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1941: Il naufragio della Neptunia |
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Venerdì 24 Gennaio 2014 00:00 |
di Cristoforo Puddu
La tragica vicenda bellica dell’affondamento della motonave Neptunia, adibita nel 1941 per il trasporto di truppe italiane verso il fronte libico, è stata rievocata recentemente dall’ultranovantenne Giovanni Michele Pittalis.
I ricordi del militare illoraese – pubblicati da “La Nostra Presenza”, organo ufficiale dell’Associazione Nazionale fra Mutilati ed Invalidi di Guerra e della Fondazione – ripropongono nitidamente e con dovizia di particolari, i drammatici ed indelebili momenti del siluramento e dell’affondamento della motonave Neptunia, colpita da un siluro del sottomarino britannico Upholder del leggendario, e “famigerato predatore delle nostre unità”, comandante David Wanklyn.
Attraverso le parole di Giovanni Michele Pittalis si rivive il drammatico episodio bellico e umano che ha registrato la perdita di 384 persone, tra militari e membri dell’equipaggio, e l’affondamento di importanti navi che erano frutto e vanto della cantieristica nazionale. Il primo siluro dell’Upholder colpì la Neptunia “a poppavia del traverso di sinistra, provocando quasi immediatamente la perdita di energia elettrica”, mentre il secondo “centrò l’Oceania molto più verso poppa, quasi nella zona dell’asse dell’elica di sinistra”.
“La mattina del 18 settembre alle ore 04.00, – ricorda il Pittalis – a largo di Misurata (Tripolitania), un sommergibile inglese partito da Malta, silurò la nave Neptunia. Il convoglio con cinque cacciatorpediniere di scorta era composto da altre due motonavi: Vulcania e Oceania. Quella mattina, prima dell’alba, sono stato svegliato da un boato che ha fatto traballare la nave. Sulle prime ho pensato che fosse una delle solite bombe di profondità, sganciate dai nostri cacciatorpediniere. Poi la sirena, il segnale abbandono nave.
“Furono attimi di smarrimento, poi in compagnia di un certo Trefiletti, mi sono calato dalla parte opposta dell’inclinazione della nave. Una volta in acqua non abbiamo avuto il coraggio di mollare la presa della corda e quindi siamo risaliti a bordo, ma dei marinai ci hanno indotto a buttarci in mare (realmente ci hanno lanciato fuori bordo, evitandoci di inabissarci con il Neptunia che colò a picco dopo circa 3 ore).
“Ricordo perfettamente tutto di quei momenti, col pensiero rivivo anche la sensazione di sgomento e terrore, mentre ero in balia delle onde, mentre le scialuppe non erano sufficienti per tutti. I ‘mattoni’ galleggianti del giubbotto salvagente, nello sfregare mi provocarono una dolorosa ferita sul mento, ma non era la cosa peggiore in quei momenti. Con altri due sventurati sono riuscito ad aggrapparmi con tutte le mie forze ad una trave di legno. È stata l’ancora di salvezza: il mare era agitato, tutt’intorno le urla dei naufraghi, la paura di morire è stata la compagna di quelle interminabili ore.
“In seguito siamo stati portati in un campo, vicino a Tripoli, al 20° chilometro. Al trauma subito dal naufragio, si aggiunse la dissenteria, che aggravò la pesante condizione di soldato e di uomo. Un ricordo affettuoso va sempre al sostegno del sergente Sulotto del Piemonte. Lascio immaginare il mio stato d’animo in quei giorni.”
L’affondamento della Neptunia e Oceania fu solo uno dei tanti tragici episodi della cosiddetta “battaglia dei convogli”, che si svolse nel Canale di Sicilia, tra il 1940 e il 1943 ed accomunato storicamente alle perdite del transatlantico Conte Rosso, dei convogli Tarigo e Duisburg, degli incrociatori Da Barbiano, Di Giussano, Armando Diaz e del trasporto truppe Esperia.
E nello spirito e finalità dell’Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi di Guerra e Fondazione (ANMIGF), costituitasi spontaneamente a Milano nel lontano aprile del 1917 e che anche in Sardegna conta diverse sezioni animate da idealità che mirano al consolidamento della Pace, l’anziano illoraese tziu Zuanne Micheli tiene a sottolineare, con saggia fermezza, di aver sempre “ripudiato la guerra” perché “annienta la dignità dell’uomo” e che in assoluto “nessun fine può giustificarla”.
