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Diario dalla Thailandia: primo giorno di lezione PDF Stampa E-mail
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Martedì 06 Gennaio 2009 14:01

di Giovanni Soro

Qualche giorno dopo l'arrivo, all'università mi hanno assegnato una camera enorme, illuminata di tutto punto, con televisore, computer, aria condizionata, tavolo per le conferenze ecc. Mi hanno detto che questo sarebbe stato il mio ufficio per tutto il periodo di mia permanenza: qui potevo ricevere studenti, professori e tutti coloro che avessero voluto contattarmi per parlare di Italia, di Sardegna o di altro.


A fianco del mio ufficio ho un docente universitario israeliano, zoologo, anche lui è "visiting" come me. Non so da che parte insegni. Il fatto è che si trova qui e basta. Con lui scambio poche impressioni in lingua francese.

Intorno a me ruotano tre impiegati, a mia disposizione per qualsiasi evenienza.
Non riesco ad usare il computer, è impostato in lingua tai, o meglio, thaì. Sì, perché mi hanno spiegato che "tai" significa piangere ed io ancora non piango per la lontananza, ma anche perchè nessuno intorno a me piange, e, in fondo, sarebbe una vergogna!

Anche la tastiera ha lettere thaì... non trovo il punto fermo.. il punto di esclamazione... il punto di domanda... l'apostrofo, l'accento... Nella lingua thaì non c'è l'elisione, non esiste l'accento... è tutta una musicalità di toni medi, bassi, discendenti, ascendenti e alti, è quasi un canto!

Che fare? Non mi resta che chiedere aiuto all'autorevole collega di Israele, il quale arriva prontamente, ma anche lui si trova in difficoltà, proprio come me!

Altra scoperta: la scrittura thaì ha ben 45 segni... leggo greco e cirillico, ...ma questi segni proprio non li conosco!!! Mamma, riuscirò ad apprenderli tutti e soprattutto a comunicare nella loro lingua? Sicuramente sarà difficile, ma il tempo, come la notte, porterà consiglio... non lo so...

Si scrive da sinistra verso destra, come da noi. L'alfabeto, lo chiamo così anche se inizia con kokai, è di origine Kmer, a sua volta derivato da scritture  indiane meridionali. È una lingua isolante, dicono gli studiosi, perché solo attraverso la struttura della frase è possibile individuare la funzione delle singole parole; ha solo il singolare, non ha maschile o femminile, ha un solo genere che chiamerei neutro, ma neutro non è... il verbo resta sempre all'infinito...

Che problema!!!

Ma anche questa volta arriva il Dottor Thawatchai, accompagnato dall'amica Dottoressa Sasiwan Potcharapanpong, il quale, forte delle sue due visite effettuate in Sardegna, mi dice con tono scherzoso: "Ajò". Finalmente si parla sardo, ma solo questo. "Ajò."Rispondo.

Attraversiamo dei viali larghi, lunghi ed alberati. Di tanto in tanto c'è un caseggiato davanti al quale sono parcheggiate numerosissime moto cinquanta, che appartengono agli studenti e le usano per spostarsi da una costruzione all'altra, all'interno del campus, per seguire le lezioni.

Dopo un lungo percorso, arriviamo al caseggiato centrale dove hanno sede gli uffici del Rettore con i numerosi dipendenti. La Dottoressa Achara Phanurat, il Rettore o, se preferite, la "Rettora", unica donna a ricoprire tale incarico in tutte le università tailandesi, mi viene incontro, mi fa un profondo inchino, mi stringe la mano e, in lingua inglese, mi chiede:
"Come sta?"
"Bene" rispondo.
Su una scrivania sono apparsi improvvisamente del te, dei dolci e delle caramelle ...

Il discorso che, secondo me, poteva protrarsi più a lungo, del resto mi ero preparato al momento, era finito, spezzato, tagliato improvvisamente, un colpo di scure. Mi ricordai del fratello di mio padre, tziu Jubanne Mikeli, che, quando ero  giovanotto e arrivavo a Nuoro, mi stringeva forte la mano e mi chiedeva:"Ite nobas? In familia totu bene?"
Non avevo il tempo di rispondere ché già si occupava di altro.
Poche parole, ma tanto affetto! Ahinoi!

Il Rettore, con la sua voce profonda, mi propone di tenere una lezione, rivolta a studenti e docenti, una lezione di storia romana ed italiana con particolare riferimento alla Sardegna. All'inizio ho qualche dubbio sulla riuscita dell'impresa, ma, alla fine, l'amica docente che parla francese mi incoraggia e mi dice che... è possibile tradurre... Ebbene, sarà fatto!

Il giorno dopo, puntuale, alle nove del mattino, via! In un'aula affollata di laureandi, accompagnato dal Dottor Thawatchai e dalla Dottoressa Sasiwan, ho fatto il mio primo ingresso, per loro solenne, per me molto meno, in un'aula universitaria. La lezione doveva concludersi alle 12,00.

