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Il contrabbandiere di uomini |
Sabato 19 Maggio 2012 20:15 |
Presentato a Chiaramonti il libro di Gerardo Severino sul finanziere Gavino Tolis, medaglia d’Oro al Valore civile di Carlo Patatu Giovedì scorso, in una sala consiliare semideserta e nell’indifferenza pressoché generale dei compaesani, è stata presentata l’attesa biografia dell’eroe chiaramontese Gavino Tolis, scomparso nel 1944 a Mauthausem-Gusen, lager nazista nell’alta Austria. Erano presenti l’autore e l’editore. Chi aveva il dovere d’informare dell’evento la cittadinanza, le istituzioni scolastiche, le autorità e le associazioni locali non lo ha fatto. E se vi ha provveduto lo ha fatto male. Col bel risultato di assistere, con grande pena da parte mia ma non solo, a una manifestazione cultural-patriottica dove il numero dei forestieri era superiore a quello dei locali. Ma veniamo al libro, edito da Carlo Delfino in una bella veste tipografica. In 166 pagine, arricchite da una serie di fotografia fornite dai familiari del Tolis, l’autore Gerardo Severino racconta la storia breve di un uomo straordinario. La vicenda umana di un giovane contadino che, messo alla prova, ha rivelato doti non comuni di generosità e coraggio. Il capitano Severino è direttore del Museo e dell’Ufficio storico della Guardia di Finanza, presieduto dal generale della riserva Luciano Luciani. A lui e ai suoi collaboratori si deve il lavoro di ricerca. Che è stato lungo e minuzioso. E che ha portato all’acquisizione degli elementi che hanno permesso di chiedere e ottenere dal Presidente della Repubblica il prestigioso riconoscimento in favore del Tolis: la medaglia d’Oro al valore civile. Alla memoria e con sessantacinque anni di ritardo. Meglio tardi che mai. Parallelamente alla biografia dell’eroe, nel libro scorre un pezzo di storia di Chiaramonti e d’Italia. Con tratti essenziali e decisi, l’autore ha delineato il panorama di questa comunità. Che all’epoca presentava non poche criticità e turbolenze. Di ordine politico e sociale. Nato nel 1919, il Tolis si era arruolato nelle Fiamme Gialle. Col benestare dei genitori, non essendo ancora maggiorenne. Sua madre, tia Mariedda Piga, era una donnona, stazza da granatiere. Suo padre, tiu Cicciu, un simpatico buontempone, trascorreva le giornate accanto al proprio deschetto di calzolaio, avvalendosi della collaborazione del cognato Nenaldu Muzzoni. Nessuno di loro ebbe la soddisfazione, e sicuramente l’orgoglio, di conoscere la fine tragica, ma gloriosa, del loro Gavino. Esaurita la stagione dei corsi di formazione e perfezionamento, il Tolis ebbe in dotazione il berretto degli alpini e fu assegnato alla stazione di Ponte Chiasso, al confine svizzero. Qui lo colse l’armistizio dell’8 Settembre 1943. Qui venne a trovarsi in quel pezzo d’Italia che si chiamava Repubblica di Salò. Da una parte stavano i repubblichini e i nazisti; dall’altra le formazioni partigiane. Gavino Tolis fece subito una scelta di campo e stette dalla parte di quell’Italia alla quale aveva giurato di restare fedele. Fu così che, pur continuando a prestare il normale servizio d’istituto in caserma, favorì il passaggio in Svizzera di numerosi ebrei e perseguitati politici. A Ponte Chiasso il confine tagliava in due il centro del paese, il che gli facilitava il compito (si fa per dire). Ma fu scoperto, arrestato e inspiegabilmente consegnato alle SS, invece che ai suoi superiori. La Gestapo non ci mise molto a mandarlo in un campo di raccolta a Fossoli, sei chilometri da Carpi, in provincia di Modena. Da qui fu caricato su uno dei tanti treni merci tristemente diretti a Nord. Quindi fu rinchiuso nel campo di Mauthausen-Gusen. Presso Linz, sulle rive del Danubio. Correva l’estate 1944. Pochi mesi più tardi, sfinito dagli stenti, affetto da disturbi polmonari, piegato dal freddo e dalla fame, Gavino Tolis morì. Era il 28 Dicembre 1944. Ai familiari, che del loro caro avevano perso le tracce da tempo, la notizia fu comunicata soltanto nel Maggio 1946. Fu, quel mio compaesano generoso, fra i milioni di vittime che “passarono per il camino”. Negli anni Sessanta del Novecento, è stato il cantautore Francesco Guccini a celebrare, da par suo, le vittime dei campi di sterminio. Ricordate la canzone Auschwitz? “Son morto con altri cento / son morto ch’ero un bambino. / Passato per il camino / e adesso sono nel vento...”