Giovanni Michele Pittalis, che nel dopoguerra ha svolto continuativamente un’attività commerciale nel suo paese natio, con la diffusione pubblicistica dei suoi ricordi, legati al giovanile e tragico periodo bellico che ancora racconta volentieri ai suoi quattro figli e otto nipoti, spera di poter ritrovare e magari poter rincontrare qualche longevo naufrago della motonave Neptunia. |
Ultimo aggiornamento Sabato 27 Ottobre 2018 09:58 |
Si è salvato ed è morto all'età di 94 anni nel febbraio del 1999. Ha lasciato un diario della sua avventura che corrisponde perfettamente a quanto hanno raccontato gli altri superstiti.
Il carabiniere BACCARO Vincenzo (disperso) era il fratello maggiore di mia madre.conservo una sua fotografia dell'Arma Benemerita Cav.C.Tibaldi via Fabio Massimo,83 Roma
Mio nonno Zummo Francesco era ufficiale bersagliere dell'8° Reggimento (Verona), imbarcato sulla motonave Oceania... disperso.
Salve! Mio nonno non ha avuto più notizie di suo fratello Marianello Piero, che era a bordo della Neptunia, nato nel 1917. Racconta, per quel poco che ricorda, che andarono i carabinieri ad avvisare la sua famiglia che il figlio era disperso... ci piace fantasticare che lui sia sopravvissuto a quel naufragio... chissà se qualcuno conserva un elenco dei nomi dei sopravvissuti.
Un abbraccio.
Barbara
Posso inviarlo a chi me ne fa richiesta via mail: zllsmn@inwind.it
Mio padre Gastone del frate classe 1912 1° aviere fotografo appartenente alla 123a squadriglia O.A.era imbarcato sulla Neptunia e coinvolto nel siluramento del 18 settembre 1941. Si salvò e dopo tante peripezie fece ritorno a casa in aprile del 1945. Io avevo tre anni e da allora ricordo che la sera della vigilia di natale accendeva una bella e grossa candela e la metteva sul davanzale della finestra per ricordare ed a suo modo onorare i tanti che non tornarono. Mio padre ormai non è più, ma io continuo ad accendere quel cero ad ogni vigilia di Natale,
Onore a tutti coloro che hanno perduto la vita che riposino in pace.
venuto a mancare nel 2012, ci raccontava sempre della sua esperienza vissuta sulla nave Oceania.
Riuscì a salire su una delle ultime scialuppe e ricordava con estrema lucidità il momento in cui vide la sua nave affondare. Mi sarebbe piaciuto scoprire quando ancora era vivo che ci sono queste documentazioni fotografiche del tragico evento. Così abbiamo avuto modo di vedere ciò che lui spesso ci raccontava.
Saluti cordiali.
Nicola Maviglia
Mio nonno era a bordo del Neptunia nel giorno in cui venne silurato e dal quale si salvò.
Mi piacerebbe avere notizie più approfondite a riguardo e se qualcuno sapesse dove reperire il diario di bordo, se per caso qualcosa fosse rimasto o notizie anche con i nominativi dell'equipaggio.
Grazie
Cordiali saluti
Sto provando a mettere insieme i pezzi perché nessuno dei suoi fratelli è ancora in vita purtroppo.
Se qualcuno avesse ricordi mi contatti, g.
Sto provando a mettere insieme i pezzi perché nessuno dei suoi fratelli è ancora in vita purtroppo.
Se qualcuno avesse ricordi mi contatti, g.
Mi piacerebbe sapere qualcosa su mio nonno. Era sulla " NEPTUNIA". Era un carabiniere. Si chiamava Giuseppe Di Franco ed era di Caltanissetta. Se qualcuno nei racconti di qualche sopravvissuto ha conoscenza di questo nome, la prego di mettersi in contatto con me.
Grazie.
emanuele-tumino@virgilio.it
Il 27 dicembre 2018 babbo ha compiuto 100 anni.
Saluti Michele Pittalis
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Intanto auguri affettuosi a tziu Zuanne Micheli. Sull'evento, Cristoforo Puddu ci ha appena inviato un articolo che pubblicheremo oggi stesso. (c.p.)
