Fu maestra dell'asilo infantile di Chiaramonti dal 1940 al 1942. Il 17 Aprile avrebbe compiuto 102 anni.
Se n'è andata in punta di piedi Sabato scorso, sconfitta da un banale attacco d'influenza, alla vigilia del suo 102° compleanno. Suor Salesia Gesualdo, di origine pugliese, ha trascorso gli anni della lunga vecchiaia in una convento di Gorizia, insieme alla sorella suor Gemma e a due nipoti, suor Antonietta e suor Carla. Quest'ultima scomparsa qualche anno fa. La sua vicenda esistenziale ebbe a incrociarsi per qualche anno con la mia e con quella di altri chiaramontesi, allora bambini.
A Chiaramonti, dove l'ente Morale Falchi-Madau, voluto dal dott. Giorgio Falchi, aveva aperto un asilo infantile nell'Ottobre del 1938, suor Salesia arrivò nel 1940, per sostituire suor Paola Brecelli. Insieme a quest'ultima e alla superiora suor Giuseppina Marucchi (noi la chiamavamo suor Reverenda) fu mia maestra in quella straordinaria scuola dell'infanzia. Suor Reverenda, scomparsa una decina di anni fa quasi centenaria, m'insegnò pure a leggere e a scrivere; e mi diede lezioni di pianoforte.
Dopo anni di silenzio, nel 2002 ho potuto riprendere i contatti con suor Salesia e suor Gemma. Che, dal 1942 al 1947, aveva preso il suo posto nell'asilo di Chiaramonti. È stata una grande emozione, concretizzatasi nella visita fatta a Chiaramonti da suor Gemma nello stesso anno. C'è stato un incontro commovente con tutti i suoi vecchi scolari, nel corso di una riunione promossa dall'allora sindaco Ezio Schintu. Che ha fatto dono alla suora di una targa ricordo.
L'occasione della riscoperta della mia prima maestra mi è stata offerta da Cristina Urgias, chiaramontese e allora impegnata nella stesura della tesi di laurea sulla "Educazione cattolica dell'infanzia a Chiaramonti 1921-1970". Per portare avanti le proprie ricerche, Cristina Urgias era riuscita a contattare il convento goriziano delle "Povere Sorelle Scolastiche", dove suor Salesia e suor Gemma si erano ritirate per trascorrere serenamente la vecchiaia.
Per quanto mi riguarda, la scomparsa di suor Salesia segna la rottura definitiva del cordone ombelicale che ancora mi legava agli insegnanti che, dall'asilo alla scuola media superiore, mi hanno guidato nel percorso della mia formazione giovanile. Se ne sono andati tutti. Mi sono rimasti soltanto alcuni (pochi) riferimenti della stagione universitaria. Troppo pochi, ahimé! Il tempo passa per me, ma... anche per loro.
Di suor Reverenda, suor Salesia e suor Paola, le prime maestre della mia vita, serbo un ricordo grato e particolare. Come per il primo amore. |
Ho appreso con interesse la notizia, seppur triste, della partenza in cielo di suor Salesia. Posso anche io unire un ricordo di gratitudine a queste belle persone che hanno contribuito anche alla mia formazione, in un periodo di vita cui la formazione è molto importante, e segnano la morale educativa della persona per tutta la vita.
Ricordo che in quel periodo mi è stato regalato un piccolo fucile e una sciabola, regali non molto comuni in quel periodo, dove per giocare dovevamo inventarci i giocatoli, come per esempio il pallone fatto di carta e stracci. Per dividere la gioia li ho portati all'asilo, creando invidia in chi questi giocatoli non aveva. Allora suor Gemma ha pensato di lasciare andare tutti a casa e mi ha trattenuto finchè tutti fossero andati via. Tutto questo è servito a salvare i giocatoli, ma le zie che mi aspettavano e non vedendomi arrivare puntuale a casa sono venute a cercarmi. A quei tempi non c'era il telefonino.
Ricordo pure una recita organizzata da suor Gemma, la mia era una piccola parte, anche perchè la mia timidezza mi bloccava. Ricordo che uscivo sulla scena gridando "ecco un pacco di ogni tenda...". Alla fine ci sono stati i premi per i migliori attori. Che consistevano in mandorle che le suore raccoglievano nel cortile. Ne ho ricevute due, ma c'è chi ne ha ricevute tre o quattro. Non ero un grande attore anche se avevo appoggi (vedi padrino, don Masala)...
Ringrazio il Signore di aver conosciuto queste persone, unite alle nostre buone famiglie, dove l'onestà e la buona educazione era alla base di tutto. Giustamente gli anni passano e meno male si invecchia, la longevità è un dono di Dio. Ma pensandoci bene abbiamo più amici lassù che su questa terra. Ognuno è libero di pensarla come vuole e rispetto tutte le idee. Ma mi domando che senso ha la vita, il comportarsi bene, anche se il bene è un andare contro corrente e costa, è più facile fare il proprio comodo. Ma la vita è un dono, e vale se donata. Ma che senso ha tutto questo se tutto finisce nelle mura del cimitero?
Un caro saluto a tutti. Con ottimismo.
Salvatore
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La malinconia, caro compare, assale chi, come noi, ha ormai "...breve la speme e lungo della memoria il corso...". Lo dico parafrasando Leopardi. Invecchiare è bene, certamente. Ma quando la vecchiaia arriva...
Conservo anch'io sentimenti di affetto e di gratitudine per suo Salesia, suor Gemma, padrino Masala e per tutti gli altri che, insieme ai nostri genitori, hanno illuminato il sentiero della nostra infanzia prima e dell'adolerscenza poi. Ma ho un cruccio, che mi perseguita da tempo, anche alla luce di quanto mi accade (ci accade) intorno: siamo stati noi, la nostra generazione, all'altezza del compito nel guidare i nostri figli, i nostri nipoti? Me lo chiedo di continuo e non so darmi una risposta. Ma propendo per il no. Probabilmente ci sono mancati la determinazione, l'amore, il senso della solidarietà che i nostri vecchi (anche per ragioni storiche e contingenti, devo dire) possedevano in misura maggiore rispetto a noi.
Un saluto affettuoso. c.p.