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1948: Sa moda de Barore Sassu a Santu Mateu |
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Venerdì 25 Ottobre 2019 18:04 |
Il 21 settembre del 1948 si svolse a Chiaramonti una gara poetica di grosso spessore, con i migliori poeti di allora. In quell’occasione, Barore Sassu (1891-1976), il famoso poeta improvvisatore di Banari, cantò la moda (che pubblichiamo di seguito) in onore di San Matteo, patrono del nostro paese. La moda è un componimento difficilissimo da svolgere e altrettanto da capire, nelle sue linee tecniche, quindi mi permetto di dare qualche suggerimento per gustarne meglio la lettura. Ne esistono decine di modelli, che cambiano a seconda del poeta e anche dell’argomento trattato. Quelli più famosi sono su degheoto fioridu, su trintases retrogadu, su trintases retrogadu in trineta e tentu a maglia, su barantotto, su ses revessu, su vintunu, su vintitres e tanti altri. Nel 2010 ho curato un libro del poeta Costantino Sanna di Perfugas, intitolato: Boghes antigas de Calvai, in cui vengono analizzati sedici tipi di mode, tra cui una dedicata al nostro illustre compaesano Bainzu Truddaju (1921-2001). La moda chiudeva la gara poetica e, solitamente, consisteva in un elogio al santo festeggiato. Le gare poetiche, attualmente, sono notevolmente diminuite e, da un bel po’ di anni, la moda è stata sostituita da un sonetto caudato, meno impegnativo e molto più semplice e sbrigativo. La struttura del componimento che pubblichiamo prevede un’istèrrida (stesura iniziale) di 16 versi, che termina con un verso chiamato versu rotante, che è il seguente: Lanterna luminosa e lughe pura (lanterna luminosa e pura luce). Questo verso è formato da tre parole chiave, dette maglie, che sono rispettivamente lanterna, luminosa, pura. Queste tre parole sono importantissime, in quanto creano le rime che reggeranno tutta l’impalcatura della moda. Dopo aver completato la prima volta s’istèrrida, il poeta stende quattro versi, di cui il primo rima con la maglia pura. Il poeta gira due volte i quattro versi appena composti, riacchiappando sempre la rima, portando il numero dei versi a dodici. Quando completa il dodicesimo verso, ripete s’istèrrida e, arrivato al sedicesimo verso, il rotante, lo fa ruotare così: Lughe pura e lanterna luminosa. Quindi compone ancora quattro versi, in cui il primo rima con la seconda maglia e, cioè, con la parola luminosa, e via di seguito. Questa operazione è compiuta tre volte, in modo da utilizzare le tre maglie del verso rotante, per arrivare alla conclusione con gli auguri al paese e agli organizzatori della festa. Nel trascrivere la moda, per non ripetere tre volte tutta s’istèrrida, la seconda e la terza volta ho trascritto solo il primo e il sedicesimo verso, intervallati dai puntini, ruotandolo come prevede il modello. Questo componimento coi dodici versi moltiplicati per tre prende il nome di trintases retrogadu. C’è una piccola imperfezione nella seconda e terza parte, che perdoniamo al poeta perché si tratta di poesia improvvisata. Ma bisogna anche tener conto del fatto che la poesia è stata tramandata oralmente, confidando nella buona memoria degli appassionati di allora. Come vedete, i nostri poeti amavano le complicazioni. Nessuna letteratura al mondo prevede un arzigogolo del genere, anche se c’è da dire che esiste una sestina detta di Arnaud Daniel che gli somiglia. A proposito dei componimenti sardi, l’illustre antropologo Alberto Maria Cirese (1921-2011), scrive: “Dietro i poeti a braccio sta consapevolmente il mondo epico-narrativo di Ariosto e Tasso: il metro è il docile e armonioso veicolo del senso, ed è considerato “poeta” chi quasi “parli in ottave” con limpida scioltezza, al modo che Ariosto pensava in ottave. “Invece, dietro gli improvvisatori sardi sta quella stessa volontà di ardua versificazione che si espresse nella forma della canzone sestina da Arnaldo Daniello a Dante Alighieri e a Francesco Petrarca: può quasi dirsi che nell’isola viene coronato “poeta” chi meglio sappia generare un senso della vertiginosa geometria dei metri. Ed il risultato ha spesso il sapore modernissimo di bellezza che talora assume l’arcaico”.
Testo della moda A Santu Mateu de Tzaramonte di Barore Sassu:
In sa filosofia ‘e sa natura s’isfortzat tropu s’umanu intelletu sen’arrivare a sa base segura ne a connòschere s’ìntimu segretu. In Deus solu est visìbile oggetu sa veridade santa e infallìbile comente mustrat cun sa santidade s’evangelista apòstulu Mateu. Visìbile oggetu est solu in Deu sa veridade santa e infallìbile in Deus solu est oggetu visìbile infallìbile e santa veridade comente mustrat cun sa santidade s’apòstulu Mateu evangelista filosoficamente moralista lanterna luminosa e lughe pura. (verso rotante) Eroe e santu in sa santa iscritura (primi quattro versi da ruotare) màrtire onoradu e cumpiantu dae Luca a Giuanne acumpagnadu e dae Marcu dae tando a oe. In sa santa iscritura santu eroe màrtire onoradu e cumpiantu (prima retroga) in sa santa iscritura eroe e santu màrtire cumpiantu e onoradu. Dae Luca e Giuanne acumpagnadu (seconda retroga) eroe santu in s’iscritura santa. e seculare e divina pianta baluardu in sa fide religiosa.
In sa filosofia ‘e sa natura (ripete s’istèrrida) Lughe pura e lanterna luminosa (ultimo verso de s’istèrrida con la prima rotazione)
Un’ispada cruenta e sambenosa l’at aggredidu e trafitu l’ada onorende su cultu beneitu e non mustrat Mateu una lamenta. Un’ispada sambenosa e cruenta t’at aggredidu e trafitu l’ada una cruenta e sambenosa ispada l’at aggredidu e poi l’at trafitu. Onorende su cultu beneitu ma lamenta Mateu non nde mustrat. Ei su clero catòlicu illustrat cun su sou martìriu simbòlicu e issu illustrat su clero catòlicu cun su sou simbòlicu martìriu pro restare illusu ogni dillìriu In sa vile discòrdia fraterna.
In sa filosofia ‘e sa natura (ripete per la terza volta s’istèrrida) Lughe pura e luminosa lanterna (ultimo verso de s’istèrrida con la seconda rotazione)
Oe dae sa tua vida eterna de Tzaramonte su pòpulu aggiua e beneighe totu s’orizonte, redimi ogni mente irredimida. Oe dae sa tua eterna vida de Tzaramonte su pòpulu aggiua e totu s’orizonte beneighe, prègalu tue s’eternu giuighe e s’orizonte beneighe totu comente t’an festadu cun afetu.
In sa filosofia ‘e sa natura S’isfortzat tropu s’umanu intelletu.
Tzaramonte, su 21 de cabidanni de su 1948
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Ultimo aggiornamento Venerdì 25 Ottobre 2019 18:19 |