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Per un giorno a Chiaramonti la poesia è regina PDF Stampa E-mail
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Domenica 20 Ottobre 2019 20:50

Sabato scorso ha fatto tappa in paese il festival poetico internazionale 'Ottobre in poesia' – Decine di poeti, letterati, musici e artisti vari si sono esibiti per le strade e piazzette del paese, suscitando emozioni e riscuotendo successo

di Carlo Patatu

Giornata dedicata alla poesia, quella di Sabato scorso. Per intero. Non è stato un giorno qualsiasi per noi chiaramontesi, ma un giorno di festa; perché là dove c’è poesia non può non esserci festa.

Questo voleva essere Ottobre in poesia, festival poetico internazionale che, giunto alla XIII edizione, quest’anno ha fatto tappa anche a Chiaramonti, grazie al supporto offerto dall’Assessorato alla Cultura del Comune, dalla Pro Loco e da alcune associazioni locali. E questo è stato. La lunga maratona, avviata nella tarda mattinata e articolata in quattro fasi, si è conclusa dopo le ventidue.

La manifestazione antimeridiana si è svolta in quattro diversi siti del centro storico, particolarmente suggestivi sui versanti panoramico e del reticolo viario: carruggi e slarghi delimitati da casette modeste che si alternano a edifici pretenziosi hanno fatto da quinte a uno spettacolo insolito, con soste a Santu Luisi, Sa Rocchitta, S’Ulumu e S’Arcu. In ciascun sito è stata offerta la lettura di testi poetici e in prosa, fra i quali un passo del Manifesto di Ventotene[1] e il brano di Antonio Gramsci Odio gli indifferenti[2]. Lungo il percorso, una cinquantina di lenzuoli esposti alle finestre con citazioni da Martin Luther King,  Hemingway e altri scrittori celebri.

Quindi il momento conviviale dedicato alla socializzazione, a Codinarasa, nei locali che, un tempo, ospitavano la scuola media.

La ripresa pomeridiana ha registrato, nella sala del Consiglio comunale, la presentazione le libro Lentores di Anna Cristina Serra, con la partecipazione della poetessa chiaramontese Maria Sale. Dopo di che, con inizio alle ore 18, a ridosso della chiesa parrocchiale, nella via Galilei trasformata in un improvvisato teatro all’aperto, sono passati sotto i riflettori decine di poeti, che hanno declamato i propri testi poetici, in un’atmosfera quasi magica.

Oltre all’italiano, sono risuonate per i carruggi parlate albanesi e rumene, piemontesi, lombarde, venete, emiliane, romane e napoletane. Che hanno fatto il controcanto a quelle a noi più familiari come il logudorese, il barbaricino, il turritano di Sassari e Porto Torres, il castellanese e il gallurese. Testi che esprimevano sentimenti inerenti all’amore, al dolore, alla gioia, alla protesta, allo scherzo, alla disperazione e alla speranza, alla solidarietà umana, alla fede in un mondo migliore.

Un così variegato campionario di sensazioni ha coinvolto profondamente il pubblico, che non ha mancato di gratificare i numerosi poeti con applausi sempre caldi e persino scroscianti. Soprattutto quando quei testi percorrevano il terreno dell’attualità o trattavano tematiche di valenza internazionale come le violenze contro la popolazione curda.

A tutto ciò hanno fatto da colonna sonora artisti esclusivamente chiaramontesi, che si sono alternati ai microfoni scandendo le varie fasi della lunga e impegnativa manifestazione. A cominciare da due giovani promettesse: il pianista Maurizio Casu e il cantante Davide Bassu, voce armoniosa che ammalia non poco. Quindi i cori: il femminile Doria e quello maschile de Tzaramonte, diretti entrambi dal maestro Salvatore Moraccini. Non potevano mancare le prestazioni sempre gradite del duo Carlo Moretti e Pierangelo Cossu e del cantautore Franco Sechi, accompagnato dal duo Karl e Pier.

In chiusura, la proiezione di un documentario Ora e sempre, riprendiamoci la vita del regista Silvio Agosti, che ha illustrato, con documenti inoppugnabili, le proteste studentesche del Sessantotto, quando gran parte delle piazze d’Europa furono infiammate da insurrezioni giovanili. Ovviamente hanno fatto la parte del leone le scene riprese nelle piazze italiane, segnatamente a Roma e MIlano. Il regista ha trattato l’argomento, peraltro molto discusso ancora oggi, in maniera oltremodo parziale, sposando per intero le pur legittime aspirazioni dei giovani dimostranti e le risposte della Polizia, di sicuro eccessivamente dure che lasciarono per terra morti e feriti. Ma tacendo sulle violenze, altrettanto dure, gratuite e insensate dei manifestanti e che hanno prodotto, in più occasioni, danni incalcolabili a beni pubblici e privati, alla distruzione di autovetture e mezzi di trasporto, a saccheggi sommari e alle cosiddette espropriazioni proletarie. Ma c’è stata anche la vergognosa irrisione, a opera di troppi scalmanati, di autorevoli e illustri studiosi e scienziati, salutati, all’arrivo nelle rispettive Università, col grido scemo-scemo, scemo-scemo. Dico ciò, avendo fatto esperienza personale di quella stagione, per non dimenticare.

Questo il mio punto di vista, per quel che vale. La conclusione della bella giornata all’insegna della poesia e delle emozioni non mi è piaciuta, essendosi chiusa con una lunga serie di scene violente che fanno parte, ormai, di un passato col quale abbiamo fatto i conti da tempo. Per di più dando voce, senza contradditorio, personaggi molto discussi come Oreste Scalzone, Franco Piperno, Toni Negri e Mario Capanna.

 

Nota: sono spiacente, ma non ho alcuna foto da pubblicare a corredo dell'articolo.



[1] Il Manifesto di Ventotène è un documento per la promozione dell'unità europea scritto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi nel 1941 durante il periodo di confino presso l'isola di Ventotene, nel mar Tirreno.

[2] Il documento fu pubblicato sulla rivista La città futura l'11 febbraio 1917.

 

 

Ultimo aggiornamento Martedì 29 Dicembre 2020 11:55
 

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