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Il triangolo politico dei separati in casa PDF Stampa E-mail
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Lunedì 29 Luglio 2019 21:40

Giornali, televisioni e internet ci regalano, quotidianamente, una messe di florilegi dei nostri uomini al Governo – Due formazioni politiche, M5S e Lega, che non concordano su nulla e hanno in comune un solo scopo: tirare a campare standosene comodamente stravaccati a Palazzo gestendo il potere

di Carlo Patatu

Come i famosi ladri di Pisa, che di giorno litigavano ma la notte andavano a rubare insieme, così pure i due corni della maggioranza di governo se ne dicono di cotte e di crude. Tutti i giorni. Eppure continuano a stare insieme.

Non so dire quanto volentieri; ma, sia pure in forma di separati in casa, a Palazzo ci stanno. Facendo finta di governare e guidati, si fa per dire, da una sorta di Re Travicello disposto a sopportare tutto, pur di non farsi schiodare dalla poltronissima di Palazzo Chigi.

I grillini reclamano il reddito di cittadinanza per i supposti cinque milioni di poveri disseminati nella Penisola? I leghisti storcono il naso; ma li accontentano. A condizione di dare via libera ai pensionati quota cento. Oltre un milione e mezzo di lavoratori “stressati” e non più in grado di andare avanti se non collocati anticipatamente a riposo.

Uno a uno. Pareggio, quindi. Salvo poi scoprire che il reddito di cittadinanza, richiesto da poco più di un milione di persone, è stato concesso a un numero inferiore di aspiranti; analoga situazione si è ripetuta per i pensionamenti anticipati.

I pentastellati giuravano su tutto quel che gli capitava sotto mano che a Taranto l’Ilva avrebbe chiuso i battenti, TAV[1] e TAP[2] sarebbero state bloccate. Niente grandi opere, per tenere alla larga mafiosi e grandi ladri. Per lo stesso motivo si tengono alla larga dalle Olimpiadi a Roma e da quelle invernali a Torino. Poi sappiamo com’è andata a finire: l’Ilva continua a operare come prima; la Tap va avanti e la Tav pure. Le olimpiadi invernali se le papperanno Milano e Cortina. Salvini e i suoi corifei erano e sono di tutt’altro avviso, tant’è che l’hanno spuntata, mettendo in ombra le cinque stelle.

Mi fermo qui perché l’elenco delle retromarce dell’una parte e dell’altra si è fatto lungo. Molto lungo. Il Governo naviga a vista, senza una rotta precisa se non quella di spaventare la comunità nazionale con notizie esageratamente allarmanti in materia di sicurezza e spargendo odio per ogni dove con un linguaggio che, poco praticato nelle aule parlamentari e nei palazzi romani, un tempo lo si definiva “da caserma”.

Il guaio è che, strada facendo, la dialettica sulle rispettive opinioni di due soci che la pensano in modo diametralmente opposto un po’ su tutto ha subito una evoluzione negativa, passando dalla polemica all’insulto. Tant’è che, qualche mese fa, l’invisibile Presidente del Consiglio ha deciso d’intervenire pubblicamente per dire la sua. Ma come? Invece di rivolgersi al Parlamento, ha convocato una conferenza stampa (senza possibilità di fare domande e avere risposte) per annunciare, non ai propri alleati ma ai giornalisti, che non sarebbe rimasto ulteriormente lì a galleggiare, se le sceneggiate fra i figli di Grillo e i nipoti di Bossi non fossero cessate.

Come sappiamo, Giggino e Matteo hanno fatto spallucce. Al che Conte ha continuato (continua) a galleggiare, come il Re Travicello di Giuseppe Giusti[3]. Anche dopo il commento sprezzante col quale Salvini ha liquidato il suo intervento al Senato sulla vicenda Moscopoli: m’interessa meno che zero.

Frattanto, i consensi per la Lega lievitano nei sondaggi e quelli del M5S sono paurosamente in calo. Pertanto i grillini, succubi dei leghisti, sono in stato confusionale. Non sanno più che pesci prendere. E, ogni tanto, ne inventano una nuova per mascherare la clamorosa retromarcia di turno. Ricordate il limite massimo del secondo mandato politico? Ebbene, ora l’astro di Pomigliano, non soddisfatto di avere minacciato di mettere sotto processo Mattarella e di avere proclamato con enfasi dal balcone di avere abolito la povertà, ha introdotto un nuovo criterio di calcolo matematico. I mandati elettivi non li si conterà più partendo da uno, ma da zero. E così il terzo incarico assumerà il numero due. E i conti tornano, sostiene imperturbabile Giggino.

Bella trovata, no?

Ma, insomma, in un paese civile e maturo, si può continuare ad assistere a tali risse da ballatoio (a brigas de funtana, come si dice ancora dalle mie parti), senza che i due soci vengano alle mani o decidano di separarsi togliendosi persino il saluto?

Certo che si può. Grillini e leghisti già lo fanno. Questi ultimi pure con successo, a quel che pare.

Quindi, fra un insulto e una successiva dichiarazione di pace, sempre provvisoria, il tempo passa; loro se ne stanno in poltrona e continuano a distrarre l’opinione pubblica con fandonie e notizie false che, circolando nella rete e non solo, purtroppo trovano accoglienza sollecita in tanti lettori.

E il Governo del Paese?

Il Governo c’è, rispondono sorridenti e pressoché all’unisono i gialloverdi. “Sta lavorando nell’interesse degli Italiani e lo fa bene”. Frattanto, noi assistiamo esterrefatti a questa sorta di commedia dell’arte. Proprio come accadeva al tempo dei ladri di Pisa.

Il guaio è che non compare all’orizzonte uno come Cicerone, autorevole e capace di sbottare nei loro confronti come quello fece con Catilina: Quoùsque tàndem abutère […] patièntia nostra?[4]



[1] TAV: la nuova linea del treno ad alta velocità che, nell’ambito di un vasto corridoio ferroviario europeo, attraversando la Val di Susa e le Alpi collegherà l’Italia con la Francia.

[2] TAP: il gasdotto che porterà in Europa il gas proveniente dall’Azerbaigian e il cui approdo è previsto sulle coste della Puglia.

[3] Al Re Travicello / piovuto ai ranocchi, / mi levo il cappello / e piego i ginocchi: / lo predico anch’io / cascato da Dio: / oh comodo, oh bello / un Re Travicello! (segue…)

[4] Fino a quando, dunque, o Catilina, abuserai della nostra pazienza? Dalla prima Catilinaria di Marco Tullio Cicerone, pronunciata nel Senato di Roma, 63 a.C.

 

 

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