Questa è la lettera del soldato ASTOLFINO PERRICELLI da Catanzaro, inviata alla mamma prima di partire per la Libia con la motonave Neptunia. Astolfino perse la vita a seguito dell'affondamento della nave da parte del nemico. Castellammare, 14 settembre 1941 Mia carissima mamma ti scrivo questa lettera per dirti della mia buona salute e così spero che questa lettera trova te e a tutti. Cara mamma ti faro’ sapere che domani mattino partiremo e veniamo a Catanzaro o a Tripoli, ma è piu’ capace che andiamo a Tripoli. Tu non pensare a niente cara mamma e scusa se ti scrivo così brogliato tanto che sono scontento. Oggi sono andato a Castellammare a trovare la mia fidanzata e tu non puoi immaginare come si è messa a piangere che è venuta alla stazione e mi abbiamo dato una stretta di mano e mi abbiamo baciato. Prendi tutto a ridere cara mamma che io percio’ ti o scritto così di stare allegra che domani mattina alle ore 6 si parte dalla caserma e non so dove si sbarca. Speriamo che tutto va bene che deve fare la fine sua l’Inghilterra come hanno fatto tutti quelli che si hanno messo a fare la guerra con noi. Cara mamma ti saluto e ti bacio e sono tuo figlio Perricelli Astolfino
Chi fosse interessato ad averne una copia mi contatti al seguente indirizzo mail: liviodagaio@gmail.com
Mandi dal Friul.
SAPEVA NUOTARE PUR ESSENDO DI DOMEGGE DI CADORE
MI DISSE CHE RIMASE AGGRAPPATO PER MOLTE ORE A PEZZI DI LEGNO FINCHE' NON FU CARICATO A BORDO DEL GIOBERTI
RIMASE NUDO MA PROPRIO NUDO
QUANDO GLI FECERO FUMARE UNA SIGARETTA CAPI' CHE ERA VIVO
Mio padre Rappa Filippo, appuntato dei carabinieri reali, è stato dichiarato disperso. Anche lui si trovava sulla Neptunia. Qualcuno può darmi qualche notizia? Un particolare, pare che mio Papà si sia lanciato tra i primi essendo un provetto nuotatore. Grazie.
Sono Michele Pittalis il figlio di Giovanni Michele, ho scritto la storia che mio padre ci ha raccontato, pubblicata dal periodico la nostra presenza poi pubblicata in questo sito da un mio amico. Volevo farvi sapere che mio babbo oggi ha 99 anni e sta bene,gli ho letto tutti i commenti che sono stati pubblicati e non è riuscito antrattenere una forte emozione. Saluti e tutti da parte sua.
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Ringraziando, ricambiamo i saluti e porgiamo tanti auguri a suo padre, quasi centenario. (c.p.)
Anche mio padre Bergonzoni Sergio è stato naufrago e si è salvato. È mancato 9 anni fa ma ha lasciato un racconto e ricordi molto commoventisu questo naufragio...tutto scritto in un diario che non riesco più a trovare Grazie per le informazioni trovate su internet in parte integrano il diario smarrito con mio grande dispiacere. Mirna
MI STO INTERESSANDO DA UN MESE ALL'AFFONDAMENTO DELLA NEPTUNIA. SU QUELLA NAVE VI ERA UNO ZIO DI MIA MOGLIE, PERRICELLI ASTOLFINO, DI 22 ANNI PERITO DOPO IL SILURAMENTO DELLA MOTONAVE. TRA QUALCHE GIORNO ANDRO'A PENTONE (COMUNE IN PROVINCIA DI CATANZARO ) A TROVARE I FAMILIARI DI UN SOLDATO CHE SI E' SALVATO E CHE E' MORTO IL 5 MAGGIO 2017 A 101 ANNI. GRATO A CHI VOLESSE METTERSI IN CONTATTO DIRETTO CON ME.FRANCO MANCUSO CELL. 368 3064933 IND. EMAIL: omelea2002@yahoo.it
Grazie.
DV
Mio nonno si chiamava Domenico Conca ed era imbarcato come infermiere sulla Neptunia. Quando è morto nell'affondamento mio padre aveva 15 anni. Non mi ha mai raccontato niente di questa tragedia. Forse perché avrà voluto rimuovete questo dolore.