. Ecco, anche Gavino Tolis, passato per un camino a Mauthausen-Gusen, è nel vento. È ancora vivo fra noi. Nella nostra memoria e nei nostri cuori. Del che dobbiamo essere grati anche al capitano Gerardo Severino, all’Ufficio storico della Guardia di Finanza presieduto dal generale Luciani e all’editore Carlo Delfino, che ci ha consegnato un libro che tutti i chiaramontesi, i giovani in particolare, dovrebbero farsi carico di leggere. |
Ultimo aggiornamento Sabato 26 Maggio 2012 19:32 |
Sandro Ambroselli
Come non ringraziare il Capitano Severino per il suo libro. Faccio mie le parole di presentazione del Generale C.A. Luciani: " mantenere viva la Memoria del più oscuro e devastante periodo della storia umana; un Dovere, un Impegno solenne e costante affinché simili orrori non possano ripetersi mai più ". Il "Contrabbandiere di uomini", è nella mia libreria, con gradita dedica dell'autore.
Grazie Capitano. Con stima, Claudio Coda.
p.s.: in riferimento alla comunicazione mancata e al coinvolgimento, caro Carlo: niente di nuovo sotto il sole !
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In effetti, da parte del Comune, che aveva il solo onere dell'organizzazione dell'evento (l'onore, evidentemente, non lo si è preso nemmeno in considerazione), non mi aspettavo niente di più e di meglio. Penso, tanto per fare un esempio, al mancato coinvolgimento della Scuola. Nonostante la consapevolezza da parte mia di ciò che può passare il convento, resta pur sempre il disagio enorme che, nella circostanza, ho provato e del quale mi sono dovuto vergognare per conto terzi. E la cosa, lo ribadisco, non mi è andata ancora giù. (c.p.)
Carissimo amico Carlo, è dispiaciuto anche a me il fatto che la platea fosse così scarsa, ma non credo che una maggiore pubblicità potesse farne aumentare il numero. Anche Delfino aveva spedito vari inviti, ma non s'è visto nessuno nemmeno da Sassari. Ormai la gente qualunque non nasconde il proprio disinteresse verso questo genere di storie, purtroppo considerate fin troppo lontane da loro. Si è tutti rivolti verso altre problematiche. Magari sarebbero corsi in massa se fosse giunto in paese qualche personaggio dello spettacolo. In ogni caso, ancora tantissime grazie e congratulazioni per come ha sapientemente presentato il mio libro.
Con affetto ed amicizia, Cap. Gerardo Severino
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Che la comunicazione sia mancata è cosa che ho potuto accertare di persona. In altre circostanze simili, la sala era gremita di gente. Che, nonostante tutto, continua ad apprezzare questo genere di manifestazioni e di storie. Segnatamente quando trattano di persone e cose di casa nostra.
In ogni caso, grazie ancora e saluti cordiali. (c.p.)
prima di tutto mi scuso con te non avendolo fatto di persona perchè non ero presente, però è mancata la comunicazione per il bello evento, devo dirti che io ed altre persone abbiamo appreso della cosa ad evento già avvenuto.
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L'ex ministro Tremonti ha fatto scuola: la cultura non si mangia. Tuttavia credo che una pubblicizzazione adeguata dell'evento avrebbe consentito la partecipazione di più persone. Com'è accaduto in altra circostanza, del resto. Ma tant'è: così va il mondo. (c.p.)