Mastru Matteu |
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Sabato 22 Settembre 2018 00:00 |
Una figura caratteristica chiaramontese del tempo che fu di Nicola Brau Mastru Matteu era un muratore. Io l'ho conosciuto quando era già vecchio, ma continuava a lavorare.
Allora non c'erano le pensioni e se un lavoratore non aveva messo da parte qualche soldarello o non aveva figli e familiari che si occupavano di lui, era costretto a mendicare. Come muratore faceva ancora qualche lavoretto. I paesani lo cercavano soprattutto per fare i forni. Si era fatto una buona reputazione in quel campo e ogni tanto gli chiedevano di farne uno.
Vi si cuoceva il pane, nei piccoli paesi non si produceva il pane di macchina; il pane si faceva in casa e nel forno si rifinivano i fichi secchi (sa cariga), le susine secche (sa prunalda) i pomodori secchi per l'inverno. Si cuocevano i prodotti stagionali della terra: melenzane, zucchine, cavoli, patate, carciofi quando ci si stancava di mangiarli bolliti. Si cuocevano i dolci delle feste. Quando ci incontravamo si fermava volentieri a parlare con me. Gli ponevo domande e lo ascoltavo con attenzione. Lui mi parlava della sua gioventù, della guerra, della Brigata. Erano tempi brutti, ma lui ne parlava volentieri, quasi con calore. Erano i tempi della sua giovinezza, della sua prestanza fisica, della sua vita attiva, del suo essere uomo. Il suo giorno più bello era il 4 novembre, festa della vittoria. Fin dalla sera prima, toglieva dalla cassa il suo abito buono, l'unico senza strappi o rattoppi, che indossava solo per l'occasione, l'elmetto, gli scarponi militari, le medaglie e la bandiera dei reduci. Il giorno dopo ne faceva sfoggio sfilando, in testa al corteo, fino al parco delle Rimembranze. Là, il gerarca di turno leggeva il bollettino della vittoria e faceva il suo discorsetto. Un piccolo ricevimento nella casa del fascio chiudeva le celebrazioni. Poi tutti a casa. Quel giorno era Lui il più orgoglioso dei reduci. Era considerato da tutti il veterano, l'eroe sopravvissuto di una guerra vittoriosa combattuta per l'unità e la grandezza dell'Italia, nel solco della potenza invincibile della Roma Imperiale, come aveva detto anche l'oratore. Finito il ricevimento, mastru Matteu ritornava alla sua casetta e rimetteva al suo posto tutto l'armamentario in attesa che un altro anno passasse per rivivere la stessa cerimonia e lo stesso orgoglio di eroe dimenticato.
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Ultimo aggiornamento Domenica 02 Dicembre 2018 18:51 |