Mio nonno Carlo Narducci si salvò dall'Oceania, almeno così mi risulta. Era maresciallo areonautica di Frosinone
Mio nonno Mario Ricci aveva scattato delle fotografie durante il disastro della Neptunia, lui si trovava a bordo, si era salvato, poi è stato catturato dagli inglesi e finito in campo di prigionia in India per alcuni anni. Era tornato in Italia con le foto, mentre la macchina fotografica è rimasta bottino di guerra del governo britannico. Parlava con i soldati inglesi, era antifascista e anche per questo malvisto da alcuni commilitoni.
Vorrei conoscerlo.
Grazie ciao!
Ho 43 anni e non ho mai potuto conoscere il mio nonno paterno, Luigi Catania, nato a Bronte nel 1904, perchè dato per disperso a causa dell'affondamento, quel tragico giorno, del Neptunia e Oceania (Luigi non sapeva nuotare). Mio padre che, all'epoca del fatto, aveva la tenera età di 6 anni, ricorda il momento in cui, insieme ai suoi tre fratelli e la mamma, apprese la tragica notizia dai carabinieri che andarono ad informarli dell'accaduto L'ormai vedova mamma (mia nonna paterna e moglie di Luigi) dovette accudire e crescere da sola i 4 figli, mio padre compreso. In casa abbiamo molte foto di mio nonno Luigi in divisa militare e di stanza a Tripoli (città dove mio padre è nato nel 1936) e conserviamo ancora le lettere d'amore che lui scriveva a mia nonna, durante i sempre più numerosi periodi di tempo in cui era assente da casa a causa della guerra. Dio custodisca l'anima di mio nonno Luigi in pace con Lui. Ciao nonno.
Buona sera, mentre ero su google per sapere come la nostra terra fisse stata senza oceani, una parte della rappresentazione mi segna dove il Titanic era affondato. In un lampo la mente ritorna a mio padre, caporalmaggiore della nave Neptunia. D'istinto mi viene voglia di sapere il nome dei superstiti della nave e nel cercare leggo quanto scritto dal sig. Pittalis. Ho fatto un tuffo nel passato perché quel racconto è simile a quello che mio padre mi raccontava, soprattutto quando i soldati si "aggrappavano alle corde per non cadere in mare e li picchiavano sulle mani affinché si staccassero". Momenti di terrore. E, riporto le parole di mio padre, "quando ormai le forze mi stavano abbandonando dopo tante ore in mare, mi salvarono buttandomi dentro una nave come uno straccio". Mio padre si chiamava Felici Amerigo, chissà magari qualcuno ancora lo ricorda.
Grazie signor Pittalis dei bei ricordi che mi ha fatto rivivere.
Salve! Mio nonno non ha avuto più notizie di suo fratello Marianello Piero, che era a bordo della Neptunia, nato nel 1917. Racconta, per quel poco che ricorda, che andarono i carabinieri ad avvisare la sua famiglia che il figlio era disperso... ci piace fantasticare che lui sia sopravvissuto a quel naufragio... chissà se qualcuno conserva un elenco dei nomi dei sopravvissuti.
Un abbraccio. Barbara
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Giriamo la richiesta di Barbara a chi è in grado di darle una risposta. Ringraziando in anticipo per la collaborazione. (c.p.)
Grazie
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Non sappiamo. Giriamo la domanda ai lettori. Con l'invito a fornirci ulteriori notizie di cui dispongono al riguardo. Li ringraziamo anticipatamente. (c.p.)
Salve,
mio padre si chiamava Giuseppe Matteotti, era un giovane ufficiale del "Piemonte Reale Cavalleria", si trovava a bordo della nave e fu decorato con la croce di guerra che ancora conserviamo per il comportamento tenuto in quella triste circostanza.
Era nato nel 1909 ed è mancato nel 1980,
Ho scoperto ieri che anche mio zio, Michele Ferrante, classe 1913, era a bordo del Neptunia o dell'Oceania. E' impressionante vedere le foto di un evento che era sempre rimasto vago nella memoria di mio padre, che allora aveva solo 12 anni.