Mi attendevano ben tre ore di lezione... Quanta paura... di fare una brutta figura... E invece la lezione scivolò serenamente, tranquillamente, senza intoppo alcuno e con la massima attenzione degli studenti. A vevo suscitato la curiosità e, soprattutto, l'interesse dei presenti che, per mezzo dell'interprete, mi ponevano delle domande, dei quesiti.

Mi piaceva rispondere, spiegare, renderli edotti delle nostre radici latine, della nostra storia, delle nostre tradizioni... La cultura greco romana, la cultura italiana, la cultura sarda li aveva coinvolti, trascinati quasi in un vortice dal quale sembrava impossibile uscire.

Alle 12,15, il Dottor Thawatchai, con molta discrezione, mi fece notare che il tempo era scaduto, che il pranzo si sarebbe raffreddato... che il mezzogiorno era l'ora sacra del pranzo... che non se ne poteva fare a meno... che...

Risposi in tailandese... ciai (sì).

Ma continuarono le domande e continuarono le risposte. Alle 12,45, con buona e grande soddisfazione del Dottor Thawatchai, ma anche mia, si concluse la mia prima lezione all'Università di Surin.

Finalmente il pranzo poteva essere servito...
 
---

A conclusione della sua nota, Giovanni Soro, che ringraziamo, ha aggiunto:

Saludos... oggi non riesco a far camminare questo computer... però mi sono capitati fra le mani tre proverbi thaì che invio. Si avvicinano alle nostre italiche situazioni:

1) Ta-kun-nuaro'-lok-cia nuaro'-kap-kun-ta-kun-ron-hai-lok-cia'-ploi-hai-kun-ron-hi-kon-dieo.
    Se ridi, il mondo riderà con te, se piangi, il mondo ti lascerà piangere da solo.

2)  Mua'-non-put-kuan-cin-ko-niap
    Quando parla il denaro la verità tace.

3) Put-gnai-kua'-tam.
   E' piu' facile dire che fare.

Come si vede il mondo è tanto vasto, ma le situazioni cambiano poco. ppena possibile, invierò delle fotografie.
Mi auguro di avere almeno un lettore.
Ciao a tutti.
G.S.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 21 Gennaio 2009 13:19
 
Commenti (3)
Info
3 Venerdì 16 Luglio 2010 16:06
Roberto
Salve, Volevo sapere se era presente un'università di medicina in Thailandia e se puoi darmi qualche indicazione in generale sul come funziona lì. Grazie anticipate.

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Ho chiesto lumi al prof. Giovanni Soro, che in Thailandia è ormai un po' di casa. Mi ha detto che, dal 23 al 28 corrente mese, un gruppo folk thailandese sarà a Perfugas per il consueto festival internazionale del folclore. In quella circostanza, sarà presente anche il rettore dell'università "Surindra Rajabhat University" di Turin. In qualla sede, pertanto, sarà possibile avere informazioni dettagliate e puntuali sulla richiesta. Suggerisco di mettersi in contatto col prof. Soro, che ringrazio per le informazioni. Auguri e saluti. (c.p.)
Tutto il mondo è... paese!
2 Martedì 13 Gennaio 2009 15:10
c.coda
I test PISA, che sta per Programme for International Student Assessment, degli studenti italiani del Sud sono a livello di Thailandia e Uruguay, mentre quelli del Nord sono nella media OCSE.


Caro Giovannino, molti Km ti separano dalla Sardegna, ma è come se fossi... a casa.


Salutissimi, Claudio.
saluti ai thailandesi
1 Giovedì 08 Gennaio 2009 21:19
marina manghina
Caro Giovannino,


anche a me viene in mente un noto proverbio italiano/sardo che recita più o meno così "Hai voluto la bicicletta, beh pedala!"


Scherzo, ovviamente, mi fa molto piacere che la "Rettora" abbia concretizzato l'invito che più volte ti aveva rivolto, anche in mia presenza, durante il viaggio esattamente di un anno fa, e ti abbia voluto ad insegnare e perchè no anche a raccontare la nostra storia, le nostre tradizioni, la nostra cultura.


Ho un ricordo molto bello del viaggio a Surin e ancora oggi resto piacevolmente stupita dalla pacata serenità e dalla dolcezza che quelle persone sono in grado di trasmettere. Soprattutto a noi, eternamente affrettati, che abbiamo veramente tanto da imparare da loro e dal loro stile di vita, (forse dalla cucina un po meno, ma.. de gustibus).


Ti auguro una bella e proficua permanenza in quei luoghi e ti prego porta a tutte le persone meravigliose che ci hanno così amabilmente ospitato e onorato della loro compagnia, il mio più grande e affettuoso saluto come pure un grosso saluto da tutti i Chiaramontesi che hanno conosciuto la scorsa estate durante il loro tour.


Ciao dalla Sardegna


Marina Manghina

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