

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