Carla
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Bene, Carla. Gira e rigira, registriamo che il mondo diventa ogni giorno più piccolo. I mezzi di trasporto prima e quelli di comunicazione poi lo hanno rimpicciolito talmente che è possibile fare incontri i più disparati e imprevisti. Con una frequenza insolita. Ci fa piacere che il racconto di un disastro navale e una vecchia foto abbiano fatto rinverdire qualche ricordo. Non senza malinconie e commozione, credo.
Saluti cordiali e buon Natale! (c.p.)
Sulla Neptunia quella sera c'era anche mio papà, che ora purtroppo è defunto. In quella occasione invece si salvò, ed anzi portò in salvezza anche altre 7 persone che si stavano gettando dalla nave dalla parte sbagliata. Si fidarono dei suoi "rimproveri" e lo seguirono gettandosi con lui che aveva più esperienza essendo un quarantenne (i marinai ovviamente erano tutti più giovani. Egidio sulla nave era conosciuto perchè faceva il panettiere e tra l'altro era un tipo estroverso ed aveva il dono di far ridere le persone. Mi raccontava che quella sera quando la sirena aveva avvisato del pericolo tutti in preda al panico si gettavano dalla nave in tutta fretta, lui invece con tutta la calma è tornato nel camerino a prendere gli occhiali per vedere bene dove gettarsi. Volevo allegare una foto scattata sulla nave, dove ci sono altre persone, ma questo spazio non la "prende".
Giovanni
Anche mio nonno, del quale porto nome e cognome, era nell'equipaggio di quella nave e si salvo'. Mi raccontava sempre, quando ero piccolo, che era stato tante ore in mare
Molte volte me ne ha parlato, quella mattina mio zio è stato salvato dalla Madonna del Rosario, perchè non sapeva nuotare, eppure si è salvato. Quando poi è rientrato a casa dopo molto tempo, ogni sera si è recitato il SS. Rosario fino al giorno in cui è venuto a mancare.
Anche mio nonno, (ora non c'e' più) si era salvato dal naufragio del Neptunia.
Sono la figlia di un superstite al naufragio, papà è mancato da 6 anni, tante volte ho sentito raccontare quanto sopra descritto.
Lui aveva coltivato una fraterna amicizia con il naufrago col quale aveva diviso una tavola in acqua fino allo sfinimento. Purtroppo è morto anche lui. Anche papà è stato salvato quando aveva già perso tutto, anche i sensi, così biondo con gli occhi azzurri è stato ricoverato a Tripoli insieme ai Tedeschi, finché si è ripreso.
Nel 2000 abbiamo saputo dell'esistenza in vita di un medico bolognese anche lui imbarcato quella notte, era in vita un certo Raineri di Torino, ogni tanto incontrava Sulotto, ma non so se è il medesimo citato nel racconto, è un cognome diffuso a Torino. Anche papà era nell'Artiglieria Contraerea. Quante volte mi ha raccontato quella notte, io e i miei figli serbiamo nel cuore questi ricordi con la speranza che non vi siano mai più guerre, che tanto hanno fatto soffrire le famiglie italiane.
Questa pagina di Internet che ho trovato per caso serve proprio a non dimenticare.
Un saluto caloroso al reduce e a tutta la sua numerosa famiglia.
Carla
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Grazie, cara Carla, della bella testimonianza, che arricchisce la lunga serie di piccoli e grandi avvenimenti che hanno visto protagonisti i nostri padri, i nostri nonni. I quali, nulla chiedendo in cambio, hanno rinunciato a quanto essi avevano di più sacro e più bello: la vita, la giovinezza e l'amore per la famiglia. Il loro ricordo e la nostra riconoscenza dovrebbero restare indelebili in tutti noi, chiamati a godere i frutti dei loro sacrifici, delle loro rinunce, delle loro sofferenze.
Se ci guardiamo intorno, constatiamo con angoscia che non è così. La nostra società si è distratta e ha rivolto lo sguardo altrove. Non ha più come centro d'interesse l'uomo, ma il profitto. Con tutto quel che ne consegue. Con buona pace di quegli eroi che, come suo padre, hanno sofferto o sono caduti per riaffermare il diritto universale alla pace, alla dignità, alla libertà e, non ultima, all'uguaglianza sociale. (c.p.)