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Addio Nanni Cargiaghe, amico caro PDF Stampa E-mail
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Mercoledì 02 Ottobre 2019 16:21

Nulvese per nascita, architetto geniale, persona versatile e colta, aveva un cuore d’oro e un senso dell’amicizia grande come una casa - È scomparso alla vigilia del 74° compleanno

di Tore Patatu


 

I

l 29 settembre è morto ad Alghero, dove da alcuni anni viveva, l’architetto Giovanni Cargiaghe, più conosciuto come Nanni. Alla fine dei funerali, svoltisi a Nulvi, suo paese natale, l’amico Tore Patatu lo ha ricordato con questo discorso, a braccio, da lui ricostruito il giorno dopo e che volentieri pubblichiamo. Non mancando di unirci al cordoglio dei familiari. (c.p.)

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Nulvi 1 Ottobre 2019.

Nanni Cargiaghe era nato in questo paese il primo di ottobre del 1945. Oggi avrebbe compiuto 74 anni. Per tutti i suoi amici intimi, questa data rappresentava un momento molto importante, in quanto lui e la moglie Gisella, per l’occasione, organizzavano una grande festa. Già da un mese prima compilavano la lista degli invitati, il menu del sontuoso pranzo e il programma dettagliato dei festeggiamenti. I primi tempi il compleanno veniva organizzato nella loro abitazione di via Torres a Sassari e, successivamente, nella loro villa di Alghero.

Con l’andare del tempo e il progredire della malattia che aveva colpito Nanni, questa festa era preparata in tono minore, fino ad arrivare allo scorso anno, alla quale eravamo stati invitati soltanto tre amici. E così doveva avvenire quest’anno. Gisella mi aveva avvisato che il primo ottobre avremmo festeggiato Nanni con pochissimi intimi.

Ma il 29 settembre, con una telefonata, Gisella mi comunicò la morte di Nanni.

Ho pensato a una sorta di scherzo, per la cui attuazione Nanni aveva delegato la moglie. Il telefono, infatti, era l’oggetto prediletto da lui per mettere in atto scherzi epocali. Ed io, dei suoi scherzi ero la vittima preferita. “Che gusto c’è a prendere in giro un grullo? (termine toscano mediato da Firenze, dove Nanni ha conseguito la laurea in architettura). La soddisfazione più grande nasce dal fatto che riesci a prendere in giro una persona saggia che io stimo”, mi diceva sempre.

I suoi scherzi vertevano sempre su cose molto serie. Uno di questi me lo fece quand’ero sindaco. Ricevetti una telefonata da un politico sassarese, molto gettonato, che mi chiedeva il reinserimento di una concorrente che, in sede di esame della documentazione, era stata esclusa dal concorso, in quanto non aveva adempiuto agli obblighi scolastici. Io, con estrema gentilezza, ma anche con grande determinazione, gli dissi che quanto mi chiedeva non era attuabile, in quanto l’ostacolo che si sovrapponeva non era sanabile. L’onorevole insistette fino all’estremo, con argomentazioni caratteristiche del mondo del “compario” politico, finché io, a un certo punto gli dissi di non insistere e chiusi il discorso.

L’anno successivo, bandimmo il concorso per nominare l’autista dello scuolabus. Lo stesso senatore, puntualmente, mi telefonò, raccomandando uno dei tre concorrenti. Gli risposi che non potevo fare niente, che la commissione era composta da molti membri e lo pregai di non insistere, come aveva fatto l’anno precedente in occasione del concorso per bidella. E l’onorevole mi rispose candidamente, dicendomi che lui non mi aveva mai telefonato. Capii subito che a fare quella telefonata era stato il mio amico Nanni. La cosa si ripeté spesso in occasioni meno importanti, su cui abbiamo riso tutti. Quando però mi telefonava qualche personaggio di spicco avevo sempre il sospetto che a chiamare fosse Nanni ed ero costretto a prendere le mie precauzioni. Dopo un momento di smarrimento, mi facevo lasciare il numero di telefono e lo richiamavo successivamente. Mi successe con Walter Veltroni e con Mark Harris. In poche parole, Nanni aveva trovato il modo di condizionare le mie telefonate e questo lo divertiva ancor più dello scherzo vero e proprio.

Un proverbio sardo dice che quando si parte per una località, si sa l’ora della partenza, ma si ignora quella del ritorno. Nanni aveva trovato il modo di togliere veridicità a questo detto, in quanto con lui non riuscivi mai a sapere neanche l’ora della partenza. Una volta un nostro amico vinse le elezioni comunali di Laerru e ci invitò alla grande festa che organizzò, in quanto era la prima volta che quel paese aveva un sindaco di sinistra. Arrivammo in tempo per vedere la gente sparecchiare e alcuni amici ci intonarono la canzone di Sergio Endrigo: La festa appena cominciata è già finita… E uno azzardò anche una battuta dicendo: “Mio caro architetto, si mangi il Patatu che è venuto con lei!”

