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Manlio Brigaglia due anni dopo PDF Stampa E-mail
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Sabato 09 Maggio 2020 00:00

Fu uomo di grande cultura, docente di storia all’Università, autore di un’infinità di libri, giornalista molto letto, era titolare una rubrica quotidiana sulla “Nuova Sardegna”

di Carlo Patatu

D

ue anni fa, il 10 Maggio, scompariva a Sassari il prof. Manlio Brigaglia, storico, accademico e giornalista. Conferenziere colto e affascinante, era gallurese per nascita (Tempio 1929) e sassarese di adozione. Ricordandolo con stima e deferenza, mi resta il rimpianto di non avere potuto partecipare al suo funerale; ero a Catania.

Il Professore, quando gli si presentava l’occasione, si compiaceva di ribadire che, se prendi tre sassaresi a caso: uno è stato suo alunno e uno di sua moglie Marisa Buonajuto; l’altro si vede dalla faccia che ha perso una grande occasione. Ebbene, non so dire se si vede dalla faccia; ma io, che pure ho studiato a Sassari da accudiddu, quella “grande occasione” me la sono persa.

L’ho conosciuto più tardi, quando lui era docente di storia nella facoltà di Lettere dell’Università di Sassari e io dirigevo il Circolo Didattico di Nulvi. L’occasione mi è stata offerta dalla Provincia e dall’Organismo Comprensoriale anglonese, che avevano bandito un concorso, fra scolari e studenti della scuola dell’obbligo, per la produzione di elaborati inerenti ai patrimoni monumentale, archeologico, culturale e delle tradizioni popolari dei comuni dell’Anglona e Bassa Valle del Coghinas. Fui chiamato a far parte della giuria che doveva esaminare gli elaborati, presieduta dal Professore. Fu lui a suggerire la pubblicazione dei lavori prodotti, che furono raccolti in un volume pregevole che Brigaglia curò personalmente col rigore che gli era familiare.

La conoscenza si trasformò presto in amicizia, grazie anche al fatto che, al tempo, io facevo parte del comitato provinciale costituito presso l’ufficio Programmazione e Studi del Provveditorato di Sassari, diretto da Marisa Buonajuto, moglie del nostro. Ma, sebbene più volte sollecitato da lui e dalla consorte, con la quale intrattenevo rapporti di familiarità e colleganza, mai riuscii a dargli del tu. Ma perché?, mi chiedeva. Perché io lo consideravo un monumento. Un mostro d’intelligenza e di cultura, autore di un gran numero di libri, capace di una disponibilità non usuale fra i suoi colleghi accademici, dotato di una memoria straordinaria. Affabulatore affascinante, sapeva incantare l’uditorio. Era un simpaticone. Con lui si potevano trascorrere ore e ore in conversazioni dotte o leggere. Sempre piacevoli.

Nella primavera del 2009, su proposta del presidente Damiano Nieddu, il Lions Club Castelsardo, di cui faccio parte, lo nominò socio onorario. Ricordo che accolse il nostro invito con piacere e partecipò, finché la salute glielo permise, a numerose iniziative di carattere culturale promosse dall’associazione. Fra queste, la presentazione del mio libro Scuola Chiesa e Fantasmi, a Chiaramonti e nella sala del Consiglio comunale. Non si tirava mai indietro. La sua casa di viale Umberto aveva le porte aperte ad amici e collaboratori; a chiunque avesse bisogno di un consiglio, di una rassicurazione, del conforto di un parere autorevole. Lo si trovava circondato da montagne di libri, che avevano invaso ogni spazio disponibile dell’appartamento, che pure non era piccolo.

Ricordo ancora l’ultima volta che ebbe modo di partecipare a un evento promosso dai lions. Era la primavera del 2014. Ero presidente del club lions, che volle ricordare Goffredo Mameli di Ittireddu, socio fondatore scomparso l’anno precedente. Fu una bella serata, impreziosita da interventi importanti, fra i quali quello del Professore in veste di oratore ufficiale.

Al termine della cerimonia, ci ritrovammo al ristorante, dove ci fu servita una cena indimenticabile perché di pessima qualità. Delusione massima per tutti e conseguente brutta figura da parte mia nei confronti dei numerosi invitati. La qualità del servizio del ristoratore si era rivelata inversamente proporzionale all’entità del conto presentatoci.

Lì per lì feci buon viso a cattivo gioco; ma l’indomani trascorsi la mattinata intera al telefono, a scusarmi con gli ospiti. Che, in pratica, se n’erano tornati a casa sicuramente affamati, per non dire di peggio. Il cibo era immangiabile. Ebbene, il Professore, con tono scherzoso e cortese, così mi rispose:

“Caro Carlo, come ti capisco; sono uomo di mondo. Per via dell’attività che svolgo, ho avuto modo di frequentare un’infinità di ristoranti, girando qua e là. Ne ho viste e provate di tutti i colori; ma… mai mi era capitato di mangiare così male come ieri sera!...”.

Ci salutammo con una risata fragorosa.

Ecco, mi piace ricordarlo così.

 
Commenti (1)
Tuo amico ed estimatore
1 Domenica 10 Maggio 2020 16:15
Pier Sesto Demuro

Carissimo Carlo, come affabulatore anche tu stai nei piani alti di una immaginaria classifica...


Ma, tornando al Nostro, a proposito di mostri, vorrei raccontarti un simpatico aneddoto che mi è tornato alla mente: da ragazzi viaggiavamo a scuola ad Olbia e il pullman degli studenti faceva scalo nella piazza principale di Arzachena. Un mio zio titolare del bar centrale era sempre lì di sentinella e con l'occhiometro si divertiva a misurare l'impegno e la voglia di noi baldi studenti, apostrofandoci spesso con frasi del tipo: "Bah bah, è torrendi da scola Manlio Brigaglia!", oppure "Né tu e né Manlio Brigaglia pa lu studiu!".


Perché Manlio é considerato mito ad Arzachena? Come hai ricordato bene tu, era nato a Tempio e vissuto a Sassari, ma egli stesso spesso era solito puntualizzare che pensava da arzachenese! Infatti la madre, signora Stefanina, era arzachenese docg e le piaceva trascorrere parte delle vacanze ad Arzachena con la famiglia.


Tutto ciò per dire che, oltre ad avere un vasto parentado, con il paese aveva molta familiarità, coltivata oggi ancora dal fratello Aldo e dalla sorella Mimma.


Da presidente Lions, averlo commemorato in una giornata indimenticabile, sia per il livello dei relatori che per il pubblico qualificato e numeroso, ritengo con grande umiltà di avere scritto una pagina bella non solo per la figura di Prof. Brigaglia, ma per l'intera comunità arzachenese e Gallurese. Quel lembo di Sardegna dove affondavano profondamente le sue radici, sentendosi ad esso legato da un rapporto indissolubile e coltivato sino all'ultimo giorno.


Pier Sesto Demuro


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Grazie per la considerazione nei miei confronti e per la tua testimonianza, che va ad arricchire la già ricca collezione di fatti e accadimenti che riguardano il Professore. Che continuerà a vivere nei nostri ricordi e nei nostri affetti. (c.p.)

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