Fra il 1870 e la fine della seconda guerra mondiale, per aspirare con successo alla carica di sindaco era indispensabile essere “de zente”[1]. E cioè appartenere a famiglie prestigiose o essere in buoni rapporti con queste. Oppure non essere loro avversario

I potere, dunque, si socializza. Avere come compare o padrino un Falchi o un Madau era considerato dalla povera gente un grande onore. Era come sentirsi un po’ parenti o intimi con loro. Ma significava anche ritrovarsi, in qualunque circostanza, o con gli uni o con gli altri. A seconda del comparatico.

I pastori, gli affittuari dei terreni e i “giualzos”[1] erano legati con filo doppio a una delle famiglie importanti del paese e si tramandavano di padre in figlio il dovere di obbedienza, la dipendenza nel lavoro e la protezione nei casi di bisogno

e scarne notizie sulle sue origini, attinte dalle poche fonti a disposizione, sono tuttavia sufficienti per consentirci di comprendere che il villaggio di Chiaramonti si costituì alle pendici del monte San Matteo e immediatamente sotto le mura del castello, che poteva offrire rifugio e protezione nei momenti di necessità.

Assieme ai cardellini e alle rondini rappresentano l'unica selvaggina della zona - L'uso del furetto permette di sterminare il coniglio selvatico

La Nuova Sardegna – 27 Ottobre 1977

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cacciatori locali sono seriamente intenzionati a dare battaglia. Vogliono che la caccia continui a restare uno sport e non un vergognoso tiro al bersaglio, una guerra crudele.

Chiaramonti, piazza Repubblica, li 27 Giugno 1970, ore 21.00

a recente conclusione delle elezioni amministrative in molti comuni d’Italia e la conseguenti passerelle televisive di vincitori e sconfitti mi hanno richiamato alla memoria l’esperienza analoga da me vissuta 51 anni fa.

Il 1. Ottobre di quarant’anni fa, apparve sulla Nuova Sardegna una lettera firmata “Due ragazzi di Chiaramonti”, nella quale si discettava sul funzionamento del circolo culturale di recente costituito per iniziativa di alcuni studenti.

L’inizio di un’avventura durata cinque anni meno tre giorni e i mille pensieri che affollavano la mia mente quando mi sedetti per la prima volta alla scrivania e restai solo nel mio ufficio

ono a Maddalena da poco. Limitato nelle attività ordinarie da alcuni giorni di Scirocco incandescente e altri di Ponente salutare, ma teso e a tratti fastidioso, ho trascorso gran parte dei pomeriggi a casa. A leggere, guardare la tv e dare sfogo ai pensieri. Che, guarda caso, hanno vagato a briglia sciolta e mi hanno riportato indietro di mezzo secolo.

La Nuova Sardegna – 18 Settembre 1979

l sindaco non paga e il parroco gli toglie la corrente elettrica. Risultato: l'orologio del campanile non segna più le ore.

di Giorgio Falchi (1843-1922)

er quanto fosse desiderio di questa popolazione che proseguisse a essere destinata a parrocchia l'antica chiesa di San Matteo, tuttavia il supplicante lascia in piena facoltà della superiore autorità ecclesiastica il decidere sull'ubicazione della nuova chiesa.

Con un mese d’anticipo chiudono tutti i caseifici

La Nuova Sardegna –  1 Luglio 1987

e industrie casearie di Chiaramonti e Nulvi hanno chiuso i battenti ieri sera, interrompendo la lavorazione del latte con oltre un mese di anticipo sui programmi di lavoro.

Qui in paese la TV giunse prima che a Sassari, grazie all’intuito di un tecnico pervicace e geniale: Mario Budroni

I primi televisori furono appannaggio di poche famiglie. Che, oltre a essere facoltose, erano pure illuminate: i Madau, i Bajardo, il medico condotto dottor Catta, i Rottigni e pochi altri.

Qui in paese la TV giunse prima che a Sassari, grazie all’intuito di un tecnico pervicace e geniale: Mario Budroni

n quella bottega si faceva anche salotto. Ci si intratteneva a scambiare quattro chiacchiere, in particolare nel tardo pomeriggio e la domenica mattina. Prima, durante e dopo mìssa mànna[i].

Qui in paese la TV giunse prima che a Sassari, grazie all’intuito di un tecnico pervicace e geniale. Mario Budroni

Chiaramonti la televisione arrivò prima che altrove, in Sardegna.

Captando con un’antenna di fortuna le trasmissioni Rai direttamente da Roma.