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Don Masala – terza parte PDF Stampa E-mail
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Martedì 17 Marzo 2015 10:36

di Carlo Patatu

Per nulla intimorito dai mal di pancia e dal parere fortemente contrario del vecchio parroco e dei soliti benpensanti, che anche allora non mancavano, don Masala chiese con ostinazione all’arcivescovo, e ottenne, di adibire temporaneamente a cinema parrocchiale la chiesa del Rosario, già sconsacrata perché utilizzata, in tempo di guerra, come sala mensa dei militari accantonati in paese intorno al 1943.

Lo schermo, realizzato con un grande lenzuolo cucito dalle donne cattoliche, nascondeva l’altare e la nicchia della Madonna, il cui simulacro continuò a rimanere al suo posto. Un palcoscenico rudimentale fu realizzato con tavole da muratore, occupando interamente lo spazio dell’abside. Dalle balaustre fino all’altare.

In quella sala, i chiaramontesi scoprirono la magia del cinematografo.

Vi si proiettavano film western con pistole che non si scaricavano mai e commedie sdolcinate che commuovevano gli spettatori fino alle lacrime. Uno spasso.

Per chi frequentava con regolarità e profitto il catechismo, il biglietto era gratis. Inoltre, di tanto in tanto giungevano in paese gruppi di girovaghi: commedianti, maghi, prestigiatori e cantastorie. Su quel palco rustico e sconnesso quei personaggi straordinari riscuotevano facilmente applausi scroscianti e calorosi da un pubblico di spettatori ingenui e creduloni. Che si bevevano ogni trucco architettato da quegli attori smaliziati.

Dopo la caduta del fascismo, don Masala fu molto attivo, insieme a un gruppo di notabili del paese[1], nel portare a compimento la costituzione del primo nucleo del partito democristiano. Al quale, manco a dirlo, aderirono per primi quegli stessi personaggi che, con Mussolini al governo, avevano ostentato la camicia nera ed esercitato autorevolmente il potere a Chiaramonti. In municipio e fuori.

Per motivi anagrafici, fui tra coloro che ebbero l’opportunità di vederle sedute costantemente in prima fila, quelle persone. Sia prima che dopo il Ventennio. Don Bucianeddu, una volta tanto d’accordo col parroco e col canonico Grixoni, si adoperava perché, alle elezioni politiche e comunali, che si annunciavano nella primavera del 1946, non prevalessero i socialisti e i comunisti, che anche da queste parti avevano costituito movimenti organizzati.

3 – continua


Cfr. CARLO PATATU, Scuola Chiesa e Fantasmi, ed. Gallizzi, Sassari 2007, pagg. 87-95

 



[1] Zio Antonio Luigi Budroni, il dott. Giulio Falchi, il dott. Gigi Madau, il maestro Pasquale Brau, Sebastiano Puggioni e altri.

Ultimo aggiornamento Martedì 17 Marzo 2015 10:48
 

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