Ma a Laerru andammo anche per un funerale e, alla fine della triste cerimonia, entrammo in un bar, come è usanza dalle nostre parti. Il frigo era guasto e non poteva servirci la birra fresca, la macchina del caffè la accendeva solo di mattina. Alla fine ci portò un quarto di vino di cui percepimmo il pungente odore dell’aceto, già da quando lo versava dal fiasco.

“Non è ancora pronto, ma fra una decina di giorni questo diventa un signor vino!”, disse l’oste servendoci.

E Nanni di rimando: “Questo non diventa vino neanche se lo fai invecchiare nella sacrestia della chiesa di Sant’Antonio di Padova”.

Siccome era ancora molto presto per rientrare a casa, decidemmo di andare a trovare un amico di Martis che, tutte le volte che ci vedeva, ci invitava ad andare a trovarlo, anche senza preavviso, perché lui era organizzato a sostenere qualunque sorpresa.

Arrivati a Martis, dopo aver bussato alla porta, che era semiaperta, entrammo e trovammo il nostro amico che piangeva disperatamente davanti alla salma del padre. Nel salutarci ci chiese: “Come avete fatto a sapere così presto la triste notizia? È morto da meno di mezz’ora”. “Le brutte notizie hanno le gambe lunghe!”, fu la nostra risposta. Questo amico di Martis, tutte le volte che ci incontrava, non mancava mai di sottolineare la nostra sollecitudine nell’andare a trovarlo mezz’ora dopo la morte del padre, mentre alcuni parenti stretti si erano presentati il giorno dopo e qualcuno non si era fatto vedere per niente.

Altri episodi simpatici ci capitarono a Torino, dove era venuto con me per comprare un vetro alla sua lancia Beta e avevamo incontrato il mago di Torino e, soprattutto, avevamo cenato insieme a Gianluca Vialli, nel famoso ristorante Vittorio Urbani di via Saluzzo.

Questo modo di concepire la vita anticonformista, libera, estremamente autonoma che, talvolta, sconfinava nella leggerezza, se non addirittura nel pressapochismo, ha condizionato e falsato il giudizio delle persone che hanno conosciuto Nanni solo superficialmente. Lui era cosciente delle sue capacità professionali, della sua brillante intelligenza e della sua singolare genialità nei lavori che progettava e dirigeva come architetto, ed aveva dei principi sui quali non ha mai derogato.

Poteva arricchirsi con la sua attività, ma non lo ha fatto perché non si è mai legato a un carro politico o a un padrino, non si è mai venduto a nessuno, perché era onesto. Nessuno può dire di essere stato truffato da Nanni Cargiaghe.

Altro suo principio ispiratore era la solidarietà. Sapeva calarsi nei panni di chi era stato meno fortunato di lui. Ha ospitato per mesi amici che avevano perso tutto e non sapevano dove andare, mettendo a disposizione la sua casa e le sue risorse e sostenendolo anche durante la malattia. Nanni era una persona molto generosa: su sou non fit sou!

E, altra cosa che pochi sapevano, Nanni era un credente convinto e, a suo modo, osservante. Era molto devoto a Santa Giusta, dove il padre da piccolo lo portava a cavallo il giorno della festa e si commuoveva quando lo raccontava.

Ieri ho parlato per telefono con Dominique, un’amica comune che vive a Ginevra, per comunicarle la morte del nostro amico. Dopo essersi abbandonata ad un pianto accorato, mi ha detto che quando lei perse il lavoro, Nanni le telefonava tutti i giorni per sostenerla ed esortarla a pregare il Signore, che l’avrebbe aiutata in questo momento di crisi. Dominique gli rispose che pregava tutti i giorni, ma il lavoro non arrivava. E lui le rispose: “Non ti ha ancora accontentato perché tu non ci credi abbastanza”.

Nel formulare le mie affettuose condoglianze a Gisella, a Nicola e ad Antonio, ad Angelo e Giampiero e alle loro famiglie, ringrazio Nanni Cargiaghe per la disinteressata amicizia, l’affetto e la stima che mi ha sempre dimostrato, gli aiuti e le esortazioni ricevute in momenti drammatici della mia vita, perché mi è stato sempre vicino. Ma il ringraziamento più grande è per i momenti di felicità, di allegria di spensierato buonumore che mi ha regalato a piene mani in tutti questi anni.

Caro Nanni, lasci in me, e nei tuoi amici che hanno avuto la fortuna di conoscerti bene, un vuoto incolmabile e ti assicuro che nessuno di noi ti dimenticherà!

Addio carissimo amico.

 

 

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